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Il suffisso «.swiss» per vendere meglio il marchio Svizzera

Un vero simbolo: la promozione del nuovo suffisso, accanto alla famosa statua di Guglielmo Tell ad Altdorf (Uri). Keystone

Oltre 8'000 dossier sono stati depositati nel quadro di una prima fase di attribuzione per l’utilizzo del suffisso «.swiss». Per le imprese e gli enti pubblici interessati si tratta di sottolineare meglio l’identità svizzera rispetto al tradizionale «.ch», ritenuto poco comprensibile all’estero.

Nel 2011, l’ICANNCollegamento esterno – la società statunitense che gestisce i nomi di dominio su internet – ha lanciato un ampio programma per aumentare il numero di nomi di dominio di primo livello. Si tratta dei suffissi che seguono l’ultimo punto in un indirizzo internet.

Ai tradizionali «.com», «.org» e «.edu», si affiancheranno una moltitudine di altri nomi legati a marchi, settori di attività, temi e prodotti specifici. Sarà anche possibile utilizzare dei termini geografici. Nel caso svizzero, «.swiss» coesisterà con l’attuale «.ch» (per Confoederatio helvetica).

Prima fase

Concretamente, un ente pubblico, una società o un’impresa che desidera creare un nuovo suffisso deve inoltrare un dossier all’ICANN. È ciò che hanno fatto con successo le autorità federali svizzere per ottenere il suffisso «.swiss».

La Confederazione può ora gestire il nuovo nome di dominio. Gli enti pubblici e le imprese che desiderano un indirizzo con il nuovo suffisso devono farne domanda presso un registrar autorizzato. La decisione definitiva spetta all’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOMCollegamento esterno).

La prima fase di attribuzione è iniziata il 7 settembre e si è conclusa il 9 novembre. Solo gli enti pubblici e le imprese iscritte nel registro di commercioCollegamento esterno o al Trade Mark Clearing House – il meccanismo di protezione dei marchi dell’ICANN – hanno potuto parteciparvi.

«All’inizio di novembre è stata superata la soglia delle 8000 domande. Non avevamo fatto previsioni, ma siamo molto soddisfatti di questo risultato», si rallegra Caroline Sauser, portavoce dell’UFCOM.

Fino all’asta

Dal 10 novembre non sarà più possibile, almeno per il momento, inoltrare nuove richieste. L’UFCOM valuterà la validità delle richieste, verificando per esempio se le aziende sono iscritte nel registro di commercio e se hanno una sede o un’attività in Svizzera.

Un elenco dei dossier approvati sarà pubblicato alla metà di novembre. A quel punto, e per la durata di venti giorni, sarà possibile formulare delle opposizioni o inoltrare domande concorrenti. Passato questo termine, l’UFCOM prenderà la decisione definitiva.

Ma che fare in caso di dossier concorrenti? Sono state elaborate delle procedure per sbloccare simili situazioni. «Abbiamo stabilito dei criteri che permettono di fissare delle priorità», spiega Caroline Sauser. Per esempio, un ente pubblico ha la priorità su un’impresa o un’organizzazione. E fra gli enti pubblici, la Confederazione ha la priorità sui cantoni e sui comuni.

Ci saranno anche altri criteri, come per esempio il legame diretto con la Svizzera e l’immagine di marca della Svizzera verso l’esterno. Nel caso che due domande si trovino sullo stesso piano, «ci sarà probabilmente un’asta», indica la portavoce dell’UFCOM.

Creare plusvalore

Ma quale può essere il vantaggio di «.swiss» rispetto a «.ch»? Secondo dot.swissCollegamento esterno – il sito della Confederazione dedicato al nuovo suffisso, questo nuovo nome di dominio comporta un plusvalore, perché «mostra in modo inequivocabile l’origine e il radicamento delle imprese e delle organizzazioni svizzere», «identifica il titolare con il marchio Svizzera e con i valori che vi sono associati», «conferisce ai siti web delle organizzazioni svizzere l’esclusività che meritano» e «contraddistingue i marchi svizzeri nel mercato nazionale e ben oltre le sue frontiere».

