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Una manovra politica o un appello alla trasparenza?

La procura zurighese potrà avviare un'inchiesta per presunta violazione del segreto bancario contro Christoph Blocher. Keystone

La stampa svizzera è divisa sulla revoca dell'immunità parlamentare a Christoph Blocher, accusato di violazione del segreto bancario. Per alcuni si tratta di un puro gioco politico, mentre per altri risponde alla necessità di una maggiore trasparenza.

Niente immunità parlamentare per Christoph Blocher. Così hanno deciso le commissioni giuridiche delle due Camere federali.

L’ex ministro di giustizia e polizia, e attuale deputato in parlamento dell’Unione democratica di centro (UDC), è indagato dalla procura di Zurigo per violazione del segreto bancario. Accuse legate alla vicenda Hildebrand, l’ex presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) costretto a dimettersi a inizio gennaio perché sospettato di aver eseguito transazioni controverse approfittando della sua posizione.

Il caso era venuto alla luce grazie a un informatico della banca Sarasin che aveva trafugato illegalmente i dati bancari di Philipp Hildebrand,  consegnandoli poi il 3 dicembre a due parlamentari cantonali dell’UDC e a allo stesso Blocher. Un paio di giorni dopo, l’ex ministro aveva informato l’allora presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey.

Queste informazioni sensibili erano state pubblicate in esclusiva qualche settimana dopo dalla Weltwoche, un giornale vicino al partito. E secondo la stampa sarebbe stato proprio Blocher a promuovere la diffusione delle notizie al settimanale. Accuse sempre respinte dall’interessato.

Nel corso degli ultimi mesi, la procura zurighese ha aperto un procedimento penale a carico dei quattro per violazione del segreto bancario, ordinato una perquisizione nelle loro case e chiesto la revoca dell’immunità per l’ex ministro di giustizia. Blocher, rieletto in parlamento lo scorso autunno, ha prestato giuramento soltanto il 5 dicembre, ossia due giorni dopo il primo incontro con l’informatico della Sarasin.

E proprio questa differenza di date ha spinto le commissioni giuridiche a propendere per una revoca dell’immunità. Ma i commissari della Camera alta si sono spinti oltre i colleghi della Camera bassa: hanno esteso la misura anche ai fatti sopraggiunti dopo il giuramento, ossia quando Blocher è sospettato di aver passato le informazioni alla Weltwoche. Questa estensione non è tuttavia ancora definitiva.

Un passo verso la trasparenza

Per la Neue Zuercher Zeitung la revoca dell’immunità è un giusto passo verso la trasparenza. «Sarà fatta luce su Herrliberg», titola l’editorialista, facendo riferimento alla residenza del leader dell’UDC. «L’ex ministro di giustizia ha svolto nella vicenda, che ha portato alla violazione del segreto bancario, un ruolo determinante. Il suo partito ha chiesto fin dall’inizio di far luce sui fatti. In questo senso è strano che Blocher stesso ora cerchi di mantenere sotto coperchio il proprio ruolo».

Per il giornale zurighese è fondamentale far chiarezza sul modo in cui questi dati bancari sono stati trafugati e poi trasmessi alla stampa. «Che siano state trovate tracce al domicilio di Blocher è ormai noto. Ma ciò che è accaduto in quel luogo dovrebbe interessare ogni partito che chiede la trasparenza. E questa non finisce a Herrliberg».

Una decisione politica

La reazione di Christoph Blocher non si è fatta attendere giovedì. L’ex consigliere federale ha definito la decisione una manovra «prettamente politica».

Dello stesso avviso anche la Basler Zeitung, secondo cui «da una maggioranza di centro sinistra della commissione non c’era altro da aspettarsi. Blocher ha portato alla caduta di Hildebrand, ha destabilizzato l’istituzione della Banca nazionale e per questo i parlamentari hanno molti motivi per regolare i conti».

«I politici non sono giudici. Anche se molti di loro sono giuristi. I politici non recitano il diritto, ma prendono decisioni politiche. Così è accaduto ieri con la Commissione del Consiglio degli Stati», prosegue il quotidiano basilese.

Per il Bund e il Tages Anzeiger, il caso Blocher mostra che «anche le commissioni parlamentari prendono decisioni altamente problematiche». È infatti la prima volta che una domanda di revoca dell’immunità viene valutata in base alla nuova regolamentazione, più restrittiva, che affida la decisione ai commissari e non al plenum.

«L’odio dello stratega dell’UDC nei confronti di Hildebrand è fanatismo e la partenza dell’ex presidente della Banca nazionale è deplorevole», scrivono i quotidiani. Eppure le denunce di Blocher hanno portato a un rafforzamento delle regole dell’istituto centrale. «Il fatto che Blocher non abbia diritto all’immunità in questo caso mostra che fino a quando saranno i parlamentari a giudicare altri parlamentari, non ci sarà imparzialità».

Così come la Basler Zeitung, anche il Bund e il Tages Anzeiger mettono in forte dubbio il fatto che le commissioni si siano espresse sulla base di un rapporto dei servizi del parlamento. «La domanda che ci si pone è se queste decisioni riposano su principi chiari», scrive il giornale basilese. «E a questo proposito i dubbi sono molti».

Un bonus da martire?

L’Aargauer Zeitung e la Südostschweiz vedono nel caso Blocher una «buffonata politica», che «non rinforzerà di certo la credibilità del parlamento». Ma anche la credibilità di Blocher è messa in dubbio.

L’ex ministro continua a ripetere di «aver fatto soltanto il suo dovere», «ma poi si prende dei privilegi parlamentari», senza però «cessare di criticare la classe politica». In questo caso, concludono i due quotidiani, Blocher farebbe meglio a «farsi più discreto aspettando la fine della procedura».

Bund e Tages Anzeiger non sottovalutano tuttavia le risorse del guru dell’UDC che negli ultimi mesi è stato più volte attaccato anche all’interno del suo stesso partito. Chissà, scrivono i quotidiani, che Blocher non sappia trarre vantaggio da questa «condizione di martire»….

In Svizzera i membri del parlamento e del governo godono di un’immunità assoluta per i propositi tenuti in ambito e in veste ufficiale. In tale ambito, nessuna sanzione civile, penale o disciplinare può essere pronunciata contro di loro.

Parlamentari e ministri beneficiano inoltre di un diritto d’immunità relativa per dichiarazioni e atti compiuti al di fuori delle attività ufficiali. Dal 5 dicembre scorso, questa immunità viene garantita però solo per le dichiarazioni e gli atti che hanno un rapporto diretto con la loro funzione.

Negli ultimi 30 anni, il parlamento si è pronunciato su 38 richieste di revoca dell’immunità politica di parlamentari e ministri. Soltanto una volta, nel caso della ministra dimissionaria Elisabeth Kopp, l’immunità è stata revocata.

Nei casi di tre deputati le Camere hanno ritenuto che gli atti contestati non avevano nessun rapporto con la loro attività parlamentare e hanno dato il via libera alla procedura penale.

Negli ultimi 20 anni, lo zurighese Christoph Blocher ha guidato l’Unione democratica di centro verso 4 successi elettorali consecutivi. Il partito di destra è diventato così il primo schieramento politico nazionale, mentre nel 1995 figurava ancora in quarta posizione.

Blocher è stato membro della Camera del popolo dal 1979 al 2003, anno in cui è stato eletto nel governo svizzero. Nel 2007, la maggioranza del parlamento si è rifiutata di riconfermarlo in carica.

Alle elezioni federali del 23 ottobre 2011 l’attuale vicepresidente dell’UDC è stato eletto di nuovo nella Camera del popolo.

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