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Da domani la Svizzera ritorna alla quasi normalità

impiegato sposta un cartello con la scritta obbligo di mascherina
La speranza di tutti è di non vedere più questo genere di cartelli. © Keystone / Michael Buholzer

Il Governo svizzero ha annunciato la fine di praticamente tutte le restrizioni sanitarie a partire da giovedì. Il certificato Covid non sarà più necessario e neppure la mascherina, eccezion fatta per i trasporti pubblici.

Due anni dopo l’inizio della pandemia di Covid-19, la Svizzera ritrova la normalità. Da giovedì sarà possibile bere qualcosa al bar, andare al cinema, cenare al ristorante, nuotare in piscina o entrare in un negozio senza indossare la mascherina e soprattutto, nei luoghi in cui era previsto, senza dover presentare il Green Pass.

Le cosiddette regole 3G, 2G e 2G+ (dalle parole tedesche geimpft/vaccinato, genesen/guarito e getestet/testato), in vigore dallo scorso autunno, vengono così abbandonate.

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È pure abrogata la raccomandazione di lavorare da casa. Inoltre, gli organizzatori di grandi eventi non hanno più bisogno di richiedere un permesso speciale e le riunioni private o familiari non sono più limitate a un numero massimo di persone.

L’evoluzione della pandemia è favorevole e ci permette di fare “un passo decisivo e importante ” verso la normalità; “la luce è davvero all’orizzonte”, ha sottolineato mercoledì il presidente della Confederazione Ignazio Cassis.

“Questa nuova fase richiede una capacità di adattamento per imparare a vivere con questo virus, un virus in più”, ha proseguito il consigliere federale ticinese. Con la scomparsa della maggior parte delle restrizioni, la società deve trovare un nuovo equilibrio. Ma il ritorno alla normalità non va temuto.  

“Più libertà significa però anche più responsabilità” e Ignazio Cassis ha inviato la popolazione a mostrare rispetto e solidarietà reciproca, ricordandosi che vi sono alcune persone vulnerabili che hanno ancora bisogno di essere protette.

donna con mascherina in treno
Nei trasporti pubblici l’obbligo di mascherina rimane in vigore. Keystone / Ennio Leanza

Due misure rimangono

Proprio per proteggere i più vulnerabili, il Governo ha deciso di mantenere in vigore sino alla fine di marzo due misure: l’obbligo di indossare maschere sui trasporti pubblici e nei centri sanitari, e l’isolamento per almeno cinque giorni delle persone che risultano positive al Covid-19.

A seconda della situazione epidemiologica, tuttavia, queste due misure potrebbero essere revocate prima della fine di marzo. Per il momento, la malattia ha un’evoluzione positiva. Grazie all’alto livello di immunità tra la popolazione, sembra improbabile che gli ospedali si sovraccarichino, nonostante il fatto che il virus stia ancora circolando fortemente.

Certificato Covid continuerà ad essere rilasciato

La fine dell’obbligo del certificato Covid non significa però che questi scompariranno. La Svizzera continuerà a rilasciare dei pass sanitari riconosciuti dall’Unione Europea, poiché “probabilmente altri Paesi continueranno a richiedere un certificato Covid per l’entrata e l’accesso a determinati luoghi sul territorio nazionale”.

Maggioranza chiara

Il 2 febbraio, il Consiglio federale ha messo in consultazione due varianti per la revoca delle misure anti-Covid. Una netta maggioranza dei Cantoni, delle parti sociali, del parlamento e delle organizzazioni interessate ha votato a favore della versione che prevedeva la revoca immediata delle misure.

Hanno anche sostenuto la mascherina obbligatoria nei trasporti e nelle strutture di cura finché il numero di casi positivi rimane alto.

I Cantoni hanno anche la possibilità di introdurre misure più severe in questo settore. Allo stesso modo, un medico di famiglia o un parrucchiere può decidere che i suoi pazienti o clienti devono indossare una maschera.

