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In Svizzera la prostituzione minorile è ancora legale

In Svizzera si discute l'innalzamento dell'età minima legale per l'esercizio della prostituzione da 16 a 18 anni Mathias Marx/Ex-Press

Il premier italiano Silvio Berlusconi sarà prossimamente processato per concussione e prostituzione minorile. Qual è la situazione in Svizzera in merito alla prostituzione minorile? swissinfo.ch ha chiesto chiarimenti a una specialista della tutela dei diritti delle prostitute.

Una giudice delle indagini preliminari di Milano ha accolto la richiesta presentata una settimana prima dalla procura del capoluogo lombardo e disposto il rinvio a giudizio con rito abbreviato di Silvio Berlusconi per i reati di concussione e prostituzione minorile. L’inizio del processo è fissato per il 6 aprile.


In concreto, l’accusa mossa al cavaliere riguarda il suo rapporto con una giovane marocchina soprannominata Ruby, all’epoca dei fatti minorenne. Nelle scorse settimane, i media italiani hanno riportato numerosi dettagli piccanti di festini su sfondo sessuale svoltisi in varie residenze del capo del governo.

I pubblici ministeri milanesi accusano il presidente del Consiglio italiano di aver pagato Ruby per prestazioni sessuali durante uno dei festini incriminati e di aver successivamente abusato del suo ufficio per ottenere il rilascio della ragazza fermata dalla polizia perché sospettata di furto.

In Italia, la concussione è punita con la reclusione fino a dodici anni, mentre per atti sessuali con minori la pena massima è di tre anni di carcere.

Svizzera in ritardo rispetto ad altri Paesi

 

Al contrario dell’Italia, sinora in Svizzera (dove si diventa maggiorenni a 18 anni) è consentito sia prostituirsi a partire dai 16 anni, sia fruire delle prestazioni di prostitute che hanno compiuto i 16 anni. Unica eccezione, il cantone di Ginevra.

Secondo Martha Wigger, assistente sociale e direttrice di XENIA, un consultorio per le donne che lavorano nell’industria del sesso, se la Svizzera adotta una linea più permissiva rispetto ad altri Paesi è probabilmente perché “nel nostro Paese il lavoro sessuale è legale sin dal 1942, mentre ad esempio in Germania lo è solo dal 2001. Da ciò si può dedurre che, in questo settore, anche i controlli siano meno severi”.

Una misera scusa

 

Mentre il cantone di Ginevra (e prossimamente anche la città di Zurigo) proibisce la prostituzione minorile attraverso l’obbligo di chiedere un’autorizzazione per l’esercizio di questa attività, altri comuni e cantoni giustificano la propria latitanza argomentando che spetta alla Confederazione legiferare in materia e che quest’ultima si starebbe già attivando per portare a 18 anni l’età limite di protezione.

Per la direttrice di XENIA quella della competenza della Confederazione è una misera scusa. Ovviamente, sarebbe importante chiarire la situazione a livello nazionale. “Tuttavia, dovremmo ormai esserci abituati che, molto spesso, temi simili devono dapprima essere regolamentati a livello cantonale”.

Sanzionare non è la soluzione giusta

 

Conformemente a una convenzione del Consiglio d’Europa, che il governo svizzero ha sottoscritto nel 2010, la Confederazione è tenuta a punire la fruizione a pagamento di prestazioni sessuali di minorenni e, di conseguenza, a obbligare i clienti a rispondere delle proprie azioni.

Secondo Martha Wigger, quella descritta non è chiaramente la soluzione giusta. “Non tanto perché riteniamo che il cliente non debba assumersi le sue responsabilità, ma piuttosto perché siamo convinti che non sia con le sanzioni che il problema può essere risolto”.


Dobbiamo essere pratici e realisti. “Nei postriboli c’è poca luce ed è impensabile esigere che i clienti chiedano alla prostituta di turno di esibire un documento di identità”. Tanto più che potrebbe benissimo trattarsi di quello di una collega.

“Naturalmente siamo del parere che le giovani prostitute, indipendentemente dal fatto che abbiano raggiunto la maggiore età, debbano essere protette. Ma a tale scopo è necessario un lavoro di prevenzione svolto direttamente da organizzazioni non governative”.

