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Immigrazione: “La Svizzera ha bisogno di una limitazione”

Nel mirino dei fautori dell'iniziativa Ecopop c'è l'aumento della popolazione svizzera derivante dall'immigrazione. Keystone

L'iniziativa Ecopop, che vuole ridurre l'immigrazione in Svizzera ancora più drasticamente di quanto chiesto dall'iniziativa "contro l'immigrazione di massa", non incontra i favori dell'economia e della politica. Anche l'Unione democratica di centro (UDC), fautrice di una politica migratoria restrittiva, raccomanda di rifiutarla. Hans Geiger, economista e membro dell'UDC, è una delle poche voci fuori dal coro. Intervista.


Denominata “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali della vitaCollegamento esterno“, l’iniziativa è promossa dall’Associazione ecologia e popolazione (EcopopCollegamento esterno), un movimento ambientalista in precedenza poco noto. Il testo su cui si pronuncerà l’elettorato elvetico il 30 novembre chiede provvedimenti per garantire che la popolazione residente in Svizzera non cresca di più dello 0,2% l’anno a causa dell’immigrazione. Impone inoltre alla Confederazione di riservare alle misure di pianificazione familiare volontaria almeno il 10% dei fondi stanziati per gli aiuti allo sviluppo.

Sostenitore dell’iniziativa Ecopop, l’ex professore dell’Istituto di economia bancaria dell’università di Zurigo Hans GeigerCollegamento esterno è intervenuto nei dibattiti di diverse assemblee di sezioni cantonali dell’UDC in vista del voto del 30 novembre. E alcune sezioni – diversamente dal partito a livello nazionale, che è contrario – hanno deciso di appoggiare l’iniziativa Ecopop. Quest’ultima è molto più chiara dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, approvata di strettissima misura – il 50,3% di sì, contro il 49,7% di no – dai votanti lo scorso 9 febbraio, afferma nell’intervista a swissinfo.ch Hans Geiger.

swissinfo.ch: Perché sostiene l’iniziativa? È piuttosto la migrazione o l’impatto ambientale che la disturba?

Hans Geiger: Per me non è in gioco solo l’ecologia. Un saldo migratorio netto di circa 100mila persone all’anno non è gestibile, da un lato in termini di consumo di risorse e dall’altro lato in termini di sostenibilità sociale.

swissinfo.ch: Intende dire che c’è un “inforestierimento” della Svizzera?

H. G.: La Svizzera dal profilo puramente quantitativo ha un problema di immigrazione molto maggiore dei paesi vicini. Qualitativamente, lo abbiamo risolto molto meglio rispetto ad altri paesi che hanno un tasso di immigrazione nettamente inferiore al nostro. Ma ciò non può continuare in eterno. La situazione si fa sempre più difficile.

Tutti i paesi di immigrazione tradizionali – Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti– hanno una politica di immigrazione. La Svizzera adesso ha bisogno di una limitazione. E questa in termini quantitativi.

swissinfo.ch: La storia dimostra però che i flussi migratori si dirigono laddove c’è più ricchezza, migliore qualità di vita.

H. G.: È così, ma non illimitatamente. Non è neanche nell’interesse dei paesi di emigrazione. Se i medici e gli infermieri vengono qui perché guadagnano di più, poi mancano nei loro paesi di origine, che hanno pagato la loro costosa formazione. Questo è opportunista e ingiusto, soprattutto quando viene sottratta l’élite.

swissinfo.ch: I fautori dell’iniziativa Ecopop sostengono che l’immigrazione pregiudica la qualità di vita in Svizzera. Ora lei cita un esempio in cui la Svizzera trae profitto dall’immigrazione.

H. G.: Dal 2007, abbiamo la libera circolazione completa con i paesi dell’UE. Da allora, il benessere degli svizzeri e degli stranieri che vivevano già qui in precedenza, è piuttosto diminuito. La produzione economica pro-capite stagna dal 2007. In precedenza, era costantemente aumentata.

swissinfo.ch: Questo potrebbe essere un voto di un sindacalista…

H. G.: Sì. Quello che ho detto, dovrebbe veramente provenire dai sindacati. Non capisco perché sono dall’altra parte.

swissinfo.ch: La maggior parte degli esponenti dell’economia mette in guardia contro gli effetti pericolosi dell’iniziativa. Lei è uno dei pochi esperti economici che parla pubblicamente a favore dell’iniziativa: come mai?

