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Il simbolo svizzero di Milano rimarrà tale

Keystone

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz vuole risolvere i problemi del Centro svizzero di Milano senza venderlo. Separarsene non sarebbe nell'interesse della Confederazione.

La vendita era stata prospettata dall’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica per il quale il Centro non rende a sufficienza e non è amministrato in modo ottimale.

Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz ha messo fine alle speculazioni sul futuro del Centro svizzero di Milano annunciando ai suoi colleghi di governo di voler risolvere i problemi esistenti senza per questo arrivare ad una vendita del complesso edilizio.

Eppure, solo qualche giorno fa, lo stesso Merz affermava che la cessione del Centro svizzero – un grattacielo di venti piani con annesso edificio – era una possibilità da non scartare. Ma ora, ha confermato il portavoce del Dipartimento federale delle finanze, una vendita è praticamente esclusa «per motivi di opportunità politica».

La palla torna ora al direttore dell’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL), Gustave Marchand, che dovrà mettersi a tavolino con il presidente della commissione d’amministrazione del Centro, Luca Minoli. L’obiettivo è quello di trovare delle soluzioni alternative che permettano alla Confederazione di ricavare di più dai suoi edifici milanesi.

Dure critiche al progetto di vendere

Il dietrofront del governo elvetico non stupisce più di tanto se si considerano le dure critiche rivolte al progetto dell’UFCL dalla comunità svizzera in Italia e da diversi ambienti politici in Svizzera.

Martedì, il governo del canton Ticino aveva fatto sapere a Berna che avrebbe interpretato come uno schiaffo la vendita del Centro, considerato un simbolo irrinunciabile della presenza svizzera in Italia.

Gli edifici del centro ospitano il consolato generale elvetico, la camera di commercio, Svizzera turismo e la Società svizzera. Si tratta d’istituzioni che o sono esentate dal pagare l’affitto o versano delle cifre inferiori al prezzo di mercato. Da qui la scarsa redditività finanziaria del più grande edificio della Confederazione all’estero.

swissinfo e agenzie

Il complesso che ospita il Centro svizzero di Milano è stato progettato dall’architetto Armin Meili, già direttore dell’Esposizione nazionale del 1939 di Zurigo, ed è stato inaugurato nel 1951.

La costruzione del primo dei due edifici, la cosiddetta “Casa Bassa”, iniziò nel 1949, sul terreno dell’antico albergo Cavour, l’hotel di Gabriele d’Annunzio.

Nel 1952 seguì l’inaugurazione della “torre”, che con i suoi 20 piani e 80 metri d’altezza fu il grattacielo più alto di Milano fino al 1960, quandò fu portato a termine il “Pirellone”.

Fin dall’inizio, nel nuovo complesso si installarono le principali istituzioni elvetiche. Tra di esse anche la Società svizzera di Milano, all’origine del progetto, che ritrovò così una sede, dopo che nel 1943 il suo edificio in via Disciplini andò distrutto in un bombardamento aereo.

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