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Il signore degli anellidi

Al sole preferisce il buio, ma per un anno sarà sotto le luci della ribalta Heidi und Hans-Jürgen Koch / Pro Natura

Pro Natura ha scelto il lombrico quale animale dell'anno per il 2011: una bestiola certamente non maestosa, ma indispensabile per garantire la buona qualità del suolo. L'azione vuole sottolineare la necessità di gestire in modo accorto questa risorsa.

Quelli che ci capita di vedere passeggiando in campagna o lavorando in giardino sono soltanto la punta dell’iceberg: i prati verdi possono infatti “ospitare” fino a quattro milioni di lombrichi per ettaro.

«Il lombrico è un piccolo aratore che contribuisce in modo fondamentale a mantenere fertile il terreno in Svizzera», afferma Serena Wiederkehr di Pro Natura Ticino.

«Focalizzando l’attenzione su di lui, abbiamo voluto evidenziare l’importanza di preservare il suolo, elemento indispensabile per la nostra esistenza», aggiunge. Il suolo – ricorda – offre spazio vitale e nutrimento, assicura il naturale ciclo dell’acqua, fornisce materie prime minerali, calore terrestre e rappresenta la base per la varietà paesaggistica.

Tra la quarantina di specie diverse di lombrico che vivono in Svizzera, Pro Natura ha dunque deciso di premiare a nome di tutta la categoria il Lumbricus terrestris, il più conosciuto. In particolare, nella motivazione ufficiale l’associazione ecologista sottolinea di voler «rendere omaggio a un modesto e instancabile lavoratore, spesso misconosciuto […] e artefice di terre feconde».

Toccasana per il terreno

La potenza dei lombrichi è notevole: la lunghezza complessiva delle gallerie – scavate allungando e contraendo il corpo – può raggiungere i 900 metri al metro cubo. Per nutrirsi, il lombrico trascina nel suo cunicolo fogliame e residui del raccolto, li lascia predigerire da funghi e batteri e li ingerisce solo dopo, essendo privo di denti.

In un prato verde mediamente colonizzato, un milione di lombrichi produce fino a 100 tonnellate di humus per ettaro e anno. Tale humus contiene fino a 5 volte più azoto, 7 volte più fosforo e 11 volte più potassio della terra circostante: grazie a questo concime completamente naturale i lombrichi forniscono pertanto un contributo sostanziale all’approvvigionamento di sostanze nutritive delle piante.

Ma non solo: i lombrichi provvedono pure all’ossigenazione del suolo, ne aumentano l’assorbimento idrico e facilitano la crescita delle radici. L’animale si è anche dimostrato un efficace antidoto biologico ai parassiti che minacciano la frutticoltura: trascinando nel suolo – fino a 3 metri di profondità – il fogliame caduto degli alberi e cibandosene, eliminano anche gli organismi nocivi che possono danneggiare le coltivazioni.

Le qualità del lombrico lo rendono interessante anche per allevamenti, in quanto può persino essere utilizzato come integratore proteico di mangimi animali, per la trasformazione ecologica di qualsiasi materiale organico biodegradabile e naturalmente come esca da pesca. «I lombrichi possono pure essere impiegati – unitamente al compost – per concimare e rivalorizzare terreni poco fertili», precisa Wiederkehr.

C’è nemico e nemico

I lombrichi costituiscono una fonte importante di proteine per molti animali, che sono i suoi nemici naturali: in particolare gli uccelli, la talpa, la martora, il riccio, il toporagno, il rospo, la rana, la salamandra pezzata, il centopiedi, le formiche, la volpe e il tasso.

«Questi, però, non rappresentano un problema per la sopravvivenza del lombrico. Infatti non è l’animale stesso a essere messo in pericolo direttamente, bensì il suo habitat, ovvero il suolo. E all’origine di questa minaccia c’è l’uomo: basti pensare che in Svizzera si calcola che ogni secondo scompare un metro quadrato di terreno agricolo», sottolinea Serena Wiederkehr.

Agricoltura biologica

L’utilizzo di fertilizzanti chimici, di prodotti fitosanitari e di pesticidi costituisce un altro problema maggiore: «Queste sostanze passano attraverso la cuticola [strato protettivo che riveste esternamente il corpo di animali invertebrati come gli anellidi] e nel contempo inquinano la materia vegetale di cui si nutre il lombrico».

Senza contare «l’agricoltura intensiva, con l’impiego di macchinari pesanti che schiacciano il terreno e lo rendono de facto inabitabile per i vermi, i quali non riescono più a penetrarvi».

Le soluzioni miracolose a questi problemi non esistono, constata Pro Natura: se si vuole continuare a garantire un habitat adeguato al lombrico è necessario dar prova di buon senso nell’utilizzo delle superfici non edificate e affidarsi il più possibile all’agricoltura biologica.

Il lombrico è un anellide ermafrodita, sprovvisto di orecchie, naso e occhi. Grazie a cellule fotorecettrici alle due estremità è tuttavia in grado di distinguere il buio dalla luce.

Per orientarsi nel sistema di gallerie i lombrichi possono contare sul loro senso tattile e gravitazionale. Inoltre sono in grado di percepire le vibrazioni, ciò che spesso consente loro di mettersi in salvo quando un predatore si sta avvicinando.

Il sangue del lombrico è pompato da 5 paia di «cuori» e circola attraverso un sistema vascolare. I lombrichi non hanno polmoni ma respirano l’ossigeno attraverso la cuticola.

I lombrichi sono in grado di sollevare fino a 60 volte il proprio peso. In rapporto alla loro grandezza, figurano quindi tra gli animali più forti della terra.

Essendo animali eterotermi, i lombrichi non possiedono un meccanismo di autoregolazione della temperatura corporea. Durante i periodi di siccità in estate e di gelo in inverno si ritirano in profondità: se le condizioni sono estreme, si arrotolano in una cavità tappezzata d’escrementi e cadono in uno stato di torpore. Non appena le condizioni migliorano, ritornano in attività.

Il Lumbricus terrestris vive indicativamente da 4 a 10 anni in allevamento, da 2 a 3 in natura.

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