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La Cina vuole esercitare tutto il suo peso all’ONU

Il potentissimo Xi Jinping, un “leader responsabile” in Svizzera

Souvenir venduti sulla piazza Tienanmen a Pechino che raffigurano Mao Zedong (al centro) e Xi Jinping (a destra). Reuters

Su invito del governo elvetico, il presidente cinese arriva in Svizzera domenica per una visita di Stato che attraversa la Confederazione, passando per la capitale Berna, il WEF a Davos, la sede europea delle Nazioni Unite a Ginevra e il Comitato Olimpico a Losanna. Un viaggio che dovrebbe permettere a Xi Jinping di mostrare il suo attaccamento agli accordi di libero scambio e all’ONU.

“Già il semplice fatto che vi sia questa visita di Stato è un avvenimento. Il presidente cinese è uno degli uomini più sollecitati del mondo. Questa visita è sicuramente una grande opportunità per la Svizzera”, si entusiasma Blaise Godet, ex ambasciatore svizzero a Pechino e presidente della sezione francofonaCollegamento esterno della Camera di commercio Svizzera-Cina.

Una gioia condivisa da Klaus Schwab, il celebre fondatore del Forum economico mondiale (WEF), che all’edizione 2017Collegamento esterno del grande appuntamento annuale di Davos avrà Xi Jinping come guest star. È la prima volta che un presidente cinese partecipa al convegno dei leader dell’economia globalizzata (global leaders, nella terminologia del WEF).

Nella conferenza stampa di presentazione del programma del 47° WEF, in agenda dal 18 al 20 gennaio, Klaus Schwab ha detto di attendersi che a Davos “il presidente Xi mostri come la Cina assumerà un ruolo di leadership responsabile e sensibile negli affari mondiali”.

Esperto della Cina, il docente dell’università di Losanna Antoine KernenCollegamento esterno conferma: “La Cina desidera cambiare l’immagine di un paese che non farebbe altro che approfittare del libero scambio e della globalizzazione (come denuncia il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, Ndr.), per presentarsi come potenza che assume le proprie responsabilità sulla scena internazionale. “Un ruolo già illustrato con l’accordo di Parigi sul clima, ratificato da Pechino lo scorso settembre.

Questo allorché Donald Trump ha ribadito il suo scetticismo sul riscaldamento climatico, dopo aver inviato un tweet nel 2012 in cui affermava che si trattava di un “concetto inventato dai cinesi per impedire all’industria statunitense di essere competitiva”.

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Xi Jinping dovrebbe inoltre dimostrare il suo attaccamento ad un’istituzione che Donald Trump vede come il fumo negli occhi: l’ONU. Ciò a Davos, dove ci sarà anche il nuovo segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, e a Ginevra e presso la sede europea dell’ONU. Anche in quest’ultima sede, dove si recherà dopo Davos, secondo la rete China Global Television Network, Xi Jinping dovrebbe prendere la parola.

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La Cina, come la Russia, è un “alleato della Ginevra internazionale” vista come un contrappeso a Bruxelles e a New York, la sede esecutiva delle Nazioni Unite, rammenta Blaise Godet.

Creatore e animatore di SinOpticCollegamento esterno, un sito dedicato alle relazioni tra la Svizzera e la Cina, Gérald Beroud ricorda da parte sua che la Cina fornisce uno dei più grossi contingenti di Caschi blu per le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite ed è al secondo posto dei finanziatori del bilancio di tali operazioni, dopo gli Stati Uniti. Egli osserva poi che la Cina ha quattro ambasciatori in Svizzera: uno a Berna e tre a Ginevra.

Di fronte all’incertezza del mondo

Il leader cinese userà questa visita per mostrare un maggiore impegno del suo paese all’ONU e sulla scena internazionale?

