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Il mondo ricorda le vittime di Auschwitz

Candele accese giovedì ad Auschwitz per ricordare le vittime dell'Olocausto Keystone

Sopravvissuti all'Olocausto e capi di Stato, tra cui Samuel Schmid, hanno commemorato il 60esimo anniversario della liberazione del campo dell'orrore.

Reazioni di incomprensione in Svizzera alle accuse del presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC) Israel Singer sul ruolo della Confederazione durante la Seconda guerra mondiale.

In occasione del 60esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, migliaia di persone si sono riunite giovedì nella località polacca per commemorare le vittime del nazismo.

Tra i presenti figuravano anche una quarantina di capi di Stato e di governo – tra cui il presidente della Confederazione Samuel Schmid – centinaia di sopravvissuti all’Olocausto e numerosi ex-soldati sovietici, che avevano liberato Auschwitz.

Un cimitero di ceneri

«Non dobbiamo dimenticare che ci troviamo sul più grande cimitero del mondo. Un cimitero in cui non vi sono né tombe, né ossa, ma in cui riposano le ceneri di oltre un milione di persone», ha ricordato il ministro della cultura polacco Waldemar Dabrowski nel discorso di apertura delle cerimonie di commemorazione.

«Proprio qui, dove è stato perpetrato il male assoluto, deve rinascere la volontà di giungere ad un mondo fraterno, un mondo fondato sul rispetto dell’uomo e della sua dignità», ha dichiarato invece Simone Veil, personalità politica francese sopravvissuta ad Auschwitz.

«Il desiderio che tutto questo non possa ripetersi non è stato soddisfatto: altri genocidi sono stati commessi da allora. 60 anni dopo, un nuovo impegno deve essere preso, affinché l’umanità si unisca nella lotta contro l’odio degli altri, l’antisemitismo, il razzismo e l’intolleranza», ha aggiunto l’ex ministra francese ed ex presidente del Parlamento europeo.

Molto commosso si è detto anche il presidente della Confederazione Samuel Schmid, al termine della cerimonia: «Questi anni bui della storia dell’umanità sono riaffiorati alla nostra memoria».

Polemica rilanciata in Svizzera

In questi giorni, l’anniversario della liberazione di Auschwitz è stato commemorato anche dalle Nazioni unite e dal Parlamento europeo, come pure dalle autorità e istituzioni di diversi paesi europei.

In Svizzera, anche gli ospiti del Forum economico mondiale di Davos hanno ricordato le vittime dell’Olocausto con una cerimonia, alla quale hanno partecipato personalità religiose cristiane, ebree e islamiche di tutto il mondo, tra cui il Premio Nobel per la pace, Elie Wiesel.

Sempre in Svizzera, ha sollevato invece reazioni di disappunto e indignazione una frase pronunciata martedì dal presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC) Israel Singer.

In un discorso pronunciato in occasione delle commemorazioni organizzate dal governo tedesco a Berlino, Israel Singer ha dichiarato che la neutralità della Svizzera di fronte all’orrore dell’Olocausto è stata un crimine, come la complicità dell’Austria e il collaborazionismo della Francia.

Non è la prima volta che il presidente del WJC critica il ruolo svolto dalla Confederazione durante la Seconda guerra mondiale: Singer si era già espresso duramente nei confronti della Svizzera alcuni anni fa, in occasione della vertenza sui fondi depositati nelle banche svizzere dalle vittime dell’Olocausto.

Accusa “inaccettabile”

Per la Svizzera è un’accusa inaccettabile: non sono stati gli svizzeri a mandare la gente nei campi di concentramento, ha dichiarato mercoledì il parlamentare socialista Erwin Jutzet, presidente della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale.

La Svizzera, circondata dal nazismo, ha pur sempre accolto molti profughi ebrei, anche se non tutti, ha ricordato invece il parlamentare radicale Peter Briner, presidente della omologa commissione della Camera alta.

