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Iniziativa popolare generica: un diritto troppo complesso

Keystone

Il 27 settembre il popolo svizzero è chiamato ad esprimersi su un decreto federale che chiede di sopprimere il diritto all'iniziativa popolare generica. Questo nuovo strumento di democrazia diretta, ancorato appena 6 anni fa nella Costituzione federale, si è rivelato impraticabile.

Capita alquanto di rado che le autorità propongano ai cittadini di revocare una modifica della Costituzione federale approvata appena pochi anni prima, e in modo addirittura massiccio, dallo stesso popolo. E, probabilmente, non è mai successo finora che il governo e il parlamento invitino i cittadini a stralciare delle disposizioni costituzionali, prima ancora che entrino in vigore.

È il caso del diritto all’iniziativa popolare generica: questo nuovo strumento democratico era stato accettato nel 2003 da oltre il 70% dei votanti, ma da allora non è mai stato applicato. In fase di elaborazione delle disposizioni di esecuzione, le Camere federali si sono infatti rese conto che il progetto adottato in votazione federale risultava troppo complesso per essere messo in pratica.

Estensione dei diritti politici

L’introduzione dell’iniziativa popolare generica era stata sostenuta dalle stesse autorità una decina di anni fa, nell’ambito della revisione totale della Costituzione federale. Proponendo questo strumento, il governo e il parlamento intendevano estendere ulteriormente i già vasti diritti politici dei cittadini elvetici. Già da oltre un secolo, il popolo svizzero può infatti prendere parte attivamente alla vita politica nazionale, facendo ricorso ad un referendum o lanciando un’iniziativa popolare.

Con il referendum, che richiede la raccolta di 50’000 firme, i cittadini possono opporsi ad una decisione del parlamento ed esigere che venga sottoposta a votazione federale. Tramite l’iniziativa popolare, per la quale sono necessarie 100’000 firme, gli svizzeri possono invece proporre un cambiamento della Costituzione federale. Anche in questo caso, l’oggetto deve essere sottoposto al verdetto del popolo.

Dal momento che l’iniziativa popolare tradizionale consente di chiedere soltanto cambiamenti costituzionali, già da molto tempo si era pensato di istituire un nuovo strumento democratico che permettesse ai cittadini di suggerire anche delle modifiche legislative. Numerose proposte formulate attraverso delle iniziative popolari potrebbero infatti venir concretizzate più semplicemente per via legislativa, senza ricorrere ad una revisione della Costituzione.

Principi fondamentali nella Costituzione

Agli occhi del governo e del parlamento, questa lacuna poteva essere colmata con l’introduzione dell’iniziativa popolare generica. Il nuovo diritto politico consente ai cittadini di presentare progetti che possono essere realizzati attraverso un cambiamento costituzionale o una modifica di legge. Il compito di decidere tra l’una o l’altra soluzione spetta poi al parlamento.

Nella Costituzione federale verrebbero così iscritti soltanto i principi dello Stato, considerati veramente fondamentali. Le questioni meno importanti o di carattere più temporaneo verrebbero invece disciplinate tramite leggi o ordinanze.

Chiamate ad elaborare le disposizioni di esecuzione dopo l’approvazione del nuovo strumento democratico da parte del popolo, le Camere federali hanno però dovuto costatare le enormi difficoltà che sorgevano nel tentativo di applicare concretamente il diritto all’iniziativa generica.

Procedura troppo complessa

“Tra gli aspetti più problematici vi è proprio il fatto che l’iniziativa generica non stabilisce se una proposta popolare debba essere realizzata sotto forma di legge o ancorata nella Costituzione federale. In un sistema bicamerale, come il nostro, la ricerca di un accordo sul seguito che va dato ad un’iniziativa generica risulta estremamente complessa”, spiega Andreas Gross, consigliere nazionale socialista ed esperto di questioni istituzionali.

