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Il turismo vuole dare una mano al clima

Gli svizzeri vorrebbero ridurre le emissioni di CO2, ma per questo non rinunciano alle vacanze. Keystone

Riuniti a Davos per una conferenza di tre giorni, i rappresentanti del turismo mondiale si sono impegnati a lottare spontaneamente contro il riscaldamento climatico.

I partecipanti alla conferenza organizzata dalle Nazioni unite e dalla Confederazione intendono inoltre sensibilizzare i turisti, affinché tengano conto dell’ambiente al momento di pianificare i loro viaggi.

Nella dichiarazione comune che è scaturita dalla tre giorni di Davos i rappresentanti degli organi dell’Onu per il turismo, l’ambiente e il clima come anche gli uffici del turismo di cento paesi hanno convenuto che il settore deve «rispondere rapidamente al cambiamento climatico» e prendere «misure concrete» per far diminuire le emissioni di gas a effetto serra.

Anche i turisti devono essere incoraggiati a tener conto dell’ambiente nella scelta dei viaggi e a ridurre il loro impatto sul clima.

La dichiarazione dovrebbe essere adottata ufficialmente in un incontro ministeriale a Londra in novembre.

Agendo spontaneamente, i rappresentanti del settore mettono le mani avanti. «Il rischio», ha spiegato Christopher Rodrigues, presidente dell’ufficio del turismo britannico VisitBritain, «è che il turismo sia demonizzato per il suo contributo alle emissioni di gas a effetto serra». Se questo dovesse accadere, al turismo «la regolamentazione sarà imposta».

In difesa delle risorse

Secondo un rapporto dell’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) presentato a Davos, il settore è responsabile di circa il 6% delle emissioni di gas a effetto serra nel mondo. A fare la parte del leone è il trasporto aereo che causa il 40% delle emissioni di CO2 legate al turismo. Seguono il trasporto automobilistico (32%) e l’alloggio (21%).

Da qui al 2020 il numero dei viaggiatori dovrebbe raddoppiare e se non si provvederà rapidamente ad una riduzione delle emissioni, le temperature potrebbero salire presto di quattro gradi centigradi. Questo significherebbe la fine del turismo e di conseguenza delle risorse economiche per molte regioni.

Caraibi, Mediterraneo, Sud-est asiatico, Oceano indiano e Pacifico dovranno fare i conti con cambiamenti nella disponibilità d’acqua, con la perdita di biodiversità, con un paesaggio e una produzione agricola alterati. Per non parlare dell’aumento del rischio di catastrofi naturali, dell’erosione delle zone costiere e dei danni alle infrastrutture.

Volare

Il rapporto dell’Onu giunge alla conclusione che per ridurre le emissioni di CO2 è necessario, tra le altre cose, limitare i voli sulle lunghe distanze: «Si consiglia fortemente di considerare il turismo da breve distanza come il principale motore economico per le regioni povere nel mondo. Non è opportuno fare affidamento solo sul turismo internazionale che viene da lontano».

Questa osservazione, che va contro gli interessi dei paesi in via di sviluppo e del settore dell’aviazione, non ha però trovato spazio nella dichiarazione di Davos.

Del resto anche il primo firmatario del rapporto, Daniel Scott della Waterloo University (Canada), ammette che i voli sulle lunghe distanze sono un’ancora di salvezza per molti paesi in via di sviluppo. «Per questo abbiamo bisogno di meccanismi per compensare le emissioni di CO2», spiega Scott a swissinfo.

Svizzeri ecologici, ma non in vacanza

A Davos era presente anche Roland Schmid, rappresentante per la Svizzera dell’agenzia viaggi Tui. Schmid ritiene che le agenzie possano influenzare le scelte dei loro clienti con delle offerte mirate. È possibile inoltre fare pressione sull’industria del turismo selezionando solo le compagnie aeree e gli alberghi che rispondono a determinati criteri.

Ma a swissinfo Schmid confida anche che le operazioni ecologiche nel settore turistico restano un’eccezione. E anche se nel quotidiano i clienti s’impegnano per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, quando si tratta di scegliere le vacanze questa attitudine passa in secondo piano.

swissinfo, Dale Bechtel, Davos
adattamento e traduzione, Doris Lucini

La seconda Conferenza internazionale sul mutamento climatico e il turismo si è tenuta a Davos dal 1° al 3 ottobre.
È stata organizzata dall’UNWTO in collaborazione con il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, l’Organizzazione meteorologica mondiale, il governo svizzero e il Forum economico mondiale.
L’incontro di Davos ha dato un seguito alla conferenza su clima e turismo che si è tenuta a Djerba (Tunisia) nel 2003.

Uno studio dell’Università di Berna, pubblicato il 3 ottobre, giunge alla conclusione che gli svizzeri hanno una coscienza ecologica sempre più sviluppata. Pochi però sono disposti a cambiare le loro abitudini di viaggio e a pagare di più per i biglietti aerei.

In Svizzera vengono venduti solo un migliaio di biglietti al mese comprensivi di sovrattassa volontaria per la compensazione delle emissioni di CO2. Si tratta di una compensazione che copre solo l’1-2% delle emissioni totali causate dai passeggeri svizzeri.

Nello studio bernese si legge che sommando tutte le miglia aeree percorse dagli svizzeri si arriva a più di un milione di giri del mondo l’anno.

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