Da parte sua, lo storico Jean-François Bergier, ex responsabile della commissione che ha elaborato alcuni anni fa un voluminoso rapporto sul ruolo della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale, si è detto sorpreso da un simile giudizio.

Tenuto conto delle circostanze dell’epoca, la neutralità era l’unica opzione per la Confederazione. «Semmai, ha precisato Bergier, bisognerebbe discutere delle violazioni della neutralità compiute dalle nostre autorità».

Reazioni negative anche dalla comunità ebraica

La dichiarazione di Singer è stata definita «inaccettabile» anche da Alfred Donath, presidente della Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI), secondo il quale non si può mettere la Confederazione sullo stesso piano di Austria e Francia.

Il suo ruolo non è sempre stato quello che si poteva attendere da un punto di vista etico. Ma la Svizzera si è già assunta le sue responsabilità e si è già scusata, ha aggiunto Alfred Donath.

Il presidente della FSCI ha inoltre dichiarato di voler chiedere a Singer di presentare le sue scuse alla Confederazione. «Chiederemo non solo che Singer si scusi, ma pure che lasci la presidenza del WJC, poiché si è squalificato».

Gli svizzeri di religione ebraica non sostengono simili dichiarazioni, ha ribadito anche il portavoce della FSCI Thomas Lyssy, per il quale «non si può paragonare neutralità e collaborazione attiva».

«Siamo abituati alle arguzie di Singer – ha aggiunto – ma non conosciamo i motivi che lo hanno spinto a fare una simile critica».

Rimproveri ingiustificati per il governo

Da parte sua, il governo svizzero ha risposto soltanto giovedì alla critica di Singer.

Per la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey, la politica di neutralità seguita dalla Confederazione durante la Seconda guerra mondiale aveva avuto come scopo di «proteggere la popolazione svizzera dalla guerra e dalle attività dei nazisti».

«Ma non abbiamo ucciso, non abbiamo partecipato a questi atti spaventosi», ha aggiunto Micheline Calmy-Rey, ricordando ha la Svizzera si è già chinata sul suo passato con il lavoro affidato alla Commissione Bergier. «Un lavoro che nessun altro paese ha compiuto».

Per la responsabile della diplomazia svizzera, il Consiglio federale preferisce comunque non rispondere direttamente a Israel Singer, per evitare di partecipare ad una polemica proprio in un momento in cui si commemorano milioni di vittime dell’Olocausto.

I rimproveri di Singer sono totalmente ingiustificati, ha dichiarato anche il presidente della Confederazione Samuel Schmid, secondo il quale la Svizzera ha fatto alcuni sbagli, ma ha avuto anche alcuni meriti durante la Seconda guerra mondiale.

«Ma abbiamo analizzato questa situazione e abbiamo regolato questa vicenda. Credo che oggigiorno questa pagina sia stata voltata».

swissinfo e agenzie

Capi di Stato e di governo, sopravvissuti all’Olocausto ed ex-soldati sovietici hanno commemorato giovedì il 60esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz-Birkenau.
Quasi un milione e mezzo di persone erano state uccise dai nazisti in questo campo di concentramento e di sterminio.
La Svizzera è stata rappresentata alla cerimonia dal presidente della Confederazione Samuel Schmid.

In un discorso pronunciato martedì a Berlino, il presidente del Congresso ebraico mondiale (WJC) Israel Singer ha dichiarato che la neutralità della Svizzera di fronte all’orrore dell’Olocausto è stata un crimine, come la complicità dell’Austria e il collaborazionismo della Francia.

Questa accusa ha sollevato reazioni di indignazione in Svizzera da parte di diversi rappresentanti politici e perfino degli esponenti della Federazione svizzera delle comunità israelitiche (FSCI).

Anche la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey e il presidente della Confederazione Samuel Schmid hanno respinto la critica di Singer, definita inammissibile.

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