Professore presso l’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra, Lanxin Xiang ne è convinto. “Non ho alcun dubbio che sottolineerà l’importanza delle Nazioni Unite e delle altre organizzazioni multilaterali. Ci sono troppe incertezze, impersonate tra l’altro da Donald Trump. Nella prima metà di quest’anno, la Cina dovrebbe apparire più reattiva sulla scena internazionale. Sarebbe dunque contenta di vedere altri paesi reagire a questa incertezza. Perché c’è ancora spazio per coordinarsi con l’UE e con altri paesi”, ha detto al telefono da Pechino.

Sulla medesima onda è Gerald Beroud: “La diplomazia cinese è una delle più attive al mondo. La Cina ha bisogno di essere in contatto con i suoi partner, nel momento in cui a livello internazionale si stanno muovendo tutte le linee”.

L’economia globale è al centro di questi cambiamenti. La Cina è uno dei principali attori e beneficiari. Ma è anche una vittima, a causa dell’inquinamento generato e delle disuguaglianze che colpiscono la sua popolazione. Danni collaterali che il presidente cinese cerca di minimizzare, con la lotta alla corruzione e all’inquinamento, rafforzando al contempo il controllo ideologico del Partito comunista cinese. Ciò mentre in Occidente, globalizzazione e accordi di libero scambio sono nel mirino delle critiche dei partiti nazionalisti che hanno il vento in poppa.

Xi Jinping nelle vesti di Mao

“Xi Jinping cerca di consolidare il suo bilancio internazionale in vista del 19° congresso del Partito comunista cinese”, che si terrà alla fine di questo anno, che segnerà la fine del primo mandato di 5 anni del presidente cinese, rileva Antoine Kernen. Secondo lo specialista, la linea difesa da Xi Jinping negli ultimi anni dovrebbe continuare. “Xi Jinping ha ‘ripersonalizzato’ il potere, mentre i suoi predecessori sostenevano una direzione collettiva. Di conseguenza, si assiste al ritorno del culto della personalità, come sotto il regno di Mao Zedong, una figura riabilitata da Xi Jinping”.

Il controllo del regime sulla società cinese si è fortemente rafforzato, sottolineano i difensori dei diritti umani e molti osservatori. “In Cina, i miei interlocutori sono molto attenti a quello che dicono. La paura è tornata”, osserva Antoine Kernen.

Petizione svizzera per i diritti umani

Motivo per cui un gruppo di personalità svizzere ha lanciato una petizione onlineCollegamento esterno indirizzata al parlamento e al governo elvetici, come pure alla presidenza del WEF. Intitolato “Talk to China”, il testo chiede in particolare ai destinatari di promuovere il dialogo pubblico con Xi Jinping, al fine di ottenere da parte cinese il rispetto dei diritti umani, delle libertà di espressione e di circolazione e della protezione dell’ambiente.

Composto di professori universitari, imprenditori, giornalisti, avvocati, registi e scrittori, il gruppo che ha promosso la petizione ricorda che il tema dell’edizione 2017 del WEF è la leadership responsabile: il Forum di Davos è dunque un’occasione unica per discutere apertamente di alcune questioni delicate con il leader cinese. “Occorrerà provare e dimostrare il senso di responsabilità con i fatti, non con semplici parole”, ha puntualizzato in dichiarazioni alla stampa il professore di diritto ed ex procuratore generale ticinese Paolo Bernasconi, uno dei promotori della petizione.

Libero scambio: l’esempio svizzero

“La Svizzera è l’unica economia avanzata occidentale che ha concluso un accordo di libero scambio con la Cina. Si tratta del tipo di accordo che la Cina vorrebbe avere con altre potenze economiche. Sia praticamente che simbolicamente, la Svizzera è diventata sempre più importante in questo contesto”, afferma il professor Lanxin Xiang.

Antoine Kernen, docente all’università di Losanna, rincara: “L’accordo di libero scambio tra la Cina e la Svizzera (in vigore dal 1° luglio 2014, Ndr) è un modello che Pechino desidererebbe estendere ad altri paesi occidentali”.

Dopo la Brexit, il Regno Unito, che sarà rappresentato a Davos dalla prima ministra Theresa May, ha manifestato interesse per un tale accordo con la Cina.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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