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Il processo Swissair lascia aperte molte questioni

Mario Corti si esprime in margine al processo Swissair (Reuters)

Il processo a 19 ex manager e consulenti della Swissair, accusati del fallimento della compagnia aerea, si sta avviando verso una conclusione... inconcludente.

Molti osservatori dubitano che i giudici seguiranno le richieste di pene finanziarie e detentive chieste dall’accusa.

I 19 imputati del più grande processo in ambito economico della storia svizzera hanno tutti respinto le accuse mosse contro i loro assistiti, tra cui quelle di amministrazione infedele e diminuzione dell’attivo in danno dei creditori e falso in documenti.

Il giornalista Costantin Seibt ha seguito il processo, durato quasi due mesi, per il quotidiano Tages Anzeiger. A suo avviso la procura pubblica ha presentato tesi poco convincenti sui maggiori capi d’accusa.

«L’accusa è stata molto debole e non ha fatto ricerche approfondite. Non ha avuto il coraggio di raccontare la grande storia, si è accontentata di presentare un gran numero di dettagli, ma non è stata molto convincente», osserva Seibt a colloquio con swissinfo.

«Non credo che riuscirà a spuntarla con i suoi principali capi d’accusa. Ha presentato alcune irregolarità d’importanza minore ma non ha veramente saputo mostrare se c’è del marcio».

Anche l’avvocato zurighese Eugen Curti, specializzato in diritto aziendale, ritiene che la procura abbia fallito nell’intento di dimostrare l’intenzione criminale degli accusati.

«Non sarei sorpreso se tutti gli imputati fossero scagionati. È stato speso un sacco di denaro, per una commedia o una tragedia – o entrambe le cose», dice l’avvocato a swissinfo.

Risposta emotiva

Il grounding di Swissair del 2 ottobre 2001 aveva causato un’ondata di emozioni nel paese, lasciando l’amaro in bocca ai molti azionisti e al personale, privati in un attimo dei loro soldi e del loro lavoro.

Il processo, istruito a cinque anni di distanza dai fatti, voleva accertare le responsabilità dei dirigenti, dei membri del consiglio d’amministrazione e dei consulenti esterni nel crollo della compagnia.

Molti degli imputati si sono rifiutati di rispondere alle accuse, ma Mario Corti, amministratore delegato di SairGroup dal marzo 2001 al grounding, ha fatto uso della tribuna offerta dal processo per una difesa appassionata del proprio operato.

Constantin Seibt ricorda la conferenza improvvisata che Corti ha tenuto martedì fuori dalla corte, un intervento che ha contribuito a migliorare la sua immagine pubblica.

«È stato un discorso straordinario sulla giustizia, sull’onore e sul suo essere fiero di Swissair. Alla fine tutta la sala è scoppiata in un applauso. Corti piangeva e anche i giornalisti più duri hanno trattenuto a stento le lacrime», racconta Seibt.

«Il pubblico ama Corti perché è un combattente, è emotivo ed è un buon comunicatore».

Silenzio in aula

Al contrario di Corti gli altri imputati hanno preferito invece rimanere in silenzio. «Alcuni delle figure più potenti, dinamiche e influenti della Svizzera degli anni Novanta sono state ridotte al silenzio, nonostante la debolezza delle accuse. È già una punizione, per uno dei più grandi scandali della storia economica svizzera», afferma Seibt.

I giudici si chineranno ora sulle prove e le tesi presentate durante il processo, prima di annunciare il loro verdetto, in data ancora da stabilire.

Matthias Mölloney, capo del personale di Swissair all’epoca della crisi, pensa che una condanna manderebbe un segnale sbagliato. «Le aziende svizzere in crisi avrebbero difficoltà a trovare qualcuno che le aiuti a superare il guado, per il timore di finire in prigione».

Mölleney, che non è fra gli imputati, osserva che in ogni caso qualcuno sarà scontento della sentenza, qualunque essa sia. «Le aspettative fra il pubblico e nei media sono così alte che nessuno capirebbe se i giudici dovessero pronunciare un’assoluzione», afferma.

«Ma sono fermamente convinto che nessuno degli accusati avesse intenzioni criminose. È nella natura umana di voler trovare il colpevole se qualcosa va storto. Ma meglio sarebbe imparare la lezione del caso Swissair».

swissinfo, Matthew Allen
(traduzione dall’inglese e adattamento: Andrea Tognina)

19 imputati, tra cui 16 ex dirigenti e membri del consiglio di amministrazione di Swissair e 3 consulenti esterni.
Le indagini sono durate 5 anni e hanno prodotto 280 metri di documenti. L’atto di accusa conta 100 pagine.
Il procuratore pubblico del canton Zurigo ha investito 40’000 ore nel caso, interrogando 300 persone e perquisendo 20 case.
Stando al procuratore pubblico, i costi delle indagini potrebbero ammontare a 4-5 milioni di franchi, senza contare i salari.
La procura pubblica zurighese sta preparando un processo civile sul caso Swissair.

Nell’ottobre del 2001 i velivoli della Swissair, dopo 71 anni di attività dell’azienda, ha dovuto rimanere al suolo, per mancanza di liquidità.

Il crollo del mercato dell’aviazione dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno dato il colpo di grazia alla Swissair, già pesantemente indebitata.

Il gruppo è collassato dopo aver tentato una strategia di espansione, con l’acquisto di compagnie con difficoltà finanziarie quali la belga Sabena e la polacca Lot. L’obiettivo era di creare una propria alleanza.

I resti di Swissair e la compagnia regionale Crossair sono stati fusi nel 2002 per formare una nuova compagnia nazionale, la Swiss, acquistata nel 2005 dalla tedesca Lufthansa.

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