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Il primo gipeto barbuto da più di cento anni

Il gipeto viene spesso confuso con l'aquila reale, con cui condivide l'habitat Keystone

In Svizzera è nato in libertà il primo pulcino di gipeto barbuto, sterminato oltre 120 anni fa. La Fondazione Pro Gipeto lo conferma, ma il pulcino non è stato ancora visto.

Il lieto evento è avvenuto nei Grigioni, nella zona del passo del Forno, tra la Valle Monastero e il parco nazionale: a 2500 metri di altitudine una coppia sta nutrendo il piccolo nel nido.

L’uovo si è schiuso probabilmente a fine marzo. “Abbiamo visto solo i genitori che lo nutrivano”, spiega Chasper Buchli, della Fondazione Pro Gipeto. L’ultima testimonianza della riproduzione del rapace in Svizzera risale al 1885.

Il pulcino è nato a 200 metri dalla frontiera italiana: “È per puro caso che si trova in Svizzera e non Italia, dove dal 1997 in poi sono già nate decine di gipeti, come pure in Francia”, spiega a swissinfo Chasper Buchli.

Altre due coppie di gipeti “elvetici” sono attualmente in attesa di un lieto evento, una nei Grigioni e una in Vallese. Il periodo di incubazione è però molto delicato. I genitori devono covare a turno le uova per 54 giorni mantenendole ad una temperatura di 38 gradi a 2000 metri di quota.

Se gli immensi volatili vengono disturbati, ad esempio dal volo di elicotteri o aeroplani, possono abbandonare il nido. Per questo in Vallese attorno alla valle di Derborence, dove ha eletto domicilio la coppia di volatili, è stato definito un perimetro di volo con un’altitudine minima da rispettare.

Per molto tempo si è ritenuto impossibile riuscire a far riprodurre dei gipeti in cattività (negli zoo). Uno dei problemi fondamentali nell’allevamento di questi uccelli era la difficoltà di stabilire, dall’aspetto, il loro sesso, una difficoltà che rendeva assai complicata la formazione delle coppie.

Il più grande rapace europeo

Il Gypaëtus barbatus, con un’apertura alare che può raggiungere i due metri e settanta, è il più grande rapace europeo e può vivere fino a 45 anni. Nonostante l’antico nome popolare di “avvoltoio degli agnelli”, si nutre essenzialmente di carogne e rifiuti. La specie, riconoscibile per il lungo becco adunco e la potente coda di sagoma ovolidale, si è estinta sull’arco alpino verso la fine del diciannovesimo secolo, uccisa da schioppettate e da bocconi avvelenati.

Nell’ambito del programma internazionale di reintroduzione, fra il 1986 e il 2006, 144 gipeti barbuti nati in cattività sono stati liberati in quattro diversi siti alpini: nei monti Tauri austriaci, nel parco nazionale svizzero, in Alta Savoia e nelle Alpi marittime.

La prima riproduzione in natura è stata osservata nel 1997 nelle Alpi francesi. Proprio quell’anno, ha fatto cronaca anche la notizia di un bracconiere che ne ha abbattuto uno in Vallese. L’uomo è stato condannato a dieci giorni di prigione con la condizionale e a versare un indennizzo di 20’000 franchi.

Oggi nove coppie riproduttive e circa una quindicina di coppie territoriali sono presenti sulle Alpi. Finora da sei coppie sono nati in natura un totale di trentatré gipeti barbuti.

swissinfo e agenzie

È un rapace che pesa 5-7 kg ed ha un’apertura alare di 2,7 metri. Le ali e la coda sono scure.

Vive in montagna e si nutre principalmente di carogne.

A tre mesi i piccoli hanno già quasi raggiunto la taglia adulta, ma le piume sono più scure. Si rende indipendente dai genitori all’età di 5-7 anni.

È stato sterminato in Svizzera alla fine del XIX secolo, per essere reintrodotto a partire dal 1991.

Dal 1986 140 specie di volatili nati in cattività sono stati liberati sulle Alpi. Una trentina di esemplari sono nati in libertà.

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