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Il ritorno di Tanner nel territorio del Pardo

La magia (ri)comincia Pardo.ch

Si alza il sipario sulla 63esima edizione del Festival del film. Un’edizione snellita che parte, secondo il critico cinematografico Mariano Morace, con buone premesse. Tra le figure di spicco presenti a Locarno, Alain Tanner.

«Sono felice di tornare a Locarno per ricevere questo prestigioso riconoscimento», commenta Alain Tanner. «È un festival a cui sono molto affezionato, che ho sempre sostenuto e che ho molto a cuore».

Nel motivare la scelta dell’assegnazione del Pardo d’onore, il nuovo direttore artistico Olivier Père rileva che «i film di Alain Tanner, testimoni attenti del loro tempo, hanno saputo essere anche critici e osato avventurarsi nel mondo del sogno, della poesia, del desiderio e della rivolta. I film di Tanner sono da annoverare tra le nuove cinematografie più belle del mondo che hanno segnato profondamente diverse generazioni di spettatori».

Buone premesse sulla carta

Il Festival, dunque, quest’anno porta la firma di Père le cui scelte, secondo il giornalista e critico cinematografico Mariano Morace (membro della commissione di selezione della Semaine de la critique), promettono bene. «Sono stato molto contento quando Olivier Père è stato nominato alla direzione artistica, perché, conoscendo il suo lavoro a Cannes, ritengo che sia una persona preparatissima».

«Sulla carta il programma mi piace. Père – spiega a swissinfo.ch Mariano Morace – ha proceduto a scelte coraggiose, come quella di ridurre il numero di film, di mettere ordine nelle sezioni, di dare un’impronta più precisa al Festival che, in questi ultimi anni, era andata un po’ smarrita in questa voglia di fare vedere di tutto e di più».

«Mi è piaciuto in particolare – continua Morace – la scelta di tornare a retrospettive serie, valide e importanti dal punto di vista della storia del cinema. Ricordo che Locarno è sempre stata famosa per questa sezione».

Omaggio ad Alain Tanner

Tra i diversi eventi in programma, quest’anno il Festival rende omaggio anche ad Alain Tanner, il regista ginevrino. «Peccato che questo riconoscimento –annota Morace – non sia stato attribuito l’anno scorso. Sarebbe coinciso con due anniversari piuttosto importanti: gli 80 anni di Tanner e i 40 anni dal Pardo d’oro con il film Charles mort ou vif».

Un dettaglio che non minimizza l’importanza del premio. «Alain Tanner – ricorda il critico ticinese – può essere considerato a tutti gli effetti uno dei padri del cinema svizzero. Certo, il cinema svizzero esisteva anche prima degli anni Sessanta. Ma è proprio grazie a Tanner e agli atri componenti del Gruppo dei 5 –ossia Claude Goretta, Jean-Louis Roy, Michel Soutter e Jean-Jacques Lagrange, poi sostituito da Yves Yersin – che il cinema svizzero ha iniziato una nuova epoca».

«Per prima cosa – continua Morace – il Gruppo dei 5 ha instaurato un rapporto forte con la televisione. Era fondamentale ed è tutt’oggi fondamentale. Potremmo dire che il cinema svizzero non esiste senza la televisione svizzera e, un po’, anche viceversa. Nel senso che la TV vive anche grazie agli autori del cinema elvetico. Loro hanno instaurato questo primo rapporto e consolidato questa modalità produttiva, ossia essere autori a tutto tondo: registi, produttori».

Un giovane di 81 anni

Secondo Mariano Morace, Alain Tanner è stato uno dei promotori dell’introspezione attraverso il cinema, di questa voglia di guardare all’interno del proprio paese, di analizzare, discutere e proporre. «Non solo quindi con il linguaggio puro del documentario, ma con un occhio autoriale e quindi di interpretazione. Alain Tanner, i compagni del Gruppo dei 5 e molti altri – primo fra tutti Daniel Schmid – sono stati, allora, gli animatori indiscussi del Nuovo cinema svizzero».

