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Il voto sui minareti sorprende il mondo

I minareti resteranno una rarità in Svizzera Ex-press

La notizia dell'inatteso sì al bando dei minareti uscito dalle urne domenica in Svizzera ha fatto il giro del mondo. Mentre i musulmani sono sotto shock, l'estrema destra in Europa esulta.

Sgomento e delusione sono i sentimenti predominanti nel mondo arabo e fra i musulmani in generale. Ma c’è anche molta voglia di capire e di farsi capire.

Contattato da swissinfo.ch, il rappresentante dell’Organizzazione della conferenza islamica (OCI) alle Nazioni Unite a Ginevra, Babacar Ba, ha parlato di “una porta aperta a un pericoloso processo di rimessa in causa di libertà fondamentali delle quali la Svizzera, in quanto garante delle Convenzioni internazionali, dovrebbe assicurare la protezione”.

Secondo Babacar Ba, occorre ora rafforzare la vigilanza di fronte al pericolo di un rigurgito islamofobo. Il timore è che il voto elvetico sia strumentalizzato a fini politici da elementi di estrema destra nel resto dell’Europa. Il rappresentante dell’OCI si appella quindi ai moderati di ogni campo per portare avanti “un dialogo costruttivo su tutte le questioni legate alla paura” e “fare un fronte comune contro gli estremismi di ogni tipo”.

La necessità di affrontare “la realtà delle paure represse e dei timori nascosti”, finora sottovalutati da autorità e dirigenti politici, è sottolineata anche dal gran muftì d’Egitto, Alì Gomaa. L’alto dignitario religioso rende omaggio alla capacità dimostrata in passato dalla Svizzera di integrare componenti culturali diverse e raccomanda di “dare ovunque la priorità alla costruzione di vere società capaci d’integrare la diversità e la differenza”.

Nessuno stupore, invece, per il pensatore musulmano direttore dell’Istituto Cordoba, negli Stati Uniti, Jaber Al-Alawani, il quale ha osservato che nel Vecchio Continente c’è molta islamofobia, considerata come una sorta di difesa dell’identità europea. Il suo invito ai musulmani di Svizzera è però quello di riprendere il proprio percorso “con calma e razionalità.

Una voce fuori dal coro è invece quella di Souad Sbai, la portavoce delle Donne marocchine in Italia. “È bene che ci sia un controllo sulle moschee. C’è un’avanzata radicale, in Europa e nel nostro paese, che ci preoccupa moltissimo e va fermata subito”, ha dichiarato all’agenzia di stampa italiana Ansa. “Gli estremisti religiosi, fanno diventare xenofobi pure gli arabi”, ha concluso la portavoce.

La destra italiana applaude

Nella vicina Repubblica il voto elvetico è stato seguito passo per passo. Sin dalle primissime proiezioni dell’istituto gfs.bern per la SRG SSR idée suisse che davano una vittoria dei sì all’iniziativa, i siti internet dei principali giornali italiani hanno messo in primo piano la notizia, che hanno poi costantemente aggiornato fino all’esito definitivo.

Le edizioni online dei grandi quotidiani italiani sono stati unanimi nel definire sorprendente il risultato, alla luce dei sondaggi prima del voto e degli schieramenti politici. I titoli si assomigliavano.

“La Svizzera dice no ai minareti e sì all’esportazioni di armi”, titolava il Corriere della Sera, “Svizzera, no ai nuovi minareti. La proposta passa con il 57,5%”, La Repubblica, “La Svizzera dice no ai minareti”, La Stampa, “Svizzera, vince il no ai minareti voluto dalla destra nazional conservatrice”, L’Unità, “Svizzera, no a nuovi minareti”, Il Messaggero e “Referendum in Svizzera: vittoria del no ai minareti”, Il Sole 24Ore. Quest’ultimo prevede che questo “segnale inatteso” sia “destinato a influenzare sia la scena politica sia quella economica”.

Oltre ai commenti provenienti dalla Svizzera, vari giornali online italiani hanno messo in risalto la reazione del ministro della Semplificazione normativa Roberto Calderoli (Lega Nord), il quale ha parlato all’Ansa di “un segnale chiaro”. “Quel che sembra emergere dalla scelta del popolo svizzero è da una parte il rispetto per la libertà di religione e dall’altra la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all’Islam”, ha affermato il ministro italiano.”È una cosa che dovrebbe far riflettere anche da noi”, ha aggiunto.

Sulla stessa lunghezza d’onda si sono espressi altri rappresentanti del suo partito. Così l’eurodeputato leghista Mario Borghezio: “Sull’Europa ormai quasi islamizzata sventola la bandiera biancocrociata della coraggiosa Svizzera, che vuole restare cristiana”, ha commentato.

Ad esultare in Italia non sono stati solo i Leghisti. Il presidente del gruppo del Popolo della libertà al Senato italiano Maurizio Gasparri, infatti, ha commentato: “Anche la paziente Svizzera si è stancata del dilagare di immigrazione e Islam. Lo conferma l’esito del referendum sui minareti. Anche in Italia dobbiamo proseguire nella politica del rigore. È un nostro pieno diritto”.

Ampio spazio alla notizia hanno dedicato anche i siti dei principali media degli altri paesi europei. Sul fronte americano, la CNN ha invece messo la notizia fra i titoli ma non in prima pagina. In ogni caso gli articoli sul voto elvetico pubblicati su internet si contavano a centinaia nell’attualità internazionale di domenica.

Sul fronte islamico, il corrispondente di Al-Jazeera in Svizzera Tamer Aboalenin getta acqua sul fuoco. Il giornalista non lo giudica come un risultato “ostile all’islam”, ma come un “voto di sfiducia del popolo elvetico”.

In generale, i siti online dei giornali di mezzo mondo domenica pur mettendo in risalto l’esito della votazione svizzera, hanno riportato i fatti ed eventualmente le reazioni, ma non hanno commentato la notizia. Una valanga di commenti, spesso infuocati, è invece giunta dagli internauti, che hanno preso d’assalto blog e forum on-line.

swissinfo.ch

Il 29 novembre l’elettorato svizzero ha votato su tre temi. Due iniziative popolari, denominate rispettivamente “Contro l’edificazione di minareti” e “Per il divieto di esportare materiale bellico” e un decreto federale, concernente la creazione di un sistema di finanziamento speciale per compiti connessi al traffico aereo.

Tutti i tre oggetti comportano una modifica costituzionale. Perciò, per essere avallati, necessitavano della doppia maggioranza del popolo e dei cantoni.

Governo e parlamento avevano raccomandato di respingere entrambe le iniziative e approvare il decreto. Oltre che sui tre temi federali, in 16 cantoni gli elettori sono stati chiamati a esprimersi su 21 oggetti di carattere regionale.

L’iniziativa popolare permette ai cittadini svizzeri di proporre una modifica della Costituzione. Per essere valida, il testo deve essere sottoscritto da almeno 100’000 aventi diritto di voto nell’arco di 18 mesi.

Il parlamento può decidere di accettare direttamente l’iniziativa, di rifiutarla o di allestire un controprogetto. In ogni caso, viene comunque organizzato un voto popolare. Per essere adottata, l’iniziativa deve ottenere la doppia maggioranza: quella dei cittadini e quella dei cantoni.

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