Test nelle scuole

Il Governo ha annunciato anche la fine della raccomandazione generale dei test e la fine del finanziamento federale per quelli eseguiti nelle aziende. Solo alcune aree specifiche, come l’assistenza sanitaria, le case di cura e le infrastrutture critiche, continueranno a ricevere finanziamenti. L’obiettivo è di proteggere le persone vulnerabili e di evitare l’assenza di un gran numero di dipendenti per malattia o isolamento.

Nelle scuole, la raccomandazione di fare il test e il finanziamento di test ripetuti viene mantenuta fino alla fine di marzo, data l’alta circolazione del virus tra i giovani. I test individuali continuano a essere rimborsati: i test antigenici in ogni caso, i test PCR per le persone che presentano sintomi o che hanno avuto un contatto stretto con una persona risultata positiva.

Un sospiro di sollievo quasi unanime

L’annuncio del Governo è stato naturalmente accolto con grande soddisfazione dai rappresentanti di quei settori più colpiti dalle restrizioni. Il presidente della Federazione dell’albergheria e della ristorazione svizzera (GastroSuisse) Casimir Platzer ha espresso “grande gioia per il fatto che è nuovamente possibile servire tutti i clienti”. La situazione economica del ramo rimane però grave. “Ci vorrà tempo affinché le aziende possano riprendersi”, ha avvertito Platzer.

La soddisfazione è palpabile anche nel settore della vita notturna. Oltre a permettere ai locali di ripartire, l’abrogazione del certificato Covid rappresenta anche un segnale importante per i giovani in Svizzera, ha rilevato la Commissione svizzera dei bar e dei club.

La Federazione del commercio al dettaglio si rallegra da parte sua della decisione di abolire l’obbligo di mascherina nei negozi, pur continuando a raccomandare al personale di vendita di continuare a portarne una nella zona riservata ai clienti.

L’Unione svizzera dei trasporti (UTP) teme dal canto suo che far rispettare l’obbligo di mascherina su autobus, tram e treni non sarà facile e avrebbe auspicato una revoca del provvedimento ovunque allo stesso tempo.

Grandi partiti applaudono

Anche in ambito politico, la decisione del Consiglio federale ha suscitato il plauso dei principali partiti, che chiedono però a Confederazione e Cantoni di analizzare a fondo quanto fatto in questi due anni per trarre lezioni per il futuro.

Seppur soddisfatta, l’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) critica il ritardo con cui è stato compiuto il passo odierno e sottolinea che a suo avviso andrebbe revocato immediatamente anche l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi di trasporto pubblici. Inoltre, secondo il partito presieduto da Marco Chiesa – unica grande formazione politica che aveva fatto campagna contro la Legge Covid-19 – la strategia seguita dal Governo deve essere investigata a fondo. L’esecutivo ha con essa causato un danno immenso, scrive l’UDC.

Il Partito socialista mette dal canto suo in guardia: la pandemia non è ancora finita e le persone vulnerabili che non hanno potuto essere vaccinate non devono essere dimenticate. Pertanto, l’uso obbligatorio delle mascherine nei negozi dovrebbe essere mantenuto finché il numero di casi è così alto.

Anche il Partito liberale radicale (PLR, destra) chiede che il Consiglio federale e l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) imparino “le lezioni dagli avvenimenti degli ultimi due anni”, come scrive in un comunicato. Solo così si può evitare di ripetere gli errori commessi, sottolinea la nota.

L’Alleanza di Centro ritiene la decisione odierna sull’allentamento delle misure del Consiglio federale giustificata dalla situazione epidemiologica e appoggia il mantenimento dell’obbligo di portare la mascherina sui mezzi di trasporto e nelle strutture sanitarie così come l’isolamento di coloro risultati positivi: in tal modo – indica in un comunicato – le persone a rischio possono continuare ad essere protette.

Anche il presidente dei Verdi Balthassar Glättli e il presidente dei Verdi liberali Jürg Grossen hanno definito giusto l’obbligo ancora valido di indossare la mascherina sui trasporti pubblici.

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