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Il ministro di giustizia incontra le organizzazioni musulmane

Musulmani in preghiera nella moschea della comunità bosniaca di Emmenbruecke, nel canton Lucerna Keystone Archive

Rappresentanti di organizzazioni islamiche in Svizzera hanno avuto martedì un primo scambio di vedute con il consigliere federale Christoph Blocher su temi come la sicurezza e l'integrazione.

Le reazioni, seppur prudenti, sono positive sui due fronti. Il dialogo dovrebbe proseguire.

“Le discussioni sono state intense. Abbiamo abbordato diversi temi, scambiato le nostre idee. È evidente che resta ancora molto da fare. Sono comunque molto contento che questa discussione abbia avuto luogo e che vi sia stata finalmente la possibilità di discutere a questo livello”.

È questo il bilancio stilato dall’intellettuale ginevrino musulmano Tariq Ramadan dell’incontro organizzato martedì a Berna tra il ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher e rappresentanti della comunità islamica in Svizzera.

Scambio di idee

“Non si è trattato di una discussione orientata verso uno scopo preciso. Vi era un forte bisogno da parte delle organizzazione musulmane di essere ascoltate”, ha dichiarato Christoph Blocher.

Un’iniziativa accolta positivamente dalla presidente dell’Associazione culturale delle donne musulmane in Svizzera, Nadia Karmous, che ha partecipato all’incontro assieme ai rappresentanti di altre 18 organizzazioni musulmane, la cui lista non è però stata resa pubblica.

Il dialogo proseguirà

Questo scambio di idee rappresenta solo una prima tappa: “Lo scopo era di parlare. Continueremo il dialogo, anche se non sappiamo ancora in quale forma”, ha dichiarato Christoph Blocher.

Il Dipartimento di giustizia e polizia (DFGP) valuterà i risultati di queste prime discussioni e deciderà poi su come proseguire i colloqui.

Il dialogo non dovrà però sconfinare nei settori di competenza dei cantoni, né rimpiazzare i contatti che già esistono tra le organizzazioni musulmane e le istanze statali, ha sottolineato il DFGP in un comunicato.

I temi abbordati martedì – principalemente la sicurezza e l’integrazione – fanno parte delle competenze del DFGP, ha precisato quest’ultimo.

Critiche

Una precisazione che non è anodina. La riunione aveva infatti suscitato le critiche di alcuni altri membri del governo, messi di fronte al fatto compiuto.

Il ministro dell’interno aveva dichiarato che organizzare un incontro di questo tipo non è di competenza del solo Christoph Blocher, poiché le questioni legate all’integrazione riguardano diversi dipartimenti.

Micheline Calmy-Rey aveva dal canto suo sottolineato i rischi di stigmatizzazione di una simile iniziativa, che “attribuisce a una sola comunità, quella musulmana, le difficoltà e i problemi legati all’integrazione”.

Mercoledì, all’indomani dell’incontro, il governo dovrà discutere per trovare una definizione comune dell’integrazione degli stranieri.

Forum nazionale

Critiche – quelle espresse da Micheline Calmy-Rey e da Pascal Couchepin – che Tariq Ramadan trova eccessive.

Secondo l’intellettuale ginevrino, la questione musulmana solleva delle vere preoccupazioni tra la popolazione. “Non abbordarle significa lasciare la porta aperta alla paura”, ha dichiarato.

Il professore si dice aperto anche all’idea avanzata da Christoph Blocher di organizzare un forum nazionale sull’islam e l’integrazione. Prima di tutto è però necessario “dibattere sulla denominazione stessa di questo forum e sui suoi contenuti”, poiché secondo lui vi è una grande diversità tra le comunità musulmane in Svizzera.

Inoltre, afferma Tariq Ramadan, “i veri problemi non sono religiosi, ma sociali”.

swissinfo e agenzie

Secondo il censimento del 2000 vivono in Svizzera circa 311’000 musulmani, ovvero il 4,3% della popolazione (a livello mondiale, i musulmani sono il 20%).
Nel 1990, solo il 2,2% della popolazione svizzera era di confessione musulmana.
I musulmani residenti in Svizzera provengono da circa 105 paesi diversi, anche se la maggior parte di loro è originaria dei Balcani o della Turchia.
Il 12% sono cittadini elvetici.

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