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Battaglia per il futuro di un gioiello dell’UNESCO

Il prossimo 18 maggio gli elettori vodesi votano sulla terza iniziativa popolare volta a progettere maggiormente la regione del Lavaux dalla speculazione immobiliare Keystone

La spettacolare regione del Lavaux, iscritta nel Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO, è famosa per le sue rive terrazzate e per i suoi vigneti. In questo paesaggio di quiete è in corso un’accesa battaglia tra protettori della natura e promotori immobiliari. Il futuro della regione si decide in maggio.

Tutto appare tranquillo tra i ripidi pendii e i vigneti terrazzati di Chexbres, uno dei comuni viticoli del Lavaux, che si affaccia sul Lago Lemano. Una quiete interrotta solo dal cinguettio degli uccelli e dal rumori di alcuni lavoratori che stanno strappando erbacce da una delle 10’000 terrazze viticole della regione.

Constant Jomini cammina lungo le linee dei vigneti del suo terreno di quattro ettari di superficie, ispezionando le prime foglie spuntate sulle vigne sotto il sole primaverile.

Il 36enne viticoltore ha tutte le ragioni per essere contento. L’azienda vinicola sta prosperando. Le sue bottiglie di Chasselas e Pinot nero sono sempre più apprezzate, anche tra la clientela svizzero-tedesca, e si vendono bene. Tanto che Jomini ha investito parecchio denaro per una nuova cantina, destinata a soddisfare la crescente domanda.

Timori per il futuro

Ciononostante, il viticoltore si dice preoccupato per il futuro della regione, in cui i vigneti hanno una tradizione che risale all’12esimo secolo. I timori del viticoltore sono legati all’iniziativa popolare “Sauvez Lavaux III” (Salvate il Lavaux III), sottoposta il prossimo 18 maggio a votazione cantonale.

Altri sviluppi

Questa proposta è stata lanciata nel 2009 dall’attivista Franz Weber, già promotore di due iniziative per proteggere il Lavaux, approvate dai vodesi nel 1977 e nel 2005. La nuova iniziativa, sostenuta da associazioni ambientaliste come il WWF e Pro Natura, esige norme urbanistiche ancora più severe per affrontare la speculazione immobiliare, che starebbe erodendo lentamente la regione.

“Salvare il Lavaux. Tutti vogliono salvare questa regione, a cominciare dai viticoltori. Ma per permettere alla viticoltura di sopravvivere, dobbiamo poter svilupparci. Non sto parlando della costruzione di nuovi edifici in mezzo ai vigneti, ma della possibilità di ampliare le nostre case, di costruire delle cantine o degli appartamenti di vacanza da affittare”, dichiara Jomini.

L’incantevole regione vinicola del Lavaux, in cui vivono oltre 28’000 persone, si estende per una ventina di chilometri tra Vevey et Losanna, lungo un pendio ai bordi del Lago Lemano.

I vigneti terrazzati, inclusi nel patrimonio dell’UNESCO, comprendono oltre 800 dei circa 1700 ettari appartenenti ai Comuni di Lutry, Villette, Grandvaux, Cully, Riex, Saint-Saphorin, Chexbres, Chardonne, Corseaux, Jongny e Corsier-sur-Vevey.

Mentre le viti erano probabilmente coltivate nella zona già all’epoca romana, le attuali terrazze risalgono in parte al 12esimo, quando dei monaci cistercensi si erano insediati nella zona.

Oggi nella regione si trovano circa 200 aziende agricole. I vini sono prodotti principalmente con le uve Chasselas (68,5%), Gamay (10,9%) e Pinot Nero (11,5%).

Controprogetto più moderato

Il 18 maggio, gli elettori del cantone Vaud sono chiamati a scegliere tra l’iniziativa di Weber e un controprogetto, sostenuto dalla maggior parte dei partiti politici e dei viticoltori del Lavaux. Ai loro occhi, la regione è già ben protetta dalle leggi cantonali e federali esistenti, tanto che nel 2007 l’UNESCO ha inserito il Lavaux, come paesaggio culturale, nella lista del Patrimonio dell’umanità.

Il loro progetto prevede di autorizzare la costruzione di edifici pubblici e abitazioni, riducendo però la superficie delle zone edificabili. I promotori promettono inoltre un sostegno finanziario ai viticoltori per la manutenzione delle terrazze che sostengono i vigneti. La loro proposta, affermano, permetterebbe di assicurare lo sviluppo socio-economico della regione, senza adottare “misure radicali”. La campagna delle due parti in vista del voto è molto accesa.

