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Il gruppo Swatch a prova di crisi

Nicolas Hayek, il fondatore e stratega del gruppo Swatch non ha perso il fiuto per gli affari pixsil

Nel 2009 il gruppo Swatch si è dimostrato molto più resistente alla crisi rispetto alla maggior parte delle aziende concorrenti. Il 2010 si apre addirittura con un'impennata delle vendite per il numero uno mondiale del settore orologiero. Un successo dovuto a vari fattori, spiega l'esperto Kalust Zorik.

Giovedì il gruppo diretto dalla famiglia Hayek ha accolto la stampa nel suo centro nevralgico di Bienne, nel canton Berna, per fare il punto sull’andamento degli affari e le prospettive di sviluppo nell’anno in corso, ma anche per rivedere i risultati dell’esercizio 2009. Risultati, pubblicati un mese fa, che avevano sorpreso gli analisti economici.

L’anno scorso, in un clima di mezzo panico per il settore orologiero, il numero uno mondiale è infatti riuscito a conseguire un utile di 763 milioni di franchi, con una leggera flessione dell’8,9% rispetto al 2008. Con un importo di 5,42 miliardi di franchi, il fatturato ha subito a sua volta una contrazione dell’8,1%, nettamente inferiore però alla media del settore orologiero svizzero, in calo del 22,3%.

Questa capacità di resistenza alle tempeste da parte del gruppo Swatch non è dovuta al caso, ritiene Kalust Zorik, cofondatore dell’Istituto di marketing orologiero della scuola superiore ARC, insediata in tre cantoni dell’arco giurassiano, dove è nata e si è sviluppata fino ai nostri giorni la tradizione orologiera svizzera.

“Nicolas Hayek e famiglia hanno uno spirito industriale, il che significa che sanno prestare attenzione al mondo esterno e sono in grado di intravedere i segnali di crisi, di trasmetterli all’azienda e di adottare i provvedimenti necessari per reagire”, afferma Kalust Zorik.

Ricco ventaglio

A detta dell’esperto, un altro dei punti forti di Swatch è legato al vasto ventaglio della sua offerta. Il gruppo comprende una ventina di marche, con prodotti che vanno dagli orologi Swatch, venduti a partire da 60 franchi, fino ai lussuosi modelli Breguet, il cui prezzo raggiunge diverse centinaia di migliaia di franchi.

Tra i pilastri del produttore orologiero vi sono inoltre Longines, Omega e Tissot. “Tissot svolge un ruolo molto importante per tutto il gruppo”, sottolinea Kalust Zorik.

Rispetto agli orologi Swatch, che rappresentano piuttosto un fenomeno di moda, Tissot veicola l’immagine della qualità “swiss made” dinnanzi al grande pubblico, preparando il terreno per i prodotti della gamma più alta, come Longines e Omega. “Con questa configurazione, il gruppo dispone di una vera e propria autostrada”, afferma l’esperto.

Tissot, Omega e Longines hanno d’altronde resistito molto bene alla turbolenze dei mercati. “Omega, ad esempio, ha saputo continuamente adattarsi all’evoluzione della domanda, adeguando la sua politica e il suo sistema di distribuzione. In movimento perpetuo e con una forte gamma di prodotti, il gruppo Swatch ha sofferto molto meno della crisi”.

A detta di Kalust Zorik, il numero uno mondiale del settore orologiero è inoltre più orientato sull’efficacia, rispetto a molti concorrenti, che puntano soprattutto sul lusso e i suoi valori.

Controllo della produzione

Il gruppo della famiglia Hayek fabbrica i suoi prodotti all’interno del gruppo e dispone quindi di un maggior controllo sulla produzione. Un altro elemento di successo, secondo l’esperto: “Più si controllano le competenze chiave e le risorse produttive e più si riesce ad essere efficaci”.

Swatch gestisce anche la produzione dei movimenti degli orologi, che vengono poi forniti alle diverse marche. “In questo modo il gruppo orologiero riesce a migliorare il margine di reddività”, rileva Kalust Zorik.

L’anno scorso, Nicolas Hayek aveva annunciato di non voler più fornire alla concorrenza le componenti degli orologi prodotte dal gruppo Swatch. Un annuncio che ha suscitato vive reazioni nel settore orologiero svizzero.

“È una decisione comprensibile. Mi chiedo d’altronde perché Hayek abbia aspettato così tanto per prenderla”, osserva Kalust Zorik. “Gli Hayek si sono accorti che stavano arricchendo molti concorrenti, i quali si limitavano ad occuparsi del design degli orologi”.

Pericoli da evitare

Il quadro dello sviluppo di Swatch appare alquanto roseo anche per l’anno in corso. A detta dell’esperto, il processo di internazionalizzazione del gruppo non è stato tuttavia ancora completato. Alcune marche, molto presenti in alcuni mercati, rimangono tuttora poco conosciute in altre regioni del mondo. “La posizione di Longines negli Stati uniti rimane ad esempio molto debole”.

Secondo Kalust Zorik, vi è un altro interrogativo che suscita alcune riserve: finora il gruppo non ha ancora messo a punto una nuova generazione di orologi a basso prezzo. “La Swatch rimane molto sola sul mercato mondiale, tutti gli altri orologi di questa categoria provengono dall’Estremo Oriente. Per l’industria orologiera svizzera e per il suo dinamismo sarà ben presto necessario un nuovo orologio a prezzo ridotto”.

Per l’esperto, il numero uno del mercato mondiale dovrà inoltre guardarsi dal lasciar esplodere i prezzi del trio Longines, Omega e Tissot. Il gruppo elvetico rischierebbe infatti di perdere un’importante posizione strategica sui mercati mondiali. “Resterebbe uno spazio vuoto, che sarebbe rapidamente occupato dai concorrenti cinesi”.

Pierre-François Besson, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento Armando Mombelli)

L’industria orologiera rappresenta la terza industria d’esportazione elvetica, dopo le macchine e la chimica.

È impiantata principalmente nei cantoni di Neuchâtel, Berna, Ginevra, Soletta, Giura e Vaud.

Dopo aver raggiunto l’apice alla fine degli anni ’60, con circa 90’000 dipendenti impiegati in più di 1’500 imprese, il settore è crollato, anche a causa dell’arrivo degli orologi al quarzo dall’Asia.

All’inizio degli anni ’80, il settore impiegava appena 30’000 persone.

Il rilancio è avvenuto in un primo tempo grazie alla produzione di massa ed in particolare agli orologi prodotti dalla Swatch. Negli ultimi anni, è stato soprattutto il settore del lusso a fare da traino.

La cifra d’affari del gruppo orologiero ha raggiunto l’anno scorso 5,421 miliardi di franchi, con una flessione dell’8,1% rispetto al 2008.

L’utile netto si è fissato a 763 milioni di franchi, in calo dell’8,9%.

L’utile operativo è sceso del 24,9% a 903 milioni di franchi.

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