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USA, la Corte suprema convalida il “muslim ban” di Trump

La Corte suprema statunitense ha convalidato martedì il controverso "Muslim ban" di Donald Trump, il decreto sull'immigrazione che impedisce permanentemente l'accesso al territorio statunitense di persone provenienti alcuni paesi a maggioranza musulmana.  

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Il testo aveva provocato scalpore quando era stato messo in vigore il 27 gennaio 2017 dalla Casa Bianca, una settimana dopo che Trump aveva assunto la carica di presidente. Martedì, per 5 voti a 4, i giudici della Corte suprema statunitense hanno consegnato a Donald Trump una delle vittorie più significative della sua presidenza. 

La decisione smentisce quelle delle giurisdizioni inferiori che in prima e seconda istanza avevano bloccato il decreto.

Cartello no muslim ban in una manifestazione davanti alla Corte suprema
A nulla sono valse le proteste davanti alla Corte suprema. Keystone

I giudici della corte suprema hanno stabilito che il testo non eccede l’autorità del presidente e non è contrario alla legislazione statunitense né al primo emendamento della Costituzione che proibisce la discriminazione religiosa. 

La decisione dà un grande potere di discrezione al presidente americano che ha ormai l’autorità di decidere chi può entrare nel paese. La lista, infatti, può essere allungata.

Attualmente le limitazioni all’accesso su suolo statunitense riguardano la maggior parte delle persone provenienti da: Iran, Libia, Somalia, Siria e Yemen. 

Trump aveva giustificato il decreto adducendo che le restrizioni sono un mezzo per lottare contro il terrorismo islamico, anche se, come hanno più volte sottolineato gli oppositori al testo, dall’attacco alle torri gemelle nel 2001, tutti gli attentati su territorio statunitense sono stati commessi o da americani o da persone provenienti da paesi non contenuti nella lista. 

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