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Storico schiaffo per la tassa sull’energia

Le energie fossili, responsabili dei rapidi cambiamenti climatici, coprono ancora oggi circa i due terzi del fabbisogno energetico in Svizzera. Keystone

L’iniziativa “Imposta sull’energia invece dell’IVA” dei Verdi liberali, che proponeva di stravolgere il sistema fiscale svizzero per accelerare la svolta energetica, è stata bocciata dal 92% dei votanti. Il peggior risultato raccolto da un’iniziativa popolare da quasi un secolo.

Pesante smacco per la prima iniziativa popolare lanciata dai Verdi liberali, la piccola forza emergente del centro che era riuscita a conquistare il 5,4% dei voti nelle elezioni federali del 2011. Bisogna risalire al 1929 per trovare un’iniziativa silurata in modo così secco dai votanti. In quell’anno il popolo aveva affossato con un 97,3% di ‘no’ l’iniziativa “per l’approvvigionamento della Svizzera con grano”. 

Combattuta da tutti gli tutti gli altri schieramenti politici, ad eccezione del Partito ecologista svizzero, la proposta dei Verdi liberali è apparsa perlomeno azzardata o fuori luogo alla stragrande maggioranza degli svizzeri. Il testo chiedeva infatti di sopprimere l’Imposta sul valore aggiunto (IVA), che genera oltre un terzo degli introiti statali, e di sostituirla con una nuova tassa percepita sui vettori energetici non rinnovabili (petrolio, gas, carbone e uranio).  

Il progetto avrebbe comportato troppe incertezze dal profilo fiscale ed economico, che quasi nessuno vuole assumersi in un periodo in cui il forte apprezzamento del franco sta già oscurando le prospettive di sviluppo della congiuntura e di gettito fiscale per le casse statali. Le conseguenze di un cambiamento così radicale erano difficili da calcolare, anche perché finora nessun altro paese ha introdotto un modello fiscale simile a quello proposto dall’iniziativa. 

Per finire, la proposta dei Verdi liberali non ha quindi sedotto neppure coloro che condividono il principio di una volta energetica, destinata a ridurre i consumi di energie fossili che ancora oggi coprono circa il 66% del fabbisogno energetico in Svizzera, e a promuovere lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (sole, vento, biogas), che assicurano appena il 2%. 

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Enorme delusione

Il massiccio no all’iniziativa “Imposta sull’energia invece dell’IVA” costituisce “un’enorme delusione” per Martin Bäumle, presidente dei Verdi liberali, secondo il quale i votanti hanno giudicato la proposta troppo radicale. “Avevamo un progetto assai ampio, troppo per la popolazione: ne prendiamo atto”, ha dichiarato Bäumle, per il quale la recente abolizione del cambio minimo tra il franco e l’euro da parte della Banca nazionale svizzera non ha di certo aiutato il partito. 

Bäumle non crede tuttavia che il risultato odierno indebolisca i Verdi liberali in vista delle elezioni federale del prossimo autunno. “Taluni ci hanno detto che ci daranno il voto, ma che sono contro l’iniziativa”. Sarebbe altrettanto troppo presto per interpretare gli effetti di questo scrutinio sui progetti di tassa energetica preparati dal Consiglio federale. 

Iniziativa dei Verdi liberali  

Il testo in votazione chiedeva di sopprimere entro 5 anni l’Imposta sul valore aggiunto (IVA) e di introdurre al suo posto un’imposta sulla  produzione o l’importazione di energia non rinnovabile (petrolio, gas, carbone e uranio).  

Il gettito di questa nuova tassa avrebbe dovuto corrispondere inizialmente alla media delle entrate dell’IVA durante i 5 anni precedenti la sua soppressione. In seguito il gettito sarebbe stato calcolato in modo da corrispondere ad una percentuale fissa del Prodotto interno lordo.  

La partecipazione al voto è stata del 42%.

Il responso delle urne soddisfa invece i partiti borghesi e gli ambienti economici. Per l’organizzazione dei datori di lavoro Economiesuisse, i cittadini svizzeri hanno compreso che “l’iniziativa era male concepita e avrebbe comportato gravi conseguenze, dal momento che voleva, contemporaneamente, ridurre il consumo di energia e finanziare lo Stato. L’iniziativa avrebbe generato un conflitto di obiettivi insolubile e pesato unilateralmente sui bassi redditi, gli inquilini, le regioni periferiche e l’industria svizzera”.

Pausa di riflessione?

Secondo l’Unione democratica di centro (UDC), dopo il massiccio no espresso dal popolo ad una tassa sull’energia, il governo deve ora rivedere la sua Strategia energetica 2050 e introdurre una pausa di riflessione nei progetti di svolta energetica. Nuove tasse energetiche non sono sostenute dalla maggioranza del popolo, ha dichiarato Albert Rösti, deputato dell’UDC. 

Una visione non condivisa dal Consiglio federale. “Vedo le cose diversamente”, ha dichiarato la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, per la quale il responso delle urne dimostra piuttosto che il popolo ha fiducia nella Strategia energetica 2050 e vuole proseguire su questa via.

La consigliera federale ha indicato che il governo intende presentare già nelle prossime settimane un progetto di articolo costituzionale per introdurre dal 2021 un sistema di incentivazione, ossia un prelievo sulle energie fossili che verrebbe ridistribuito alle economie domestiche e alle imprese. Questo progetto rimane ancora incerto ed è destinato a suscitare grandi battaglie tra i partiti in parlamento.  

Soluzione impraticabile

Agli occhi del governo, una riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 non potrà essere raggiunta senza un aumento dei prezzi delle energie fossili. Per questo motivo il Consiglio federale vuole puntare a sua volta sulla tassazione per favorire la svolta energetica in Svizzera.

Altri sviluppi

Sia per il governo che per la maggioranza del parlamento, la soluzione proposta dai Verdi liberali era però “irresponsabile” e “impraticabile”. Una soppressione dell’IVA, che costituisce attualmente la principale fonte di entrate della Confederazione, poteva essere compensata solo imponendo tasse estremamente elevate sui carburanti e i combustibili fossili.Il nuovo sistema fiscale avrebbe quindi penalizzato in misura maggiore dell’IVA le economie domestiche di condizioni modeste e avrebbe svantaggiato le industrie svizzere rispetto alla concorrenza straniera.

Minor dipendenza dall’estero 

I Verdi liberali erano invece convinti che la loro iniziativa non avrebbe avuto effetti negativi per le imprese e le economie domestiche, dal momento che un aumento dei prezzi dei carburanti e dei combustili sarebbe stato compensato dalla soppressione dell’IVA. Ad essere penalizzati, sarebbero stati solo coloro che consumano molte energie fossili.  

Per i promotori dell’iniziativa, la nuova imposta avrebbe inoltre permesso  di ridurre più rapidamente la dipendenza energetica dall’estero. Ogni anno la Svizzera spende oltre 13 miliardi di franchi per acquistare petrolio e gas, provenienti in buona parte da paesi instabili. Promuovendo le energie rinnovabili, si favorisce invece l’industria cleantech indigena, ciò che permette di creare valore aggiunto in Svizzera e migliaia di posti di lavoro. 

Agli occhi dei Verdi liberali, l’IVA rappresenta una tassa concepita in modo sbagliato, in quanto colpisce il valore aggiunto creato dalle imprese e quindi anche l’innovazione, uno dei punti di forza dell’economia svizzera. La tassa da loro proposta avrebbe colpito invece le energie non rinnovabili, importate da paesi lontani e spesso anche da regioni instabili a livello politico e militare.

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