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Il museo del lago e dell’autostrada

Il museo è costruito come una palafitta sul Lago di Neuchâtel swissinfo.ch

Inaugurato nel 2001, il Laténium di Neuchâtel è il più grande e moderno museo svizzero d'archeologia. Dall'uomo di Neanderthal al Medioevo, presenta 50'000 anni di vita nell'Altopiano svizzero. Particolare attenzione è dedicata al popolo delle palafitte.

Prima ancora di contemplare la splendida collezione di reperti storici, basta dare uno sguardo dalle finestre del Laténium per capire le ragioni che hanno portato alla sua nascita.

Sul lato nord, a pochi passi dal museo, si scorge l’autostrada A5. Sul lato sud l’occhio è inevitabilmente attratto dalla bellezza del paesaggio del Lago di Neuchâtel.

Il Laténium non poteva ottenere collocazione migliore: deve infatti la sua esistenza alla realizzazione dell’autostrada e alle sponde del lago che hanno attirato gli uomini già ai tempi della preistoria.

Una miniera storica

Come in diversi altri paesi europei, in Svizzera l’archeologia si è sviluppata negli ultimi decenni soprattutto al ritmo della costruzione delle autostrade.

Prima della rifinitura di ogni nuovo tratto, gli archeologi hanno diversi anni a disposizione per passare al setaccio il luogo degli scavi, ispezionando ogni millimetro di terreno.

E l’A5, lungo il lago di Neuchâtel, si è rivelata una vera e propria miniera per gli storici neocastellani. “Tra il 1970 e il 2000, seguendo la costruzione dell’autostrada, abbiamo trovato decine di migliaia di reperti” sottolinea il conservatore del Museo, Denis Ramsayer.

Oltre il 60% degli oggetti esposti al Laténium sono stati prelevati dagli scavi dell’autostrada.

La civiltà della Tène

Se l’autostrada è un po’ la “madre” del museo d’archeologia neocastellano, il lago ne è sicuramente il “padre”. La quieta zona lacustre di Neuchâtel aveva infatti attirato i primi abitanti 50’000 anni fa.

Più tardi, durante il Neolitico e l’Età del bronzo, gli uomini delle palafitte e i loro discendenti hanno popolato la regione, lasciando dietro di sé un tesoro archeologico unico in Svizzera.

Nel 1857, gli archeologi hanno ritrovato migliaia di oggetti dell’Età del ferro nel sito della Tène, ai bordi del canale che collega il Lago di Neuchâtel a quello di Bienne. Armi, monete, gioielli, fibule, utensili e vasellame che testimoniano di un’epoca fiorente.

Migliaia di anni fa, la regione dei laghi era un importante crocevia tra il “bacino” del Rodano e quello del Reno, che servivano al trasporto delle merci. La zona era così diventata un grande centro di commercio.

L’importanza europea del materiale trovato è stata riconosciuta fin dai primi ritrovamenti. Un secolo fa, gli storici hanno soprannominato “civiltà della Tène” quella dei popoli celti della seconda Età del ferro. Da qui il nome del museo, Laténium.

Dal medio evo al paleolitico

Su una superficie di 2200 m2 sono esposti circa 3000 reperti, una selezione del patrimonio archeologico della regione che comprende anche resti umani e animali. Visitando l’esposizione permanente si va a ritroso nella storia, quindi in ordine inverso rispetto a quello che si è soliti trovare nei musei.

L’esposizione inizia dalle costruzioni medievali di Neuchâtel. Poi ci si addentra gradualmente nel passato, nell’era romana, in quella celtica, e via via nei tempi e nell’immaginazione fino all’uomo di Neanderthal. In tutto circa 500 secoli di storia e preistoria.

“Risalire la storia, partendo dal Medioevo, non è solo un’impostazione più originale” – spiega l’archeologo Denis Ramseyer. “Soprattutto permette al visitatore di partire da punti di riferimento più chiari, come gli edifici medievali che si possono vedere ancora oggi a Neuchâtel”.

