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Il razzismo che uccide e lo sdoganamento dell’insulto

ansa tvsvizzera

L'insulto alla moglie, la reazione di difesa, la lite, e il pugno che lo uccide. Emmanuel era fuggito con lei, Chinyvery, dalla Nigeria. Per sottrarsi alla violenza terrorista di Boko Haram. Era approdato a Fermo, nell'entroterra marchigiano, a pochi chilometri da Porto San Giorgio, da quella costa adriatica che si sta riempiendo di bagnanti. Profugo e ospite, con altri connazionali, della locale diocesi. In salvo dai jihaddisti africani, e morto in Italia per mano di un ultrà, già noto alla polizia, soggetto a "Daspo" (proibizione di entrare negli stadi), e razzista. "Scimmia africana", aveva urlato a Chinyvery, provocando la risposta (eccessiva?) di chi probabilmente non si è sentito soltanto offeso ma anche e soprattutto in pericolo.

Vicenda esemplare di come, purtroppo, le parole hanno un peso. E a furia di sdoganare anche le più brutali, gratuite e inverosimili, si seminano micidiali veleni. Ricordate? “Ha le sembianze di un orango”, fu l’insulto rivolto dal parlamentare leghista Roberto Calderoli a Cecile Kyenge, che l’allora premier Letta aveva avuto il coraggio di nominare ministro per i programmi di integrazione. Alzata di scudi. Ma era una critica politica, non un’ingiuria, lo difesero invece i suoi compari e amici politici.

Ma il peggio venne dopo. Quando il Senato della Repubblica negò l’autorizzazione a procedere nei confronti dello stesso Calderoli affinché fosse processato per istigazione all’odio razziale, concedendo di procedere soltanto per l’accusa di diffamazione. L’ex ministro di centro-destra venne “salvato” anche grazie al voto contrario di decine di voti del Pd e di alcuni della sinistra radicale SEL. “Ricorrerò alla Corte europea”, tuonò il Senatore della Lega per togliersi di dosso anche il sospetto della diffamazione. Non risulta che l’abbia mai fatto.

Storia di “cattivi maestri”, a destra e a sinistra. Ora, di fronte all’omicidio di Emmanuel, il ministro degli interni Angelino Alfano (quello del fratellino assunto amichevolmente da Poste italiane e del padre impegnatissimo a scrivere lettere di raccomandazione) sostiene che questa volta c’è anche “l’aggravante del razzismo”. Ma va? Coerenza a geometria variabile. Cioè: vergognosa e colpevole incoerenza.

Del resto, in un dibattito politico sempre più orientato all’insulto personale piuttosto che al confronto di opinioni anche aspro, proprio la Camera Alta (e non si sa esattamente in cosa sia…superiore) è stata ancora di recente teatro di gesti osceni: dal senatore che si porta la mano alla bocca simulando la fellatio, al suo collega che con le mani indica le parti basse del corpo, esattamente come le tifoserie da stadio.

Di esempi ce ne sono un’infinità, anche nel campo giornalistico. Riflessioni e dibattiti su questo sdoganamento generale e contagioso del vituperio usato come arma non del pacifico contendere ma dell’offensivo contundere? Praticamente nulla. Si continua a banalizzare anche l’insulto peggiore, a sorriderne, a divertirsi. L’esempio vien dall’alto? E allora, cosa potrà mai essere quel “faccia di scimmia”?

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