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Il Ticino soffoca nelle polveri fini

Smog invernale in Ticino: valori identici a quelli della Lombardia ti-press

Smog invernale a livelli altissimi in Ticino. Per la prima volta in inverno le autorità cantonali sono state costrette ad introdurre il limite di velocità a 80km/h in autostrada.

L’emergenza ambientale ha riportato alla ribalta l’impatto dell’inquinamento sulla salute, che si manifesta anche con l’aumento del numero dei decessi.

I valori di inquinamento misurati in Ticino tra il 20 e il 26 febbraio 2008 sono identici a quelli della Lombardia. A balzare all’occhio la situazione di Chiasso e Mendrisio: nei giorni scorsi la concentrazione delle polveri fini era superiore rispetto a quella misurata nella cittadina italiana di Como e identica a quella riscontrata a Milano il 25 febbraio.

L’emergenza ambientale ha spinto per la prima volta l’autorità cantonale a introdurre in inverno la misura di riduzione della velocità in autostrada da 120 a 80 km/h (nel tratto che va da Chiasso a Taverne).

Limite revocato domenica mattina, grazie al vento che ha spazzato via parte dello smog. Per i Verdi ticinesi, tuttavia, ridurre il limite di velocità quando si presenta l’emergenza non basta. Si deve fare di più: “Occorre assumersi le proprie responsabilità di esseri umani prendendo provvedimenti anche drastici e impopolari”.

Se l’aria malata uccide lentamente

Ormai non ci sono più dubbi: in Svizzera le persone che muoiono prematuramente ogni anno a causa dell’aria contaminata dall’inquinamento, sono parecchie. Le polveri fini e l’ozono in concentrazioni elevate possono dunque essere letali.

Nei giorni scorsi il dottor Marco Pons, pneumologo e primario all’Ospedale Civico di Lugano, ha ricordato che a causa dell’inquinamento è stato accertato un aumento della mortalità legata alle malattie cardiache e polmonari.

“A lungo termine – ha spiegato il medico – la speranza di vita con un’esposizione regolare a polveri fini, diminuisce. A breve termine si può aggiungere che per ogni 10 microgrammi per metrocubo di polveri fini, si registra un aumento del tasso di mortalità globale dello 0,2-0,6% e un aumento dell’1-1,5% di ricoveri per asma e bronchite cronica”.

“Un incremento anche di breve periodo dell’inquinamento da polveri fini o da ozono basta a far crescere il numero di decessi”, afferma dal canto suo Peter Straehl della sezione Qualità dell’aria dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

Dati allarmanti

Le dichiarazioni di Peter Straehl – riportate in un comunicato stampa dell’UFAM dell’anno scorso, ma ancora attualissime – si basano sullo studio Apheis II. Si tratta di una ricerca condotta in venti Paesi europei su mandato dell’Unione europea (UE), nel quadro della quale sono stati esaminati anche i dati provenienti dalle città di Zurigo, Basilea e Ginevra.

I risultati dell’indagine europea, leggiamo ancora nella nota stampa, confermano quelli di precedenti studi dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), secondo cui sarebbero in totale 40 mila le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico in Francia, Svizzera e Austria.

L’Ufficio federale dell’ambiente ricorda che quasi il 10 per cento dei casi raccolti e documentati nello studio, è registrato in Svizzera, dove il numero di decessi oscilla tra le 3000 e le 4000 unità.

I più colpiti sono i grandi agglomerati urbani di Zurigo, Basilea e Ginevra insieme al Ticino, dove il valore limite annuo per le polveri fini – 20 microgrammi per metro cubo d’aria – è regolarmente superato, creando una situazione particolarmente critica dal punto di vista sanitario.

Le traiettorie dello smog

Il fenomeno dello smog importato, che rappresenta comunque una realtà, non permette evidentemente di abbassare la guardia nella lotta contro l’inquinamento, che rimane uno dei temi che maggiormente preoccupa la popolazione svizzera.

Sia in estate che in inverno si osserva un importante effetto di inquinamento importato. Uno studio dell’Università di Heidelberg, mostra come la pianura Padana (che copre anche la Lombardia) rappresenti una delle maggiori fonti d’emissione di sostanze inquinanti a livello europeo. Una conferma in tal senso viene anche da uno studio dell’Istituto Paul Scherrer (IPS), secondo cui “una quantità importante, oltre il 50%, di inquinamento, giunge dalla Lombardia”.

Per quanto concerne l’inverno e le polveri sottili (PM10), l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), ha pubblicato uno studio comparativo tra i vari agglomerati svizzeri. In base ai dati si evince che in Ticino vi è un valore di fondo circa il doppio rispetto al resto della Svizzera. In pratica significa che anche interrompendo tutte le attività sul territorio cantonale per tutto l’anno, in Ticino si verificherebbe comunque un superamento del valore limite annuo (20 µg/m3).

Più coraggio nelle misure anti-smog

Se è perfettamente naturale che i Verdi chiedano al Governo ticinese di agire “tempestivamente e con coraggio per il bene e la salute dei cittadini, mettendo in atto misure vincolanti anche drastiche”, l’aria pesante di questi giorni ha spinto il pneumologo Marco Pons a lanciare un appello per sensibilizzare i politici di tutta la Svizzera sulla situazione ticinese.

Intanto lo sguardo è stato puntato verso il cielo per tutta la settimana scorsa, sperando nell’aiuto della meteo. E grazie al vento di sabato, che ha permesso l’abbassamento dei valori di polveri sottoli, la misura della riduzione della velocità è stata revocata. Ma nella sostanza il problema resta sempre dietro l’angolo.

swissinfo, Françoise Gehring

L’inquinamento formato dalle polveri fini sospese in aria, è definito anche smog invernale. Esso, infatti, è caratteristico dei mesi invernali, quando la situazione meteorologica (in particolare l’inversione termica) impedisce il ricircolo dell’aria e favorisce l’arricchirsi delle sostanze inquinanti nell’atmosfera.

Un’altra causa della periodicità di questo fenomeno è l’abbassamento delle temperature e l’utilizzo del riscaldamento che è una delle fonti di polveri fini.

Le polveri fini sono dannose per la salute in quanto le loro dimensioni sono tali da essere respirabili. Più è piccola una particella e più essa riesce a penetrare nel sistema respiratorio fino a raggiungere gli alveoli polmonari.

La composizione dell’inquinamento da polveri fini risulta essere variabile: è l’origine delle particelle che determina il miscuglio. Esso può contenere ad esempio solfati, nitrati, metalli pesanti, ammonio, carbonio organico.

I limiti fissati dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico (OIAt) sono di 50 µg/m3 per la media giornaliera e 20 µg/m3 per la media annua.
tutto il territorio cantonale. (Fonte. Dipartimento del Territorio)

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