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In Svizzera, l’onda verde perde slancio

Partecipante a una manifestazione prepara cartelloni
L'euforia generata dalle manifestazioni studentesche contro il cambiamento climatico si è smorzata e i Verdi sono in calo nel sondaggio. Keystone / Christian Merz

Grandi vincitori delle elezioni federali 2019, ecologisti ed ecologiste stanno perdendo un po' di terreno. Il cambiamento climatico resta però la principale preoccupazione della popolazione svizzera, emerge dal secondo barometro elettorale della SSR.

Nessun partito si profila, al momento, come vincitore delle legislative del prossimo 22 ottobre. I Verdi (sinistra ecologista) potrebbero però uscirne perdenti. Il partito è in calo di 2,5 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni federali, stando al secondo barometro elettorale realizzato dall’istituto di ricerca Sotomo. Tuttavia, anche con questa perdita, accentuatasi dallo scorso sondaggio di ottobre, continua a ottenere un risultato migliore rispetto a prima della cosiddetta “onda verde” del 2019.

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L’altro partito ecologista, il Partito verde liberale (PVL, centro-destra), stagna e non compensa le perdite dei Verdi. “La flessione degli ecologisti si spiega con una minore mobilitazione nella lotta al cambiamento climatico: l’entusiasmo generato quattro anni fa dagli scioperi per il clima si è smorzato”, analizza il politologo Michael Hermann, direttore dell’istituto Sotomo.

Malgrado un entusiasmo meno marcato per il tema, la prima preoccupazione di svizzeri e svizzere resta, senza ombra di dubbio, il riscaldamento globale. Il 42% dell’elettorato è sempre dell’opinione che sia la più grande sfida per il Paese.

Un altro partito è riuscito a profilarsi sulla questione: il Partito socialista (PS, sinistra). “Ha recuperato parte dell’elettorato che nel 2019 era passato ai Verdi”, commenta Hermann. Pur presentando cifre in ribasso nel corso degli ultimi anni, il PS è riuscito a stabilizzarsi, con una progressione di un punto percentuale. Ciò dovrebbe permettergli di assicurarsi la posizione di seconda forza politica del Paese.

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Il secondo barometro elettorale in vista delle elezioni legislative del 2023 della Società svizzera di radiotelevisione (SSR, di cui fa parte anche SWI swissinfo.ch) è stato realizzato dall’istituto di ricerca Sotomo sulla base di dati raccolti tra il 20 febbraio e il 5 marzo. Gli elettori e le elettrici che hanno partecipato rispondendo alle domande sui portali della SSR e sul sito internet di Sotomo sono 27’058. Il margine d’errore è di + / – 1,2 punti percentuali.

Poiché le persone interpellate hanno preso parte allo studio su base volontaria (opt-in), non rappresentano un campione rappresentativo della popolazione. Per esempio, gli uomini partecipano generalmente più delle donne ai sondaggi politici. Le distorsioni del campione sono state corrette tramite procedure di ponderazione statistica.

Più peso per la questione migratoria

Anche l’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) avanza di un punto, confermando così il suo statuto di primo partito della Svizzera. Il tema dell’immigrazione, caro all’UDC, è tornato ad occupare la seconda posizione nella lista delle principali preoccupazioni dell’elettorato.

La Confederazione è confrontata con un netto aumento delle richieste d’asilo e la ripresa economica post-pandemia fa affluire manodopera dai Paesi dell’Unione Europea. Tuttavia, ciò non dovrebbe permettere al partito di raggiungere il risultato record delle elezioni del 2015. “All’epoca, i dibattiti sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa, sulla crisi delle persone rifugiate siriane o ancora sull’attentato contro Charlie Hebdo avevano portato la questione migratoria a eclissare altri temi. Oggi, siamo lungi da questa situazione”, indica Hermann.

La penuria di manodopera potrebbe anche essere la ragione di un atteggiamento più positivo nei confronti delle persone migranti. La disoccupazione e i salari rappresentano la preoccupazione principale solo per il 4% di coloro che hanno risposto al sondaggio. Anche la crociata contro il “wokismo” dell’UDC non sembra convincere, dato che solo l’11% dell’elettorato reputa il tema importante.

+”L’UDC non guadagnerà molti voti con la sua lotta contro il wokismo”

Nessun stravolgimento in vista

Malgrado qualche cambiamento, nessun partito guadagna in modo significativo. La stabilità politica elvetica permane, anche se dalle cifre emerge un leggero slittamento a destra.

Il sondaggio è stato però realizzato prima dell’annuncio dell’acquisizione forzata del Credit Suisse, seconda banca del Paese, da parte della grande rivale UBS per evitare un fallimento disastroso. L’operazione, condotta con le garanzie della Confederazione, fa scorrere fiumi d’inchiostro. “Non ha però il potenziale emotivo di modificare gli equilibri politici”, ritiene la politologa di Sotomo Sarah Bütikofer. Secondo lei, la tematica non dovrebbe issarsi tra le principali preoccupazioni di cittadini e cittadine.

Se però questo terremoto del settore bancario andasse a vantaggio di qualcuno, sarebbe della sinistra. “Il PS potrebbe approfittarne e profilarsi sul tema a discapito della destra, ma anche dei Verdi”, afferma Hermann.

+Crollo di Credit Suisse: conseguenze e questioni in sospeso

La Quinta Svizzera ha altre priorità

Il sondaggio mostra che svizzere e svizzeri all’estero non hanno la stessa visione di chi abita in patria sulle sfide che attendono la Confederazione. La sicurezza sociale, l’indipendenza e la sovranità sono per esempio ritenute più importanti dall’elettorato residente oltreconfine. Per la diaspora svizzera, queste tematiche rivestono quasi altrettanta importanza del cambiamento climatico.

La Quinta svizzera accorda anche meno importanza alla riforma della previdenza per la vecchiaia rispetto a chi vive in territorio elvetico.

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>>I risultati del primo barometro elettorale, pubblicati in ottobre:

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