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Il traffico illecito di armi nel mirino dell’ONU

La Svizzera è tra gli Stati che vogliono sradicare il commercio illegale di armi Keystone

La lotta contro il commercio illegale di armi leggere, nella quale la Svizzera gioca da anni un ruolo di primo piano, è al centro di un congresso internazionale apertosi a New York.

La Conferenza, organizzata dalle Nazioni Unite, intende valutare i risultati raggiunti negli ultimi 5 anni e capire ciò che resta da fare per sradicare questa “piaga globale”.

La riunione, iniziata lunedì, rappresenta la prima opportunità di fare il punto della situazione da quando, nel 2001, 170 Stati hanno adottato un programma d’azione per combattere il traffico illegale di armi leggere.

L’accordo ha fissato degli standard globali minimi per assicurare controlli efficaci delle esportazioni e delle importazioni, raccogliere e distruggere le armi, incrementare la sicurezza dei depositi e facilitare lo scambio d’informazione tra i paesi.

Tuttavia, secondo l’ONU, circa 1000 persone al giorno continuano a morire a causa delle pistole.

Fare sul serio

“Speriamo che gli Stati membri assumino un forte impegno per mettere in pratica il programma d’azione per prevenire, combattere e sradicare tutti gli aspetti del traffico illecito di armi leggere”, dice a swissinfo Ruedi Christen, portavoce della missione svizzera alla sede dell’ONU di New York.

In gennaio, un incontro preparatorio in vista di questa Conferenza di bilancio aveva permesso di constatare come alcuni paesi non riconoscessero la gravità della situazione.

Secondo Keith Krause, direttore del programma Small Army Survey di Ginevra, dall’inizio dell’anno il clima si è tuttavia migliorato ed ora gli Stati stanno facendo sul serio.

“Restano alcune lacune, ma rispetto a 5 anni fa si sono compiuti numerosi progressi in molti ambiti”, dice a swissinfo.

La Conferenza di New York si svolgerà sull’arco di due settimane e dovrebbe riunire circa 2’000 partecipanti: rappresentanti governativi, organizzazioni internazionali e società civile.

Fucili d’assalto

Uno dei grandi successi degli ultimi anni è stata l’introduzione di un nuovo strumento per identificare e rintracciare le armi leggere commerciate illegalmente. Tra queste, pistole, fucili d’assalto, mitragliatrici, granate così come piccoli lanciamissili portatili.

Nata da un’iniziativa congiunta di Svizzera e Francia, la proposta era stata adottata all’unanimità dall’Assemblea generale dell’ONU nel dicembre scorso. Nelle prossime due settimane Krause intende battersi per favorire la concretizzazione pratica dell’accordo.

Numerosi attivisti chiedono inoltre delle nuove norme internazionali riguardanti i rivenditori di armi, le loro esportazioni e i progressi nella distruzione dei depositi.

Venerdì scorso, il Financial Times aveva riportato la notizia che il governo inglese, dei produttori di armi e delle ONG quali Amnesty International e Oxfam stavano per lanciare un appello per un trattato globale sulla vendita di armi.

“Gli inglesi stanno spingendo a fondo per sviluppare un sistema armonizzato di principi e codici di comportamento. Gli Stati Uniti hanno già segnalato la loro disponibilità”, rileva Krause.

Nel corso della Conferenza, la Svizzera, portavoce di 42 Stati che hanno recentemente firmato il testo, presenterà “La Dichiarazione di Ginevra sulla violenza armata e lo sviluppo”. L’accordo obbliga i paesi firmatari a mettere in atto misure concrete per ridurre l’utilizzo di pistole.

“Speriamo che nuovi approcci come quello della Dichiarazione di Ginevra saranno discussi seriamente”, conclude Ruedi Christen.

swissinfo, Adam Beaumont, Ginevra
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)

Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel mondo esistono 640 milioni di fucili e pistole.
47 dei 49 conflitti attivi nel 1990 erano combattuti con armi leggere.
La cifra d’affari globale del traffico d’armi leggere è stimata a 5 miliardi di franchi all’anno (un quarto dei quali generati da traffici illeciti).
In Svizzera circolano da uno a tre milioni di armi leggere.

Da anni, la Svizzera gioca un ruolo molto attivo nella lotta alla proliferazione delle armi leggere.

Nel 2001, Svizzera e Francia hanno sottoposto all’ONU una proposta congiunta per marcare le armi in modo da poterle rintracciare più facilmente.

L’idea è stata ripresa dal Gruppo di lavoro ONU sul traffico illecito di armi leggere. Il Gruppo è presieduto dall’ambasciatore svizzero in Canada, Anton Thalmann.

Nonostante questi sforzi a livello internazionale, in giugno il Senato svizzero ha rifiutato di creare un registro nazionale delle armi.

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