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Il guardiano delle istituzioni lascia un magro bilancio

Dopo 11 anni in governo, Pascal Couchepin ha annunciato venerdì le sua partenza per la fine di ottobre Keystone

All'indomani dell'annuncio delle dimissioni di Pascal Couchepin dal governo, la stampa svizzera rende omaggio alla sua figura di statista e di difensore delle istituzioni democratiche. Per i commentatori, il bilancio politico del ministro radicale è però nettamente inferiore alle sue ambizioni.

“Le roi Pascal Couchepin est mort. Vive le roi”, scrive la Neue Luzerner Zeitung, ricordando i toni un po’ monarchici assunti dal ministro dimissionario del Partito liberale radicale durante la sua lunga carriera politica.

Con Couchepin se ne va un “uomo politico della vecchia scuola, che ha avuto grande successo nelle elezioni, ma che non ha contribuito a modernizzare la Svizzera”, afferma il giornale lucernese.

“Tutti riconoscono al ministro vallesano le indubbie capacità di ‘animale politico’ e la taglia di uomo di stato”, sostiene anche La Regione. Per il quotidiano ticinese, Couchepin è stato “l’unico vero statista a sedere in Consiglio federale dopo Kurt Furgler”.

Uomo di stato e provocatore

“Il re Pascal ha annunciato la sua partenza in modo sovrano e responsabile”, rileva il Tages Anzeiger. Secondo il foglio zurighese, il consigliere federale radicale non ha però evidenziato in misura sufficiente queste qualità durante la sua permanenza in governo. “Pascal il Grande si è sopravvalutato”, voleva “entrare nella storia come riformatore del sistema sociale” e se ne va da “perdente”.

“Troppo spesso Couchepin si è distratto nei suoi ruoli preferiti di uomo di stato filosofeggiante o di provocatore litigioso. Soprattutto quando la Svizzera avrebbe avuto bisogno di un ministro forte, in grado di risolvere i problemi della sanità e delle assicurazioni sociali”, deplora il Tages Anzeiger.

Magro bilancio politico

“Couchepin ha messo in mostra innanzitutto una statura di uomo politico, di guardiano delle istituzioni, di portatore dei valori fondatori di un paese che non si lascia trasportare dai venti delle mode”, afferma 24 Heures. “Contrariamente al suo impatto personale, il suo bilancio politico è però piuttosto magro”.

Una visione condivisa dalla Basler Zeitung: “Couchepin si è mostrato un uomo di stato, sul quale si poteva fare affidamento per difendere le istituzioni. E ciò ha avuto un grande valore in tempi, come questi, in cui le istituzioni sono attaccate da forze di destra”.

“Il suo bilancio alla guida del dipartimento dell’interno è però molto debole. Couchepin aveva preso in mano questo incarico per rimettere ordine in un ministero diretto tradizionalmente dai socialisti e per arginare l’incessante allargamento dello stato sociale. In quest’ambito ha fallito in modo colossale”.

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Mente scomoda e indipendente

“Il dossier della sanità e delle assicurazioni sociali è entrato in un vicolo cieco anche per colpa della sua testardaggine”, dichiara la Berner Zeitung, che si sofferma a sua volta sui difetti e le qualità del carattere del consigliere federale dimissionario.

“Durante i suoi 11 anni di permanenza in governo, il vallesano ha però dimostrato di essere una mente scomoda e indipendente, che non si lascia guidare dagli interessi partitici o dalle mode dei tempi”, aggiunge il quotidiano bernese.

Incurante degli indici di popolarità

“Couchepin non è stato, come molti altri, un ministro ‘amministratore’, ma un consigliere federale che decide, perfino in tempi di tempesta. Non ha mai nascosto una verità sgradevole solo per curare il suo indice di popolarità”, afferma Le Nouvelliste.

Il giornale vallesano difende l’operato del consigliere federale nato e cresciuto nel canton Vallese: “L’uomo di Martigny ha sempre messo gli svizzeri di fronte alle loro responsabilità. Cercando di ridurre i costi della salute si è creato molte inimicizie, ma anche un rispetto, di cui non possono vantarsi tutti gli altri membri del governo” sottolinea il foglio vallesano.

Fitta nebbia per il futuro

Per Le Temps, Couchepin ha incarnato una dimensione cardinale al momento giusto: “il rispetto delle istituzioni e l’autorità dello stato”. Forte di questi principi, il ministro vallesano “è insorto contro il disprezzo delle istituzioni manifestato da Christoph Blocher, che aveva cercato di mettere il suo partito al centro del potere”.

Dopo Couchepin, il giornale romando intravede soltanto una “fitta nebbia”. Il Partito liberale radicale affronta infatti questa partenza “storicamente indebolito e privo di un successore designato”. Si preannunciano quindi “lunghe manovre tattiche tra i partiti, estenuanti calcoli politici e l’elezione di un successore frutto di una maggioranza casuale”.

Elezioni più imprevedibili

“Il governo si rinnova ormai al ritmo di un ministro all’anno: nel 2007 è entrata Eveline Widmer-Schlumpf, nel 2008 Ueli Maurer ed ora sarà la volta del successore di Couchepin”, annota la Neue Zürcher Zeitung , soffermandosi sulla scelta del nuovo consigliere federale.

“Accanto ai radicali, il Partito popolare democratico ha già rivendicato il seggio libero in Consiglio federale. Probabilmente faranno la stessa cosa anche i Verdi, mentre l’Unione democratica di centro ancora nasconde le sue carte. L’esito di questa battaglia è quindi ancora aperto. Negli ultimi anni le elezioni in governo sono diventate molto più imprevedibili”, osserva il quotidiano zurighese.

Un Obama svizzero

“Ora la Svizzera ha più che mai bisogno di un proprio Obama”, si mette infine a sognare la Tribune de Genève, che teme l’elezione di un altro ministro “pallido, insipido e frutto del compromesso”.

“Al Consiglio federale ci vuole un ministro visionario e non un altro amministratore. Un uomo o una donna in grado, assieme ai suoi sei colleghi, di ridare fiducia agli svizzeri”, pretende il giornale ginevrino.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

Pascal Couchepin è nato a Martigny (Vallese) il 5 aprile 1942. Ha conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Losanna e il brevetto di avvocato-notaio nel suo cantone di origine.

Membro del Partito liberale radicale vallesano, Pascal Couchepin è stato eletto in Consiglio nazionale nel 1979 ed è entrato in Governo nel 1998.

Fino alla fine del 2002 ha diretto il Dipartimento federale dell’economia, mentre dal 2003 è titolare di quello dell’Interno, che comprende sicurezza sociale, sanità, educazione, formazione, ricerca e cultura.

Ha ricoperto la carica di Presidente della Confederazione nel 2003 e nel 2008.

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