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Il piacere di vivere in mostra a Basilea

Intérieur au vase étrusque, 1940. ProLitteris, Zürich

La Fondazione Beyeler consacra una straordinaria esposizione a Henri Matisse, il pioniere del modernismo che ha trasformato l'arte all'inizio del secolo scorso.

Il museo basilese propone 175 opere – tra dipinti, sculture e disegni – provenienti da una sessantina di musei e collezioni private.

“Garanzie, assicurazioni, oneri: sta diventando sempre più difficile realizzare un’esposizione come questa”, si lamenta Ernst Beyeler.

Ma la fondazione del mercante d’arte basilese è uno dei pochi musei in tutto il mondo che riesce, ancora oggi, a proporre al pubblico panoramiche rappresentative delle più grandi firme dell’arte moderna.

Dopo Picasso e Magritte l’anno scorso, il prestigioso centro culturale presenta questa volta ben 175 opere di Matisse, oltre che una ventina di fotografie dell’artista.

Per poter ammirare una raccolta come questa bisogna normalmente attraversare mezza Europa, se non l’Oceano. Oppure pazientare diversi decenni: la prima e anche ultima grande esposizione di Matisse in Svizzera è stata quella del Kunsthaus di Zurigo, nel 1984.

Il potere dei colori

Strutturata in ordine cronologico, la mostra “Henri Matisse – figura, colore, spazio” permette di seguire il lungo percorso creativo del pittore francese, le cui opere hanno praticamente traghettato l’arte dal 19esimo al 20esimo secolo.

A regalare alla pittura uno dei suoi più illustri interpreti moderni è stata probabilmente un’appendicite. Destinato ad una carriera di giurista, Matisse inizia nel 1890 a dipingere per riempire il tempo durante una lunga convalescenza.

L’anno seguente abbandona la giurisprudenza per cominciare una formazione accademica. Gli insegnamenti delle scuole parigine di Belle arti e le lezioni del maestro Gustave Moreau, che spinge l’allievo a copiare i grandi classici al Louvre, si riflettono nelle prime opere di Matisse, ancora molto fedeli alla tradizione, come “La liseuse” (1895) e “Intérieur au chapeau haut-de-forme” (1896).

Ma già pochi anni dopo iniziano a farsi sentire gli influssi di Cézanne, Guaguin e Van Gogh: i colori prendono il potere nei dipinti di Matisse, come se fossero loro a guidare l’occhio del pittore, a dirigere il suo pennello.

Lo scandalo delle “belve”

Nel 1905, i colori esplosivi e selvaggi dei “Fauves” (le belve) – tra cui Matisse, Dérain, de Vlamink e Manguin – sollevano scandalo al Salone d’autunno di Parigi.

Ma l’incomprensione è di breve durata: l’arte è ormai già in cammino verso la modernità, di cui Matisse sarà uno dei primi messaggeri all’inizio del 20esimo secolo.

L’originalità del pittore francese, tanto innovativa nello stile quanto familiare nei contenuti, si afferma ben presto in Europa, diventando una fonte d’ispirazione per generazioni di artisti, a cominciare dagli espressionisti.

Ma mentre questi ultimi daranno spesso risalto a sentimenti umani e crisi esistenziali, l’arte di Matisse, dominata da una ricerca formale ed estetica, vuol essere solo luminosa e gioiosa. Per Picasso, Matisse aveva “il sole nel cuore”.

Anche le Guerre mondiali non sembrano quasi lasciare tracce sulle opere del pittore francese, per il quale “ogni sforzo di creazione deve venire dall’interno”.

“Matisse non è di certo un artista politico. Per lui, la sua missione è soltanto quella di dipingere, di sviluppare la sua arte. Ma nel contempo riesce a dire moltissime cose con i colori, gli bastano pochi dettagli per esprimersi”, spiega Philippe Büttner, curatore della mostra.

Il piacere di vivere

Mentre il suo stile evolve continuamente nel corso dei decenni, i soggetti rimangono sempre gli stessi: interni, muri, mobili, decorazioni, fiori, nature morte e porcellane. Ridipinti, ricomposti e rimescolati mille volte, sono questi quasi gli unici ingredienti di un mondo che sembra ruotare in uno spazio di pochi metri quadrati.

E al centro di questo mondo si trovano di solito figure femminili: mogli, amiche o modelle, quasi sempre prive di ogni identità nei dipinti di Matisse. Spesso non hanno neppure un volto, le loro figure si mescolano con mobili e oggetti, si fondono perfino con le tappezzerie, come fossero semplici ornamenti.

“Non voglio creare una donna, voglio solo creare un dipinto”, replica l’artista a chi gli rimprovera di disegnare donne che non assomigliano alla realtà. Per Matisse il corpo femminile deve servire innazitutto a dare vita ad una situazione artistica, a far nascere una straordinaria armonia di forme e colori con lo spazio circostante.

Una ricerca che il pittore francese spinge molto lontano negli ultimi anni, fino a toccare l’arte astratta e la semplice rappresentazione decorativa, come in “Nu bleu, la grenouille” (1952) o “Acanthes” (1953).

“Matisse si richiamava volontariamente alla tradizione decorativa. Secondo lui, ogni dipinto deve essere anche decorativo. E, per finire, deve apportare un certo piacere di vivere a chi lo guarda”, sottolinea Philippe Büttner.

Un piacere che si può gustare fino al 9 luglio a Basilea.

swissinfo, Armando Mombelli

Henri Matisse nasce a Le Cateau-Cambrésis in Picardia nel 1869.
Nel 1891 il giovane giurista abbandona la sua carriera professionale per dedicarsi alla pittura.
I colori impiegati da Matisse, Dérain, de Vlaminik e Manguin provocano uno scandalo al Salone d’autunno di Parigi del 1905. I pittori vengono bollati con il termine “fauves” (belve).
Grazie anche a questo incidente, le opere di Matisse si fanno conoscere e apprezzare già all’inizio del 20esimo secolo in tutta Europa.
Nel 1917 l’artista si trasferisce per la prima volta a Nizza, dove trascorrerà buona parte della sua vita.
Matisse muore a Cimiez nel 1954.

L’esposizione “Henri Matisse – figura, colore, spazio – può essere visitata fino al 9 luglio 2006 presso la Fondazione Beyeler di Basilea.

La mostra comprende 175 opere di Matisse – tra cui dipinti, sculture e disegni – oltre che una ventina di immagini dell’artista, ritratto da grandi fotografi, come Brassaï o Cartier-Bresson.

L’anno scorso, grazie soprattutto alle esposizioni dedicate a Magritte e a Picasso, la Fondazione Beyeler ha attirato un pubblico record di oltre 340’000 persone.

Aperto nel 1997, il museo del mercante d’arte basilese Ernst Beyeler è stato realizzato dall’architetto italiano Renzo Piano.

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