Per quanto riguarda Alain Tanner e le caratteristiche del suo cinema, possiamo dire che sia un giovane di 81 anni? «Gli ultimi lavori di Tanner – precisa Mariano Morace – mostrano una certa stanchezza. Ma attenzione, stanchezza come espressione di una forma di disincanto e di disillusione. Oggi il suo sguardo è più distaccato e il suo approccio al cinema per forza di cose è cambiato. Ma sicuramente ha ancora mantenuto l’entusiasmo degli esordi. Sì, in fondo accetto benissimo la definizione di giovane di 81 anni».

Analisi, utopie, confessioni

Quali le caratteristiche del cinema di Tanner che meritano una sottolineatura? «Direi l’utopia, che in fondo attraversa la sua analisi sociale e storica della realtà svizzera. La volontà del regista ginevrino di proporre delle utopie, è molto presente nelle sue opere. Penso in particolare a Jonas qui aura 25 ans en l’an 2000, sicuramente uno dei suoi film più belli. Ma anche a Les Années Lumière e Charles mort ou vif».

E se le chiedessi il suo preferito? «Me ne faccia citare almeno tre» afferma ridendo. «Charles mort ou vif perché ci ha fatto scoprire meravigliosamente l’autore, Jonas qui aura 25 ans en l’an 2000 per il miscuglio di ironia e utopia. E poi c’è un terzo film che mi ha scosso per la sua forza ed intensità dirompenti, Une flamme dans mon coeur. Un pugno nello stomaco, un film che lui ha sentito in modo molto personale, una confessione intima senza pudori».

Locarno, che sente un po’ anche sua

Tanner, molto amato in Francia ma apprezzato anche in Italia, con Locarno ha avuto un rapporto speciale, oltre al Pardo d’oro vinto nel 1969. «Il Festival ha proposto molti film di Tanner, che considera Locarno un po’ sua, perché è qui che ha preso avvio una carriera che lo ha portato lontano».

«Ricordo con piacere le interviste che ho fatto con lui. E’ un uomo molto disponibile e generoso, con una grande voglia di parlare, di spiegare, di raccontare. Le sue interviste non erano mai un obbligo a cui l’autore si piega per promuovere il proprio lavoro. Lo ricordo- conclude Morace – come fosse ieri, nei giardini del Grand Hotel ad animare le lunghe notti del Pardo per continuare, in fondo, a vivere di cinema anche dopo le proiezioni».

Françoise Gehring, Locarno, swissinfo.ch

La 63esima edizione del Festival internazionale del film di Locarno si tiene dal 4 al 14 agosto 2010.

Durante l’edizione 2010 saranno presentati 280 film tra corti, medi e lungometraggi, suddivisi in una decina di sezioni. Cinquanta le anteprime mondiali, una ventina le opere prime.

Nel concorso internazionale saranno proiettati 18 film provenienti da ogni parte del mondo; due film svizzeri in corsa per il Pardo d’oro.

Nato a Ginevra nel 1929, Alain Tanner realizza il suo primo lungometraggio per il cinema nel 1969, Charles mort ou vif, premiato con il Pardo d’oro al Festival di Locarno. Due anni dopo, La salamandra (1971) è visto nella sola Parigi da 200mila spettatori.

Alain Tanner emerge come uno dei principali esponenti del «nuovo cinema svizzero» portando una ventata di giovinezza e di libertà ben oltre le frontiere nazionali.

Oltre a numerosi documentari per la televisione e per il cinema, Alain Tanner ha firmato 19 lungometraggi di finzione, selezionati dai più importanti festival internazionali, tra cui Jonas che avrà vent’anni nel 2000 (1976), Dans la ville blanche (1983), Gli anni luce (1981, Grand Prix speciale della Giuria a Cannes), Une flamme dans mon cœur (1987), Fourbi (1996), e infine Paul s’en va (2004), film che segna il suo addio al mondo del cinema.

Il Pardo d’onore del Festival di Locarno premia ogni anno uno o più grandi cineasti contemporanei. Dopo Jean-Luc Godard (1995) e Daniel Schmid (1999), Alain Tanner è il terzo regista svizzero a ricevere questo premio.

Il regista parteciperà ad un incontro con il pubblico in programma il 11 agosto, alle ore 10.30 allo Spazio Forum.

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