I siti lacustri

Questa escursione nel passato avviene in un luogo suggestivo architettato in modo avvincente e funzionale, con alternanze di luce artificiale e naturale di varia intensità. Supporti sonori stimolano la fantasia, filmati aiutano a capire come probabilmente vivevano i nostri progenitori.

Dal Medioevo ai Celti, i siti lacustri della zona di Neuchâtel hanno offerto all’archeologia una ricchezza di scavi unica al mondo. Tra le specialità degli archeologi romandi figura, non a caso, la ricerca subacquea.

“Contrariamente a quanto si crede di solito, la sabbia e l’acqua del lago preservano molto bene gli oggetti storici” spiega Denis Ramsayer.

A Bevaix è stata tra l’altro recuperata un’imbarcazione romana del 182 d. C. Lunga 20 metri, poteva caricare fino a 10’000 kg di merci tra anfore, botti e massi di calcare.

La sezione denominata “Cinque millenni di navigazione” mostra anche due piroghe che risalgono all’età del bronzo e al medio neolitico. Nell’acqua sono stati trovati residui di palafitte che datano di 6’000 anni fa.

La grande cultura dei celti

L’arte dei nostri antenati, i loro ornamenti raffinati con messaggi a volte ambigui, denotano una tecnica sublime e lasciano intendere che si trattava di un popolo già alquanto evoluto. E questo, prima ancora del “colpo di acceleratore” fornito dalla grande civiltà romana.

Considerati a lungo come dei barbari, i celti sono stati notevolmente “rivalutati” dall’archeologia svizzera ed europea. Più si risale nel tempo e più si nota che lo sviluppo umano è stato piuttosto graduale e lineare”, sottolinea Denis Ramsayer.

“Molti visitatori sono sorpresi nel constatare che non esistono enormi differenze tra gli “svizzeri” di 3000 anni e quelli dell’epoca attuale. Le case, i vestiti, l’alimentazione, l’agricoltura e diversi altri aspetti dell’era gallo-romana assomigliano moltissimo a ciò che caratterizzava la Svizzera fino a quasi mezzo secolo fa.”

Un cervello come il nostro

Un altro sorprendente insegnamento della storia illustrata al Laténium di Neuchâtel è che i nostri antenati vivevano relativamente in pace, almeno fino al Medioevo. Lo dimostrano i reperti dei villaggi, generalmente nemmeno fortificati, e delle tombe, nelle quali sono praticamente assenti segni di violenza sui resti umani.

«Non possiamo far rivivere le civiltà antiche e capire ogni cosa della realtà di quel tempo”, riconosce Denis Ramseyer. “Ma, di sicuro, sappiamo che già da alcune decine di migliaia di anni, gli uomini di questa regione non erano omaccioni coperti di pelli d’orso, che vivevano come bestie.”

“Avevano un cervello altrettanto sviluppato del nostro. Un bambino di quell’epoca potrebbe seguire tranquillamente le nostre scuole, potrebbe fare le stesse cose che facciamo noi». Magari potrebbe visitare un museo, per ritrovare le sue origini.

2001: inaugurazione del Laténium


2003: premio del miglior museo attribuito dal Consiglio d’Europa

40’000 visitatori all’anno

3000 oggetti esposti nella collezione permanente

2200 m2 di spazio espositivo

Il Museo archeologico di Neuchâtel – Laténium – illustra 500 secoli di vita nella regione dei laghi dell’Altopiano svizzero, ripercorrendo la storia in senso contrario.

Dall’architettura del Medioevo, che si può ammirare ancora oggi a Neuchâtel, fino all’uomo di Neanderthal, passando per l’epoca romana, celtica, preistorica.

Il Laténium presenta un’esposizione permanente incentrata su 3000 reperti provenienti dalla regione.

Centinaia di oggetti sono stati ritrovati, già a fine Ottocento, nel sito celtico della Tène, tra i più importanti in Europa. Buona parte della collezione proviene inoltre dai lavori di scavo dell’autostrada A5, realizzati negli ultimi 30 anni del Novecento.

Il Museo, aperto dal martedì alla domenica, offre anche uno sguardo didattico sul lavoro archeologico e propone regolarmente esposizioni temporanee su aspetti e realtà storiche.

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