Xavier Studer, autore di un blog sulle nuove tecnologie e le telecomunicazioni ed ex cronista della Televisione svizzera, è convinto dell’efficacia del nuovo nome di dominio. «È molto interessante, perché ‘.ch’ non rappresenta necessariamente un’indicazione molto chiara per il resto del mondo. Invece si può immaginare che ‘.swiss’ sia più chiaro».

swissinfo.ch fa parte delle imprese che hanno inoltrato una domanda. Christian Burger, membro della sezione marketing, condivide il punto di vista di Studer. «All’estero, non è evidente che ‘.ch’ rappresenti la Svizzera. Il nuovo nome di dominio ‘.swiss’ sarà molto più chiaro».

Non (ancora) per i privati

Il nuovo suffisso entrerà in funzione il 16 gennaio. «In gennaio la grande novità sarà che anche le associazioni e le fondazioni potranno inoltrare una domanda, anche se non sono iscritte al registro di commercio», rileva Caroline Sauser.

Invece i privati non potranno farlo. E non è sicuro che un giorno arrivi anche il loro turno. «È troppo presto per dire se sarà aperto al pubblico», dice Caroline Sauser. «Dipende dall’evoluzione di ‘.swiss’. La ministra delle comunicazioni Doris Leuthard ha precisato che si tratta di uno strumento promozionale della Svizzera all’estero. Riguarda perciò prima di tutto enti pubblici e società».

In gennaio saranno affrontate anche le domande per i nomi generici che riguardano settori interi. «Il nome watch.swiss per esempio potrebbe interessare l’intero settore orologiero», osserva Caroline Sauser. «Ci si potrebbe immaginare che sia attribuito alla Federazione orologiera svizzera, che poi darebbe alla Rolex la possibilità di aver l’indirizzo ‘rolex.watch.swiss’ o all’Omega l’indirizzo omega.watch.swiss».

Quanto costa

La procedura per creare un nuovo nome di dominio attraverso l’ICANN costa 185’000 dollari. L’ICANN percepisce inoltre un canone annuo di 25’000 dollari dagli organismi che gestiscono i nomi di dominio. Nel caso di «.swiss» si tratta della Confederazione.

Il prezzo per il cliente che chiede un indirizzo seguito dal suffisso «.swiss» è fissato dai registrar e dipende dal mercato. Attualmente i prezzi vanno dai 120 ai 200 franchi annui.

I nomi di dominio generici costeranno invece alcune migliaia di franchi, in virtù della loro maggiore complessità.

Che decida il mercato

Questa prima fase di attribuzione sembra dimostrare che c’è interesse per il suffisso «.swiss». Ma le esperienze del passato hanno insegnato che nuovi nomi di dominio come «.biz» e «.name» non sono riusciti a imporsi  di fronte al tradizionale «.com» e alle indicazioni del paese già largamente diffuse, come «.ch», «.it» o «.de».

«Le imprese e i privati hanno l’abitudine di lavorare con denominazioni nazionali e altre che sono molto interessanti, come ‘.com’ e ‘.org’», conferma Caroline Sauser. I nuovi nomi presentano però il vantaggio di essere molto più precisi. Per esempio ‘.pizza’ è più espressivo di ‘.biz’ per le imprese attive nel settore della pizza. Anche le denominazioni geografiche sono più precise».

«Gli indirizzi ‘.com’ rimangono in effetti molto utilizzati», aggiunge dal canto suo Xavier Studer. «Ma non è per forza una questione di resistenza al cambiamento da parte dell’utente. Questi suffissi sono spesso legati al marketing e all’immagine che un’impresa vuole dare di sé stessa».

Ci si può del resto domandare se questi nuovi suffissi siano davvero utili. In effetti, qualsiasi motore di ricerca ridirige molto rapidamente verso un’impresa, senza dover disporre di un indirizzo internet preciso. «Ci si può effettivamente porre la questione dell’utilità», ammette Xavier Studer. «Ma alla fine sarà l’economia a decidere. Bisogna permettere al mercato di fare il suo lavoro e si vedrà quello che succederà tra qualche anno».

(Traduzione dal francese: Andrea Tognina)

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