Le minorenni attive nell’industria del sesso sono poche

Secondo Martha Wigger, non è scandaloso che ci sia voluto tanto tempo prima che in Svizzera qualcosa si muovesse nel settore della prostituzione giovanile. “In base alla nostra esperienza, le minorenni che lavorano nell’industria del sesso sono rare”.

E non si riferisce unicamente alle donne che si rivolgono a XENIA. Il consultorio, infatti, è attivo anche sul campo: le sue operatrici si recano regolarmente nei postriboli e sono costantemente in contatto con le donne che vi lavorano per cui sanno esattamente che le prostitute minorenni sono poche”.

Anche il dicastero comunale di polizia di Zurigo e esperti del settore, come l’avvocato Valentin Landmann, condividono questa valutazione. Intervistato dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) quest’ultimo ha peraltro caldamente sconsigliato ai proprietari di bordelli di reclutare minorenni.

Occorrono una legge attuabile e controlli

 

Ciò nonostante, sottolinea Martha Wigger, è necessario adottare una serie di misure e cita ad esempio la legge sulla prostituzione in elaborazione nel cantone di Berna, che vuole obbligare i proprietari di locali dove si pratica il sesso a pagamento a vigilare affinché tra le prostitute alle loro dipendenze non vi sia alcuna minorenne. Questa disposizione sarebbe applicata anche ai saloni di massaggi, alle agenzie di escort, ai grandi stabilimenti e alle saune in cui lavorano prostitute.

La direttrice di XENIA spera che tale legge sia anche attuabile e che i controlli previsti vengano effettuati, “perché in caso contrario tutto ciò non avrebbe alcun senso”.

Cresce il numero delle tossicodipendenti che si prostituiscono

 

Durante i suoi 15 anni di attività presso XENIA, Martha Wigger non ha rilevato alcun incremento del numero di minorenni attive nell’industria del sesso. “Per contro, sono aumentate le tossicodipendenti di meno di 18 anni che si prostituiscono per poter acquistare la loro dose”.

Infine, Martha Wigger esclude categoricamente la presenza di minorenni provenienti dai Paesi dell’ex blocco sovietico. “Per poter lavorare in Svizzera – spiega – queste ragazze necessitano di un permesso di lavoro o di soggiorno che, se non hanno compiuto i 18 anni, non hanno alcuna possibilità di ottenere”. 

La ministra svizzera della giustizia Simonetta Sommaruga ha recentemente dichiarato che il divieto della prostituzione minorile rientra tra le sue priorità. La scorsa estate, il governo elvetico ha sottoscritto una convenzione del Consiglio d’Europa che impone ai Paesi firmatari di introdurre un divieto in tal senso. Nel frattempo, su questa tematica sono stati presentati diversi interventi parlamentari.

Al momento, l’esecutivo federale non ha ancora presentato le sue proposte. Con ogni probabilità, la maggiore età sessuale non verrà innalzata, mentre la fruizione a pagamento di prestazioni sessuali di minorenni sarà punita obbligando di fatto il cliente a rispondere delle proprie azioni.

La convenzione del Consiglio d’Europa entrata in vigore il 1° luglio 2010 si prefigge di tutelare maggiormente lo sviluppo sessuale sereno di bambini e adolescenti. L’adesione della Svizzera comporta diversi adeguamenti del Codice penale.

Da anni, il cantone di Ginevra impone a chiunque intenda esercitare una qualsiasi forma di prostituzione l’obbligo di chiedere un’autorizzazione, autorizzazione che rilascia unicamente a donne maggiorenni. Questa prassi è stata fissata nella nuova legge cantonale sulla prostituzione.

La città di Zurigo, dal canto suo, intende risolvere il problema facendo ricorso al diritto amministrativo anziché a quello penale. A tale scopo, ha elaborato un’ordinanza in cui vincola l’esercizio della prostituzione all’ottenimento di un’apposita autorizzazione.

Il governo cantonale sangallese ha per contro respinto una mozione in tal senso argomentando che spetta alla Confederazione legiferare in questo settore.

Anche nel Cantone di Berna, i partecipanti alla recente consultazione lanciata dal governo sulla nuova legge in materia di prostituzione hanno chiesto che sia la Confederazione a occuparsi della questione.

(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)

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