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Il nostro sistema immunitario sotto la lente di 80 ricercatori

A colloquio con Antonio Lanzavecchia, direttore dell'Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona

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Una vita da immunologo

Questo contenuto è stato pubblicato al “Vogliamo capire quali sono i meccanismi di base che governano il funzionamento del sistema immunitario per poterli anche potenziare”. Il professore Antonio Lanzavecchia spiega cosa si fa all’Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona.

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L’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona avrà presto una sede definitiva. Il bando di concorso per la costruzione -una commessa da 44 milioni di franchi, pubblicato lo scorso venerdì sul Foglio ufficiale- conferma che sotto lo sesso tetto prenderanno posto lo IOR, Istituto Oncologico di Ricerca, e il Neurocentro della Svizzera italiana. Saranno quindi, grossomodo, 200 i ricercatori ospitati dal nuovo edificio, che avrà una superficie utile di 6’500 mq e sorgerà su un terreno messo a disposizione dalla Città di Bellinzona in via Francesco Chiesa.

L’Istituto di Ricerca in Biomedicina fu fondato nel 2000 con l’obiettivo di far progredire gli studi sul sistema immunitario umano. Affiliato all’Università della Svizzera italiana, l’Istituto è diviso in 9 gruppi di ricerca per un totale di 80 ricercatori. Questi laboratori sono organizzati in maniera indipendente, e -almeno in parte- finanziati ciascuno con i propri grant, mandati di ricerca. Due ricercatori dell’IRB godono al momento del sostegno del Consiglio Europeo di Ricerca (ERC), i cui ‘Advanced grants’ consentono lavori individuali particolarmente competitivi.

All’Istituto di Ricerca in Biomedicina lavorano studenti di dottorato, tecnici e post-doc. Come è salutare che sia, non pochi ricercatori -dopo essere stati a Bellinzona- hanno trovato collocazione in altre università o istituti, così come direttori di laboratorio hanno trovato posizioni più prestigiose: Markus Manz è oggi direttore della Clinica di ematologica all’Ospedale universitario di Zurigo.

Il direttore Antonio Lanzavecchia [biografiaCollegamento esterno] ci ha aperto le porte dell’Istituto per parlare della natura e dell’importanza del lavoro che vi si svolge. È anche grazie al suo personale lavoro -segnatamente, lo sviluppo di un metodo per isolare gli anticorpi cosiddetti monoclonali, identici tra loro- che l’IRB ha accresciuto la sua reputazione internazionale. Particolare risonanza hanno avuto: nel 2011, l’isolamento di un anticorpo che neutralizza tutti i virus influenzali umani e animali (articolo su Science); nel 2013 (pubblicato da Nature) l’identificazione di MPE8, il primo anticorpo in grado di neutralizzare virus appartenenti a diverse specie, che con il suo ampio spettro d’azione è un “eccellente candidato per la profilassi e la terapia” di gravi infezioni delle basse vie respiratorie causate nell’uomo dal virus respiratorio sinciziale (RSV) e dal metapneumovirus (MPV) [leggi il comunicato dell’IRBCollegamento esterno].

Quest’ultimo successo è stato conseguito in collaborazione con Humabs BioMed, una società di biotecnologie spin-off dello stesso Istituto di Ricerca in Biomedicina .

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