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Il lungo viaggio dell’alu

La fonderia di alluminio Vedani swissinfo.ch

L'alluminio raccolto in Svizzera viene fuso all'estero, in particolare nel nord Italia. Swissinfo.ch ha seguito il percorso di una lattina dal centro di riciclaggio fino al lingotto finale che risulta dalla procedura di recupero.

Gli svizzeri, si sa, sono campioni nel riciclaggio dell’alu. Si calcola che su 100 lattine ne vengono recuperate 91, e l’obiettivo è migliorare ancora. A organizzare tutto il ciclo di raccolta provvede dal 1989 la cooperativa IGORA, che riceve un centesimo per ogni lattina venduta in Svizzera.

«Con questi fondi – spiega Daniel Frischknecht, responsabile marketing di IGORA – finanziamo il sistema di raccolta, mettendo a disposizione raccoglitori negli ecocentri e le famose presse argentate in bar, ristoranti e punti di consumo bibite. Inoltre versiamo indennizzi a chi ci riconsegna l’alu».

Da presse e contenitori, l’alluminio viene trasportato nei vari centri di raccolta, che in Svizzera sono circa 150. I più grossi sono una ventina, e da qui l’alu usato, opportunamente separato da ferro e altri metalli e pressato in cubi che ricordano il cartone animato Wall-E, viene poi caricato su camion, diretti alle fonderie – tutte all’estero – che dovranno ricavare dai rottami alluminio purissimo, di nuovo interessante per la vendita.

Vicini di casa

Per questioni di costi – spiega ancora Frischknecht – non sarebbe conveniente installare una fonderia qui, in Svizzera, così ogni singolo centro di raccolta si mette d’accordo con la fonderia che più gli conviene, per vicinanza, qualità del lavoro e prezzo d’acquisto di lattine e alu usato. Statisticamente, i centri svizzeri si rivolgono a fonderie tedesche, francesi e italiane, praticamente tutte subito al di là del confine.

Una delle più gettonate è la ditta italiana Vedani in Lombardia, 164 dipendenti distribuiti fra la sede amministrativa di Milano e le fonderie di Ambivere (Bergamo) e Parona Lomellina, vicino a Pavia. La stessa IGORA ha organizzato qualche tempo fa una visita ufficiale alla fonderia di Parona per i rappresentanti dei centri di raccolta svizzeri: da quel momento si sono stabiliti o rafforzati legami professionali, e così parecchie tonnellate di alluminio raccolto in Svizzera ogni anno finiscono qui.

«Lavoriamo con 4/5 grossi commercianti del Ticino e dei Cantoni Zurigo, Argovia e Basilea» spiega l’ingegner Francesco Millefiori, che ci guida a una visita della fonderia «Spesso sono loro a chiamarci quando hanno materiale da offrire, ma ogni tanto capita che siamo noi a farci vivi, per sapere se hanno alluminio usato disponibile. I rapporti sono improntati a normali prassi commerciali, inoltre due-tre volte l’anno vengono a visitarci di persona».

Verso il lingotto

La fonderia Vedani di Parona è immensa, un’intera ala è dedicata allo stoccaggio dei cubi pressati di alluminio, in attesa della lavorazione. Da qui diversi bulldozer li prelevano, li frantumano e caricano i pezzi su un nastro trasportatore, per un primo trattamento chiamato “pirolisi” che serve a separare l’alu da sostanze estranee. La pirolisi avviene in un grosso cilindro al cui interno non c’è ossigeno: grazie a questa particolarità, quando il cilindro viene scaldato a temperature altissime le sostanze organiche all’interno non bruciano (manca ossigeno) ma evaporano, lasciando sul fondo l’alluminio pulito.

A questo punto si passa ai procedimenti di fusione vera e propria, in almeno tre forni rotativi e tre a bacino. Lo spettacolo è impressionante. Dai forni, quando vengono aperti, si sprigionano temperature altissime e un calore abbagliante.