Se l’azienda famigliare di Constant Jomini è alquanto fiorente, non tutti sono così fortunati. Il calo dei prezzi del vino, un minor numero di bevitori e la concorrenza straniera costringono diversi viticoltori a lottare per sopravvivere. L’iniziativa di Weber viene vista da alcuni come l’ultimo chiodo nella bara.

“Il primo pericolo per Lavaux è la morte della viticoltura, non la speculazione edilizia”, ha dichiarato il deputato socialista Jean-Christophe Schwaab, sostenitore del controprogetto, durante un incontro con 300 abitanti della regione a Chexbres.

Ville e appartamenti di lusso

Un’opinione non condivisa da Suzanne Debluë. “Questa regione appartiene a tutti noi, non solo ai proprietari immobiliari che pensano di poter fare tutto quello che vogliono “, dice la segretaria dell’associazione “Salvate il Lavaux”, che si batte da molto tempo contro il deterioramento del patrimonio naturale del Lavaux, seguendo le orme del padre.

Altri sviluppi

Secondo Suzanne Debluë, residente a Lutry, i promotori immobiliari stanno lentamente intaccando il sito, mentre i viticoltori tendono a ignorare questa realtà e lavorano a braccetto con i decisori locali. A suo avviso, alcuni sindaci hanno fatto un buon lavoro per proteggere i loro comuni, ma non è sufficiente.

“Le due iniziative precedenti per salvare il Lavaux sono riuscite a salvaguardare gran parte della zona viticola più centrale. Ma le zone superiori e la riva del lago sono state mal gestite negli ultimi 30 anni”, afferma la segretaria dell’associazione “Salvate il Lavaux”.

A detta dei promotori dell’iniziativa, i problemi sono peggiorati negli ultimi anni a causa della pressione demografica nell’area di Losanna e Vevey. Con l’ausilio di documenti fotografici, Suzanne Debluë mostra come i promotori immobiliari stanno trasformando vecchie proprietà vinicole in appartamenti di lusso e in ville, i cui prezzi sono fuori dalla portata della maggior parte degli abitanti della regione.

“Dal luglio 2011, 450 progetti di costruzione sono stati sottoposti a approvazione nei comuni del Lavaux, ma solo una dozzina riguardano l’infrastruttura viticola”, ha indicato l’avvocato Laurent Fischer, sostenitore dell’iniziativa.

L’UNESCO ha inserito nel 2007 la regione del Lavaux nella lista dei paesaggi culturali del Patrimonio Mondiale dell’umanità.

Questo statuto non impone alcun obbligo di tutela giuridicamente vincolante per i viticoltori del Lavaux o le autorità locali e federali.

Per rimanere un sito di “eccezionale valore universale”, occorre però rispettare un piano di gestione che delinea la strategia da seguire a livello di pianificazione territoriale, cultura, economia e turismo.

Secondo il viticoltore Bernard Bovy, il marchio dell’Unesco “protegge le pietre, ma anche le persone e il loro lavoro”.

Iniziativa di troppo

Queste cifre sono contestate dagli oppositori all’iniziativa, come il viticoltore di Chardonne Maurice Neyroud, per il quale sono “inventate” e “scandalose”. Non tutti i viticoltori si oppongono però alla nuova proposta ecologista. Il 90enne Marco Leyvraz denuncia la “nuova invasione di proprietà e denaro”. “Mi fa schifo “, ha dichiarato ai giornalisti durante una conferenza stampa dei promotori dell’iniziativa.

I sostenitori della proposta di Weber vogliono estendere l’area protetta esistente sia a nord che a sud, in modo da tener conto della crescente urbanizzazione, e togliere la pianificazione territoriale della regione dalle mani dei comuni.

Le nuove costruzioni sarebbero strettamente limitate, ma con alcune eccezioni: I viticoltori potrebbero continuare a trasformare la loro infrastruttura in base alle loro esigenze, rispettando il carattere tradizionale dei villaggi. I lavori per edifici pubblici, come ospedali, scuole e case di riposo, non sono inoltre sottoposti ad una più severa regolamentazione.

Constant Jomini non accorda però nessuna fiducia ai promotori dell’iniziativa. “Eccezioni! Che cosa hanno intenzione di fare? Fare delle eccezioni per alcuni e per altri no?”.

Il viticoltore guarda verso le Alpi, in lontananza. “Questa è una iniziativa di troppo. Se Lavaux diventa un museo, non ci sarà sviluppo. E se non c’è sviluppo, è la morte lenta della viticoltura e l’UNESCO non accetterà più il Lavaux come regione viticola protetta. Questo è il grande rischio”.

Traduzione di Armando Mombelli

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