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Il progetto “Ecuador” in Ticino

Un progetto per aiutare i "sans papiers" dell'Ecuador. TI-Press

Suonano per le strade, all’entrata dei grandi magazzini. Dove è possibile. E’ una delle modalità di sopravvivenza degli ecuadoriani in Ticino.

Un innovativo progetto ticinese intende prevenire i flussi migratori aiutandoli a rimanere nel loro Paese di origine.

Il “Progetto Ecuador”, promosso dal Dipartimento Istituzioni e curato dall’agenzia Consono di Lugano, intende offrire a chi rientra in Ecuador delle solide prospettive di reintegrazione attraverso programmi di formazione e lo sviluppo di attività produttive.

L’iniziativa vuole anche frenare l’arrivo e la presenza illegale di cittadini ecuadoriani nella Svizzera italiana.

Prevenzione come investimento



La questione degli ecuadoriani clandestini, è stato ricordato in occasione della presentazione del progetto, ha generato al Cantone costi attorno ai 300 mila franchi: 230 mila per l’assistenza sanitaria, 60 mila per il rimpatrio, 77 mila per garantire un alloggio dignitoso alle famiglie.

“Tutto questo denaro – ha sottolineato il ministro Luigi Pedrazzini – può essere speso meglio. Garantendo agli ecuadoriani migliori condizioni di vita nel loro paese. E’ vero che la loro presenza in Ticino non ha mai comportato problemi – ha aggiunto – ma il soggiorno illegale è sanzionato dalle legge”.

Complessivamente il costo del “Progetto Ecuador” si aggira attorno ai 250 mila franchi. Oltre al finanziamento pubblico (Bellinzona spera in una partecipazione della Confederazione), i promotori contano anche sulla solidarietà dei ticinesi.

Una rete di solidarietà



Elaborato coinvolgendo la polizia cantonale, il “Movimento dei senza voce” e altre persone a contatto con la realtà dei “sans papiers”, il progetto di Consono poggia sue due associazioni: una di sostegno in Ticino (presieduta da fra Martino Dotta) e una operativa a Carabuela, luogo di origine dei clandestini.

In Ecuador l’associazione “Jatari”, ricorda l’agenzia Consono, raggruppa 103 famiglie che grazie al progetto ticinese stanno promuovendo una serie di attività. “Ciascuna di loro – hanno spiegato Claudio Naiaretti e Mimi Lepori Bonetti di Consono – ogni mese versa all’associazione 3 dollari. Alla fine del mese può contare su un’entrata di 300 dollari”.

Un’alternativa alla repressione



Il progetto, che alla fine del mese sarà sottoposto al Consiglio di Stato nella sua forma definitiva, è stato ben accolto anche dall’OSAR, l’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati.

“L’iniziativa va nella giusta direzione – dichiara a swissinfo Angelo Ciampi, portavoce dell’OSAR nella Svizzera italiana – poiché finalmente affronta la questione dell’immigrazione clandestina con misure diverse dal puro ricorso alla repressione e alle espulsioni”.

“Il progetto non dovrebbe, a mio avviso, essere inteso solo come strumento di prevenzione di nuova immigrazione ma, molto di più, come grande opportunità per la creazione di uno sviluppo autonomo in loco”.

Proposto un progetto concreto e innovativo per venire in aiuto agli ecuadoriani, restano tuttavia aperti altri problemi riguardanti i “sans papiers”. Oltre agli ecuadoriani vi sono in Ticino immigrati clandestini di altre nazionalità.

Il problema dei clandestini resta



“Il loro numero – osserva Ciampi – sta certamente aumentando a causa delle nuove disposizioni in materia d’asilo entrate in vigore il primo aprile 2004. Infatti, a partire da tale data i richiedenti l’asilo verso i quali è stata emessa una decisione di Non Entrata nel Merito (i cosiddetti NEM) non hanno più diritto all’aiuto sociale e beneficiano unicamente dell’aiuto immediato minimo garantito loro dalla Costituzione”.

“Il tempo concesso per abbandonare la Svizzera dopo siffatta decisione – ricorda il portavoce dell’OSAR – è di soli 5 giorni. In realtà tanti di loro continueranno a rimanervi vivendo nella clandestinità e quindi il problema si sposta dagli ecuadoriani ad altre nazionalità”.

L’augurio dell’OSAR è che il Progetto Ecuador sia dunque l’inizio di una nuova politica degli stranieri. “In questo il Ticino – conclude Angelo Ciampi – potrebbe rappresentare un modello da seguire, in netta controtendenza rispetto alla politica di rafforzamento della misure repressive contenute, tra l’altro, nella Legge sull’impiego della coercizione attualmente in consultazione”.

swissinfo, Françoise Gehring ,Lugano

Il progetto cantonale per prevenire nuovi flussi migratori dall’Ecuador e per reintegrare chi è costretto al rimpatrio sarà probabilmente anche l’unico.

Secondo il Consigliere di Stato Luigi Pedrazzini, direttore del Dipartimento Istituzioni, questa esperienza potrà difficilmente essere replicata per altre etnie.

Alla fine del mese il progetto, promosso dall’agenzia Consono, sarà sottoposto nella sua forma definitiva al Consiglio di Stato.

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