Gli operai sono attivi ininterrottamente a turni, tranne la domenica, unico giorno in cui gli impianti vengono spenti: c’è chi controlla le macchine che rimestano le lattine mentre vengono riscaldate, chi sovraintende ai forni, chi infine cura il procedimento finale, quando la sottile striscia di alluminio fuso pian piano si raffredda e viene tagliata in segmenti, i lingotti.

Si ricicla tutto

Un particolare aggiuntivo, che mostra come tutto, ma proprio tutto, venga riciclato, riguarda il procedimento che evita l’ossidazione dell’alluminio. Appena l’alu entra in contatto con l’ossigeno, infatti, si ossida. Per evitarlo, in fusione si aggiunge sale, che assorbe l’ossido tenendo “pulito” l’alluminio. È il sale dunque a “sporcarsi”, dando origine a scorie saline nere. A quel punto si fanno sciogliere queste scorie in acqua, e successivamente la si fa evaporare: resta così da una parte il sale tornato perfettamente bianco e riutilizzabile, dall’altra l’ossido di alluminio. Neanche quest’ossido viene buttato via: a sua volta, viene riutilizzato consegnandolo ai cementifici.

«L’intero procedimento di riciclaggio dell’alluminio – commenta Millefiori – è particolarmente vantaggioso, perché da un lato riduce notevolmente la produzione di rifiuti correlati a una procedura industriale, dall’altro permette di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera di ben sei volte. Infine, dato forse più importante, la produzione di alluminio a partire da rottami richiede solo il 5% di energia rispetto a una produzione primaria dalla bauxite, e l’alluminio che si ottiene è esattamente della medesima qualità. Il risparmio energetico è dunque altissimo, del 95%».

Dentro Fort Knox

Alla fine, visitiamo il “Fort Knox” della fonderia, il magazzino in cui sono custodite le migliaia di lingotti pronti per essere rivenduti. Tra gli acquirenti figurano le ditte che forniscono prodotti d’auto per Audi, BMW, Fiat, Toyota; poi ci sono la Honda, e la famosa produttrice di caffettiere italiana Bialetti. Nel 2010, ci spiegano all’ufficio commerciale della Vedani, il prezzo finale dei lingotti d’alluminio è oscillato tra 1500 e 2mila euro a tonnellata, assestandosi negli ultimi mesi tra 1800 e 2mila euro.

«Come vedete – conclude Frischknecht della IGORA, che ci ha accompagnato in questa visita alla Vedani – dalle lattine sono stati ricavati dei lingotti, e ora da questi lingotti si possono tornare a produrre all’infinito lattine, ma anche pezzi per le auto, per l’edilizia. L’alluminio può sempre tornare alluminio, è una banca di energia, e per la Svizzera è un vero sostituto della materia prima».

La Vedani Carlo Metalli SpA è una ditta lombarda specializzata nella lavorazione dell’alluminio.

Occupa 164 dipendenti. Oltre alla sede amministrativa di Milano (20 persone) ha due stabilimenti-fonderia, uno ad Ambivere (Bergamo), che si occupa di seconda rifusione, e uno a Parona Lomellina (Pavia), specializzato nella fusione di rottami e nella loro trasformazione in lingotti di leghe d’alluminio, destinati a nuovi utilizzi.

Fonde tonnellate di alu usato proveniente dalla Svizzera e rivende i lingotti -tra gli altri- a Honda, Bialetti, e produttori d’auto per Audi, BNW, Fiat e Toyota.

La cooperativa IGORA, con sede a Zurigo, organizza dal 1989 la raccolta di alu in Svizzera. Mette a disposizione contenitori e presse, organizza campagne informative, versa indennizzi a chi riconsegna l’alu, nella misura di Sfr. 1,30 al chilo.

Tutto viene finanziato grazie a un “contributo anticipato sul riciclaggio” (CAR) di 1 centesimo, che gli importatori e imbottigliatori di bibite versano alla IGORA per ogni lattina venduta in Svizzera.

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