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Il posto della lingua italiana in Svizzera

Al Festival di Locarno, il Consiglio di Stato ha invitato specialisti e politici per sensibilizzare alla difesa e promozione dell'italianità

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Al Festival del film di Locarno, mercoledì, si è dibattuto di lingua italiana. Il Consiglio di Stato ticinese ha invitato specialisti, membri dei governi cantonali e politici, per sensibilizzare alla difesa e alla promozione dell’italianità in Svizzera.

Quando si parla di cucina e di lirica un po’ ovunque in Svizzera aumenta il consumo di italianità. Ma quando si parla di insegnamento e dell’utilizzo della lingua di Dante non mancano le preoccupazioni. Nonostante sia una lingua ufficiale, riconosciuta dalla Costituzione, l’italiano sembra perdere costantemente considerazione nel nostro Paese. Preoccupa l’insegnamento al di fuori della Svizzera italiana. Insomma, il pericolo è che il nostro paese rischi di diventare bilingue e che l’offerta dell’italiano a scuola, indicata dal concordato Harmos, rimanga solo sulla carta.

Con il confronto di mercoledì, a margine del Festival del Film, il Consiglio di Stato ticinese ha voluto sensibilizzare i politici e membri dei Governi cantonali. Un evento che si aggiunge alle numerose iniziative promosse dal Forum per l’italiano in Svizzera e dalla Radiotelevisione svizzera RSI a difesa del plurilinguismo. Tra queste è stato ricordato il progetto Italiando, in collaborazione con il Dipartimento educazione cultura e sport DECS e Percento culturale Migros, che permette ai giovani d’oltre San Gottardo di praticare sport in Ticino imparando la lingua. Ma occorre fare di più nell’ambito dell’insegnamento.

Nel servizio, le considerazioni dei relatori Manuele Bertoli -consigliere di Stato, direttore del DECS- Tatiana Crivelli -professoressa all’Università di Zurigo- Renato Martinoni -professore dell’Università di San Gallo- e Ignazio Cassis -copresidente dell’intergruppo parlamentare Italianità.

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