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Il governo tira dritto nella riforma dell’agricoltura

Per il governo, nel settore agricolo esistono grandi potenziali di risparmi Keystone

Nessun ripensamento né nella sostanza né nella velocità delle riforme. Il governo vuole altri tagli nell'agricoltura.

Ma l’ultima parola non è ancora detta, perché i contadini sono pronti a dare battaglia in parlamento contro il pacchetto di misure proposto mercoledì.

Il Consiglio federale non ha tenuto conto delle critiche al suo progetto di Politica agricola 2011 (PA 2011) e, in nome della competitività del settore, ha confermato mercoledì la propria volontà di mantenere una sostenuta velocità di crociera nel trasferimento di fondi dal sostegno al mercato ai pagamenti diretti.

Secondo il messaggio della PA 2011, i contributi all’esportazione e oltre la metà dei fondi destinati al sostegno del mercato vengono convertiti in pagamenti diretti non vincolati alla produzione, “per potenziare la competitività del settore agroalimentare”.

Per il capo del Dipartimento federale dell’economia (DFE) in questo settore vi è un notevole potenziale di riduzione dei costi.

“Il sostegno statale del mercato mantiene strutture inappropriate”: la soppressione delle sovvenzioni “animerà le aziende agricole” costringendole a ridurre i costi e dando una nuova impostazione alla produzione.

Modello austriaco

Deiss auspica per la Svizzera l’evoluzione già attuata in Austria. Dopo l’entrata nell’Unione europea (Ue) questo paese è stato confrontato a una forte concorrenza, anche molto dolorosa, ma ha saputo adattare le proprie strutture, tanto che l’anno scorso l’Austria per la prima volta ha realizzato un’eccedenza della bilancia agricola.

I piani del Consiglio federale permettono di anticipare i risultati dei negoziati nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) e dell’accordo di libero scambio agricolo con l’Ue.

La riduzione delle sovvenzioni e il potenziamento dei pagamenti diretti costituiscono una politica “previdente”.

Questi ultimi, neutri dal punto di vista commerciale e indipendenti dalla produzione, non sono rimessi in discussione nelle trattative internazionali, ha ricordato il consigliere federale.

La proposta ora è nel campo della discussione politica e potrà essere modificata in parlamento, ma il governo la difenderà attivamente.

Alzata di scudi dei contadini

L’Unione svizzera dei contadini (USC) ha espresso la sua delusione poiché il governo non ha ascoltato le rivendicazioni dell’agricoltura, del settore agroalimentare e dei cantoni.

Il ritmo imposto alle riforme oltrepassa gli impegni che la Svizzera ha preso nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).

Le tappe fissate nel progetto aumenteranno massicciamente la pressione sull’agricoltura, ha aggiunto l’USC in un comunicato.

A suo avviso, con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni le aziende agricole subiranno una riduzione del 20 % del loro reddito.

“Riforma timida”

Secondo l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) invece, il progetto offre all’agricoltura e ai settori collegati solo poche nuove prospettive.

L’agricoltura come la vorrebbe l’USAM – sottoposta il meno possibile a disposizioni statali – “non potrà essere realizzata grazie a questo timido pacchetto di riforme”, afferma un comunicato.

Infine, Bio Suisse, l’Associazione svizzera delle organizzazioni per l’agricoltura biologica, ritiene che il progetto vada nella giusta direzione, ma a suo avviso gli obiettivi ecologici non sono stati sufficientemente trattati.

“La qualità e il valore aggiunto vengono in seconda posizione rispetto all’aumento della grandezza e della produttività delle aziende”, afferma Bio Suisse.

swissinfo e agenzie

Negli ultimi 15 anni, 30’000 aziende agricole hanno cessato la loro attività.
Nei prossimi anni, il 2,5% delle aziende chiuderanno ogni anno.
Oggi, 120’000 persone lavorano nell’agricoltura.
Negli anni ’60 erano 420’000.

Il dossier agricolo è un punto delicato dei negoziati internazionali, sia nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, sia nel contesto europeo.

Secondo il governo, anche nel settore agricolo è necessario aprire le frontiere e sopprimere gli ostacoli al libero scambio.

L’obiettivo della riforma dell’agricoltura è di proseguire la diminuzione delle sovvenzioni e la loro sostituzione con pagamenti diretti, che serviranno a retribuire gli agricoltori per prestazioni d’interesse generale, come la garanzia per l’approvvigionamento del paese, la cura del paesaggio o la diversità biologica.

Questo tipo di pagamenti sarebbe compatibile con le esigenze dell’apertura dei mercati.

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