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Il mercato del latte nelle turbolenze

Un contadino dell'Emmental diretto in latteria Ex-press

In Svizzera per molti anni lo Stato ha garantito un prezzo fisso per il latte e ha regolato la produzione con il contingentamento lattiero. Dal 30 aprile questo sistema appartiene al passato.

Molti produttori di latte svizzeri temono che con la fine del contingentamento il mercato venga inondato da fiumi di latte, con una conseguente forte diminuzione del prezzo.

L’autunno scorso, Alexander Briw, il presidente dell’Associazione latte svizzero, che raggruppa le quattro più grandi aziende di trasformazione, aveva addirittura evocato una possibile diminuzione del prezzo di venti centesimi al litro, ciò che significherebbe la fine per molte aziende produttrici.

“Mentre il resto dell’economia getta fuori bordo i suoi principi neoliberali e si aggrappa all’aiuto dello Stato, l’economia lattiera svizzera dal primo maggio viene abbandonata al libero mercato”, si sfogava recentemente il presidente di una sezione regionale dell’associazione dei produttori di latte.

Questo appello allo Stato giunge però tardi. Dal 2003 una cosa è infatti chiara: il contingentamento lattiero sarà soppresso il 30 aprile 2009.

Segmentare il mercato

Gli attori del settore hanno cercato di trovare una soluzione per evitare un crollo del prezzo e continuare ad incanalare la produzione lungo sentieri ben tracciati. Finora però senza risultato.

Thomas Reinhard, della Federazione svizzera dei produttori di latte (FLS), spiega che i contadini si sono presentati in ordine sparso (26’000 produttori rappresentati da ben 38 organizzazioni), senza riuscire a trovare un’intesa su un modello comune. Gli interessi regionali sono spesso divergenti. Inoltre, è chiaro che le quattro grandi ditte di trasformazione, che acquistano l’80% della produzione e che fanno fronte comune, hanno il coltello dalla parte del manico.

In aprile, la FLS ha confermato la sua volontà di ‘segmentare’ il mercato. In pratica le quantità che superano il contingente di base attuale potrebbero essere vendute a un prezzo inferiore. La maggior parte della produzione potrebbe quindi continuare ad essere smerciata a un prezzo più elevato. Le aziende trasformatrici hanno dal canto loro riconosciuto la necessità di segmentare il prezzo.

La proposta non è invece piaciuta alla Commissione della concorrenza. Secondo il vicedirettore Patrick Ducrey, essa va assimilata all’istituzione di un cartello sul mercato del latte ed è voluta per mantenere artificialmente alto il prezzo del prodotto.

I produttori sostengono però che il governo dovrebbe concedere una deroga, in nome di un interesse pubblico preponderante.

Momento delicato

La fine del sistema dei contingenti giunge in un momento particolarmente delicato: la pressione sul prezzo del latte è infatti già molto forte, le vendite di formaggio svizzero stagnano e le eccedenze di burro si accumulano (7’500 tonnellate ad inizio aprile).

“Due anni fa il mercato era in piena euforia”, spiega Thomas Reinhard. Nell’estate del 2007, i produttori erano riusciti ad ottenere un aumento di sei centesimi al litro, il secondo nello spazio di dodici mesi. “I contadini hanno rinfoltito le loro mandrie e ciò ha spinto la produzione ancor prima che finisse il sistema del contingentamento”.

Il risultato? Il 2008 è stato un anno record per quanto concerne la produzione di latte, con oltre 3,4 milioni di tonnellate, pari al 5% in più rispetto all’anno prima.

Negli ultimi mesi però la domanda sul mercato internazionale è calata e il prezzo naturalmente anche.

E questo doppio movimento dovrebbe proseguire: con la fine del contingentamento la produzione è destinata a salire ulteriormente, mentre la pressione sul prezzo continuerà ad aumentare.

“Se non lo faranno la Migros o la Coop, saranno Lidl o Aldi a cercare di far abbassare i prezzi”, pronostica Elmar Bigger, agricoltore e consigliere nazionale dell’Unione democratica di centro. Per i produttori di latte i tempi si annunciano difficili.

swissinfo, Andreas Keiser
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

Il 3,5% della popolazione attiva svizzera lavora nel settore primario.

Lo 0,5% del prodotto interno lordo è generato da questo settore.

Ogni anno la Confederazione versa circa 4 miliardi di franchi all’agricoltura, pari all’8% del budget federale.

Negli ultimi 20 anni, il governo ha proceduto ad una serie di riforme della politica agricola.

La maggiore apertura al mercato (l’agricoltura svizzera era tra le più protette al mondo) ha portato a un profondo cambiamento della struttura di questo settore.

Il sistema del contingentamento lattiero è stato introdotto dalla Confederazione nel 1977 per cercare di porre un freno alla sovrapproduzione.

Con questo sistema, ad ogni produttore veniva attribuita una quantità di latte che poteva vendere a un prezzo garantito.

Con la legge sull’agricoltura del 1998, i contingenti sono poi stati trasformati in titoli di proprietà trasferibili.

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