H. G.: Se fossi un imprenditore, anch’io vorrei disporre del modo più semplice possibile per impiegare le persone migliori e il più a buon mercato possibile, e non dovermi occupare di sicurezza nazionale, coesione o ambiente.

swissinfo.ch: Se fosse autorizzato solo un saldo migratorio netto di 16mila persone all’anno, come prevede l’iniziativa, l’economia non avrebbe più un numero sufficiente di lavoratori qualificati a disposizione.

H. G.: Questo argomento non è sostenibile. La limitazione ad un saldo migratorio netto di 16mila persone significa che complessivamente potrebbero immigrare 91mila persone, poiché ogni anno emigrano all’incirca 75mila persone.

swissinfo.ch: Il governo svizzero e la maggior parte dei partiti politici concordano sul fatto che l’accettazione dell’iniziativa significherebbe la fine delle relazioni bilaterali con l’UE. Ne tiene conto?

H. G.: Il Consiglio federale si distingue soprattutto con questa stupida affermazione. Nel peggiore dei casi, dovrebbe essere disdetto l’accordo sulla libera circolazione delle persone. Ma l’UE non disdirà mai gli altri sei accordi. Non ha concluso questi accordi per fare un favore alla Svizzera, ma perché sono anche nel suo stesso interesse.

swissinfo.ch: Anche l’UDC, di cui lei è membro, si è pronunciata contro questa iniziativa.

H. G.: Il mio partito vuole raccogliere i frutti della propria iniziativa, “contro l’immigrazione di massa”. Ma l’iniziativa Ecopop è molto più chiara. Non può neanche essere annacquata così semplicemente come sta accadendo ora con l’iniziativa dell’UDC.

swissinfo.ch: I promotori sostengono che per loro, prima di tutto, è in gioco l’ambiente, che con l’immigrazione sarà sempre più pregiudicato. Ma i problemi ambientali non si fermano ai confini nazionali. Che differenza fa per noi, se gli stranieri consumano le risorse a casa loro o da noi?

H. G.: Come disse [lo scrittore svizzero Jeremias] Gotthelf: “si deve cominciare a casa, ciò che deve risplendere nel paese”. Ogni paese è responsabile di come è.

swissinfo.ch: Non è troppo semplicistico impedire di partecipare al nostro benessere a coloro che vorrebbero immigrare, senza mettere in discussione il proprio stile di vita?

H. G.: Non ostacoliamo le persone in altri paesi, al contrario: la seconda parte dell’iniziativa cerca proprio di ridurre la crescita della popolazione, imponendo che il 10% degli aiuti allo sviluppo venga speso per la pianificazione familiare. Sarà possibile aumentare la prosperità nei paesi poveri soltanto se lì non continuerà a crescere il numero delle persone.

swissinfo.ch: Le agenzie umanitarie dicono che la pianificazione familiare funziona solo se si migliora il livello di istruzione e le donne in grado di emanciparsi, non con la distribuzione di preservativi.

H. G.: È vero che il maggior problema in quei paesi è la condizione delle donne. Ma pianificazione familiare volontaria non significa semplicemente “distribuire preservativi”, bensì educazione sessuale, assistenza medica, eccetera.

Poco sostegno

Lanciata dall’Associazione ecologia e popolazione (Ecopop), l’iniziativa “Stop alla sovrappopolazione – sì alla conservazione delle basi naturali della vita” sarà sottoposta a votazione popolare il 30 novembre 2014.

Essa chiede che il saldo migratorio netto in Svizzera (numero di immigrati meno numero di emigrati) non superi la media annua dello 0,2% della popolazione residente sull’arco di tre anni. Ciò equivarrebbe a una crescita annua di 16mila persone. Nel 2013 la popolazione svizzera è cresciuta di circa 110mila persone.

Il nuovo articolo costituzionale prevede inoltre che almeno il 10% dei fondi stanziati dalla Confederazione per l’aiuto allo sviluppo siano destinati alla pianificazione familiare volontaria.

L’iniziativa è avversata dal governo e da tutti i grandi partiti politici, dalle organizzazioni economiche, dai sindacati e dalla maggior parte delle organizzazioni attive nella cooperazione allo sviluppo. In favore della proposta di Ecopop si schiera l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente.

Nel primo sondaggio realizzato dall’istituto gfs.bern per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR), un mese e mezzo prima del voto, solo il 35% degli intervistati ha detto che avrebbe messo un sì nell’urna, contro il 58% di no e il 7% di indecisi.


(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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