La concretizzazione di un progetto presentato tramite un’iniziativa generica comporta un iter parlamentare estremamente lungo e tortuoso, stimato ad almeno 7 anni. Una procedura che potrebbe complicarsi ulteriormente, se il parlamento elabora un controprogetto o diverse varianti da sottoporre al popolo, come pure se il comitato d’iniziativa decide di ricorrere al Tribunale federale per opporsi alla soluzione adottata dall’organo legislativo.

“Questa proposta avrebbe avuto forse un senso, se il numero di firme necessario per l’iniziativa generica fosse stato fissato ad un livello inferiore a quello dell’iniziativa popolare tradizionale. Dal momento che anche per l’iniziativa generica sono necessarie 100’000 firme, nessuno ha interesse a far uso di questo strumento, molto meno efficace e vincolante rispetto all’iniziativa popolare che conosciamo finora”, sottolinea Andreas Gross.

Pessimo tentativo

Considerando che i diritti popolari devono essere semplici e comprensibili per tutti, altrimenti rischiano di non venir nemmeno esercitati, il governo e il parlamento chiedono quindi ora al popolo di rinunciare definitivamente all’iniziativa popolare generica. Nessun partito si è schierato contro la soppressione di questo diritto popolare.

“È sicuramente positivo il fatto che sia il governo che il parlamento abbiano il coraggio di ammettere di aver fatto uno sbaglio, sostenendo anni fa l’iniziativa popolare generica. Si tratta di un pessimo tentativo di estendere i diritti politici ed è quindi molto meglio rinunciare a proseguire su una strada sbagliata, piuttosto che andare a sbattere la testa contro un muro”, osserva Andreas Gross.

Per estendere i diritti popolari, le autorità puntano ora soprattutto sull’introduzione del voto elettronico, che agevolerebbe tra l’altro anche la partecipazione della Quinta svizzera alla vita politica nazionale. Secondo quanto annunciato dalla cancelliera della Confederazione Corina Casanova all’ultimo Congresso degli svizzeri dell’estero, i progetti pilota condotti in alcuni cantoni hanno dato risultati positivi e il voto via internet dovrebbe quindi generalizzarsi entro il 2015.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Alla fine degli anni ’90, nell’ambito dei progetti di revisione della Costituzione federale, il governo propone tra l’altro di introdurre un nuovo strumento di democrazia diretta, il diritto all’iniziativa popolare generica.

Sottoposto a votazione federale il 9 febbraio 2003, questo progetto viene accettato 70,3% dei votanti. Il tasso di partecipazione al voto è però uno dei più bassi della storia svizzera: solo il 28% dei cittadini si recano alle urne.

Incaricate di elaborare le disposizioni di esecuzione, le Camere federali non riescono a trovare una soluzione adeguata per mettere in pratica il nuovo diritto popolare, la cui attuazione appare troppo complessa. Nel 2008 il parlamento propone quindi di stralciare l’iniziativa generica dalla Costituzione federale.

Chiamato alle urne il prossimo 27 settembre, il popolo svizzero dovrà quindi decidere, se rinunciare definitivamente a questo strumento di democrazia diretta. La proposta è sostenuta da tutte le formazioni politiche.

Questo strumento democratico consente a 100’000 cittadini di proporre modifiche della Costituzione federale o di una legge.

L’iniziativa viene presentata in forma “generica”, senza specificare se le modifiche proposte vanno attuate per via costituzionale o legislativa.

Il compito di decidere in che modo dare seguito ad un’iniziativa popolare generica spetta quindi al parlamento.

Se condividono l’iniziativa, le Camere federali elaborano una corrispondente modifica della Costituzione o delle legislazione federale. La modifica viene quindi sottoposta all’approvazione del popolo.

Se le Camere federali respingono invece l’iniziativa, il testo viene sottoposto al verdetto del popolo. In caso di accettazione, il parlamento elabora una corrispondente modifica della Costituzione o delle legislazione federale.

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