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Continua il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid

Mentre vengono presentati i risultati definitivi del referendum sull’indipendenza catalana dello scorso primo ottobre, il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid non si ferma, nonostante alcuni segnali di distensione. 

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Il governo catalano ha pubblicato i risultati definitivi del referendum di indipendenza di domenica, vinto dal “sì” con il 90,1%, contro il 7,8% di ‘no’ e l’1,98% di schede bianche. L’affluenza alle urne è stata del 43%.

Nel frattempo Madrid ha presentato le sue scuse per le violenze commesse dalla polizia il giorno del voto. “Se ci sono stati incidenti e persone coinvolte”, ha detto il portavoce del governo spagnolo – tutti siamo dispiaciuti”.

Ma la situazione è lungi dall’essere tranquilla. Il tribunale della capitale spagnola ha confermato l’accusa di sedizione al capo della polizia catalana, Josep Lluis Trapero, per non aver ordinato ai suoi uomini di bloccare il referendum. Rischia fino a 15 anni di carcere.

Anche da un punto di vista economico si fanno sentire le prime conseguenze delle tensioni.  Il governo ha approvato un decreto che agevola il trasferimento delle imprese fuori dalla Regione. 

Il quartier generale della Gas Natural, a Barcellona. La società ha annunciato che lascerà la Catalogna a causa della situazione politica tesa. Keystone

Il banco Sabadell ha già spostato ad Alicante la sua sede e il colosso dell’energia Gas Natural ha confermato di trasferirsi da Barcellona a Madrid. Anche la CaixaBank si trasferirà a breve.

Mediazione di Berna?

Il Ministero svizzero degli affari esteri (DFAE) sarebbe disposto a creare una piattaforma di dialogo tra il governo spagnolo e le autorità catalane. Lo ha confermato alla radio pubblica della Svizzera francese RTS, precisando che le autorità elvetiche sono “in contatto con entrambe le parti”.

Berna ricorda che esamina tutte le richieste di mediazione che riceve e che, nella misura del possibile, accetta sempre.

Il Dipartimento diretto dal ministro Didier Burkhalter rifiuta di rilasciare qualsiasi ulteriore commento sulle discussioni in corso. Troppa trasparenza potrebbe infatti mettere a repentaglio l’intero processo. La Confederazione potrebbe anche essere accusata di parzialità e rischiare di ritrovarsi contro di sé una parte o l’altra, con possibili rappresaglie o sanzioni.

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