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Credit Suisse nel mirino della finanza italiana

La Guardia di Finanza italiana ha chiesto alle autorità fiscali svizzere informazioni sui titolari di 9953 conti presso il Credit Suisse, per un ammontare complessivo di oltre 6,6 miliardi di euro.

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La richiesta è stata inoltrata “avvalendosi dei canali di cooperazione internazionale tra l’Italia e la Svizzera” sui “titolari dei rapporti finanziari esteri emersi nel corso delle indagini di polizia giudiziaria svolte dal Nucleo di polizia tributaria di Milano nei confronti del gruppo Credit Suisse”.

L’iniziativa – scrivono le GdF – “deriva dagli esiti dell’inchiesta coordinata dalla procura di Milano, conclusasi con il patteggiamento dell’istituto di credito per la responsabilità ai sensi della legge in relazione al reato di riciclaggio”.

Al termine dell’attività di analisi e approfondimento svolta insieme all’Agenzia delle Entrate – precisa la nota – le indagini hanno finora consentito di identificare i titolari di 3297 posizioni, “la maggior parte dei quali già destinatari di contestazioni degli uffici finanziari conclusesi con la riscossione – anche per effetto dell’adesione alla prima procedura di Collaborazione Volontaria (“Voluntary disclosure”) – di circa 173 milioni di euro per imposte, sanzioni e interessi”.

Le richieste attuali – conclude la GdF – riguardano gli effettivi beneficiari italiani, tuttora non compiutamente identificati, di ulteriori 9953 posizioni finanziarie, per un ammontare complessivo di 6’676’134’954 euro.

Accordo trovato

Lo scorso 21 ottobre Credit Suisse aveva annunciato di aver trovato un accordo nella vertenza fiscale con le autorità italiane per le sue attività bancarie transfrontaliere: la grande banca elvetica si è impegnata a pagare in tutto 109,5 milioni di euro.

Credit Suisse è stato oggetto di un’indagine penale avviata nel dicembre 2014 che ha comportato complesse verifiche su 13-14 mila persone, le quali avrebbero trasferito su conti esteri circa 14 miliardi di euro.

Sotto il faro della magistratura sono finite una serie di operazioni effettuate tra il Liechtenstein e le isole Bermuda in relazione a polizze assicurative che, secondo l’accusa, sarebbero state soltanto un escamotage studiato da funzionari della banca svizzera per consentire a clienti italiani di portare denaro oltre il confine e nasconderlo all’erario.

Coinvolta nella vicenda è la casa madre svizzera, mentre risultano estranei ai fatti la controllata Credit Suisse Italy Spa e le altre società italiane del gruppo.

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