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Impegno insufficiente dei leader mondiali

Anche per la lotta alla povertà si attende un maggiore impegno da parte dei leader mondiali Keystone

Secondo un rapporto pubblicato dal Forum economico mondiale (WEF), i dirigenti mondiali non rispettano la promessa di affrontare i principali problemi del pianeta.

I leader mondiali non assumerebbero le loro responsabilità per la concretizzazione degli obbiettivi fissati nella Dichiarazione del Millennio dell’ONU.

Sia nel settore pubblico che in quello privato, i leader mondiali non sono stati finora all’altezza per quanto riguarda il loro impegno nella lotta contro la povertà, le guerre o i cambiamenti climatici.

È quanto risulta dal rapporto 2005 della Global Governance Initiative (GGI), elaborato da un gruppo di esperti internazionali indipendenti.

Il rapporto, che verrà discusso in seno alla prossima edizione del WEF (26–30 gennaio), traccia ogni anno un bilancio dei progressi compiuti a livello internazionale per applicare gli obbiettivi fissati dalla Dichiarazione del Millennio, adottata nel settembre 2000 dall’ONU e sottoscritta da 191 paesi.

In base a questo documento, la comunità internazionale si impegna, tra l’altro, a dimezzare entro il 2015 il numero dei poveri in tutto il pianeta, garantire un’educazione primaria a tutti, ridurre la mortalità infantile, bloccare la diffusione dell’AIDS e integrare lo sviluppo durevole nelle politiche nazionali.

Settore pubblico e privato

A detta del rapporto, i dirigenti mondiali non stanno realizzando nemmeno la metà di quanto dovrebbero per lottare contro la fame e assicurare la pace, i diritti umani, la protezione dell’ambiente.

La maggior parte di queste responsabilità devono essere assunte dai governi. Ma gli obbiettivi della Dichiarazione del Millennio non potranno venir realizzati senza la partecipazione dei privati, ricorda il rapporto.

Il settore privato può contribuire, sviluppando ad esempio nuovi prodotti ecologici, mettendo in atto una strategia aziendale che integra principi filantropici nelle attività commerciali e assumendo responsabilità a livello politico ed istituzionale.

“L’integrazione economica, la liberalizzazione politica e le innovazioni tecnologiche offrono le premesse per permettere di migliorare le condizioni dell’umanità”, afferma Ann Fiorini, coautrice del rapporto.

“Ma queste opportunità rischiano anche di sfuggirci facilmente di mano. Per questo, il rapporto non spiega soltanto cosa non stiamo facendo, ma anche che cosa dobbiamo fare”.

Anno decisivo

Il 2005 sarà un anno decisivo per la realizzazione degli obbiettivi fissati dalla Dichiarazione del Millennio, ritiene Richard Samans, direttore del Global Insitute for Partnership and Governance, un istituto che fa capo al WEF.

In settembre è in programma tra l’altro un vertice delle Nazioni unite destinato a valutare i progressi compiuti finora a livello internazionale.

“La maggior parte degli obbiettivi sono stati fissati per il 2015. Se la comunità internazionale intende prenderli sul serio, bisogna iniziare ora a compiere sforzi più grandi”, afferma Richard Samans.

Grande famiglia umana

Sempre secondo il rapporto, il contributo offerto dalle aziende internazionali dopo il maremoto che ha devastato il sud-est asiatico dimostra che il settore privato può svolgere un ruolo fondamentale per la realizzazione degli obbiettivi del Millennio.

“Lo tsunami ha rappresentato la prima vera catastrofe di dimensioni globali. Ha sollevato un’emozione e un sostegno che hanno messo in ombra qualsiasi altro avvenimento mondiale”, osserva Gareth Evans, presidente del gruppo di esperti sulla pace e la sicurezza della GGI.

“Questa catastrofe ha dimostrato che in realtà apparteniamo ad una sola e grande famiglia umana, che si vede confrontata a rischi comuni e che deve dividere le responsabilità per affrontarli”.

Appena pochi giorni fa, una settantina di paesi donatori, tra cui la Svizzera, hanno concordato di concedere 717 milioni di dollari (846 milioni di franchi) alle Nazioni unite per gli aiuti urgenti alle popolazioni colpite dal maremoto.

swissinfo

La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni unite, adottata nel 2000 e sottoscritta da 191 paesi, prevede la realizzazione di una serie di obbiettivi entro il 2015, tra cui:
dimezzare il numero delle persone povere o malnutrite,
assicurare un’educazione primaria a tutti,
raggiungere la parità dei sessi,
ridurre la mortalità infantile,
frenare la diffusione dell’AIDS e di altre malattie infettive.

Nata su iniziativa del WEF, la Global Governance Initative (GGI) riunisce un comitato di esperti internazionali indipendenti.

Ogni anno, la GGI pubblica un rapporto destinato a valutare i progressi compiuti a livello mondiale nella concretizzazione degli obbiettivi della Dichiarazione del Millennio.

Il rapporto della GGI verrà discusso durante la prossima edizione del WEF (26 – 30 gennaio).

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