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In piazza a Zurigo contro la violenza sulle donne

manifestanti
"Man(n) tötet nicht für Liebe", ovvero "non si uccide per amore" o, con la doppia 'n', "l'uomo non uccide per amore". Keystone / Michael Buholzer

Un migliaio di persone ha manifestato domenica a Zurigo per chiedere misure più incisive contro la violenza domestica. Un tema che sarà oggetto questa settimana di una mozione in Parlamento.

La dimostrazione, che ha attraversato il centro cittadino, è stata organizzata dal movimento contro il femminicidio Ni-Una-Menos (“Non una di meno”).

“Ogni 10 giorni un uomo uccide una donna in Svizzera e ogni settimana una donna sopravvive a un tentato omicidio. Nella stragrande maggioranza dei casi, la vittima è la compagna, l’ex compagna o un membro femminile della famiglia”, si legge in una nota diffusa dagli organizzatori.

I femminicidi non sono casi isolati, ma l’espressione della violenza strutturale basata sui rapporti di potere patriarcali, prosegue il comunicato. Quest’anno sono già 25 le donne vittime di femminicidio e altre 11 sono sopravvissute, aggiungono ancora i promotori della manifestazione, sottolineando che questi dati si riferiscono solo ai casi noti. Ni-Una-Menos aveva lanciato un appello a scendere in strada per rendere visibile “il nostro dolore e la nostra protesta”.

Mozione parlamentare

Il tema sarà presto trattato anche in Parlamento. Lunedì sarà infatti presentata una mozione il cui obiettivo è di velocizzare l’attuazione della Convenzione di Istanbul, firmata nel 2018.

Questo trattato internazionale stabilisce gli standard minimi che devono adottare i Governi in Europa per prevenire, proteggere e condannare la violenza contro le donne e più in generale la violenza domestica. Obbliga ad esempio gli Stati ad introdurre servizi di protezione e supporto per contrastare questo fenomeno.

“Un primo importante passo è stata la ratifica della convenzione – spiega alla Radiotelevisione svizzera la parlamentare federale socialista Tamara Funiciello, tra le autrici della mozione. In questo modo si è tenuti a fare qualcosa contro la violenza sessuale e di genere. Ma dopo le parole devono seguire i fatti”.

Contraria invece la consigliera nazionale dell’Unione democratica di centro (destra sovranista) Andrea Geissbühler, secondo la quale la Svizzera è già sulla buona strada.

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Un problema reale in Svizzera

Venerdì il Governo federale aveva presentato un rapporto dal quale emerge che la violenza domestica è un problema ben reale in Svizzera. La quota di omicidi nelle relazioni di coppia registrata nella Confederazione è alta anche nel confronto internazionale.

Le cause principali sono una separazione avvenuta o imminente o l’intenzione espressa di separarsi. Fattori di rischio elevato sono inoltre violenze domestiche pregresse, controllo ossessivo, gelosia e stalking. Altri fattori scatenanti sono il possesso d’armi, il consumo di alcol o droga e le difficoltà finanziarie.

Il 43% degli autori e delle autrici, spiega una nota governativa odierna, avevano già commesso atti di violenza domestica in precedenza ed erano noti alla polizia, un terzo erano pregiudicati.

Il 90% degli omicidi sono stati perpetrati da uomini. Il 44% degli autori e delle autrici e il 37% delle vittime possedeva una cittadinanza straniera. Un quarto degli omicidi si sono conclusi con il suicidio dell’autore o dell’autrice (cosiddetti omicidi-suicidi).

Le contromisure in corso

Secondo il Governo, per combattere efficacemente gravi atti di violenza bisogna agire a più livelli. È necessario in particolare rafforzare la prevenzione e la rilevazione precoce, migliorare l’analisi dei rischi e il sostegno alle vittime di violenza domestica e togliere linfa alle concezioni della virilità che favoriscono la violenza.

Nel quadro dell’attuazione della Convenzione di Istanbul, il 30 aprile 2021 Confederazione, Cantoni e organizzazioni della società civile hanno adottato una roadmap per il rafforzamento della lotta alla violenza domestica e il miglioramento della protezione delle vittime. Da quest’anno, inoltre, la Confederazione ha a disposizione un credito annuo di tre milioni di franchi per il sostegno di progetti di prevenzione e lotta alla violenza sulle donne e alla violenza domestica.

I numeri

Dalle statistiche criminali di polizia risulta che in Svizzera sono stati commessi nel complesso 479 omicidi tra il 2011 e il 2020. Delle persone uccise, 255 (53 %) avevano un rapporto familiare o di partenariato con la persona imputata. Delle 147 persone uccise nel contesto di una relazione o dall’ex partner, 134 (91 %) erano donne.

Nello stesso periodo, il mezzo più utilizzato per gli omicidi sono state le armi da fuoco (31 %), seguite dalle armi affilate o appuntite (27 %) e dalla violenza fisica (22 %).



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