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Il Gottardo, culla di miti e ideologie

RDB

Al centro dell'attualità in occasioni e per ragioni diverse, mai come quest'anno il Gottardo fa parlare di sé. Il massiccio custodisce, tra terra e cielo, parte della memoria della storia svizzera.

Una memoria fatta anche di miti e mistificazioni, di ideologie e strumentalizzazioni. Lo storico Hans Ulrich Jost dirada le nebbie ricordando il ruolo simbolico e politico del Gottardo in un recente convegno internazionale.

“La funzione dei miti che sono nati e si sono sviluppati nel XX secolo attorno al Gottardo – afferma Hans Ulrich Jost, professore emerito di storia contemporanea all’Università di Losanna – ha servito la causa della destra nazionalista svizzera. Coltivato ed elaborato nel corso dei secoli, questo immaginario profondamente radicato nella memoria collettiva, ha persino plasmato i discorsi politici di un paese”.

Ma anche quelli degli intellettuali, e in modo trasversale, che si sono occupati dell’identità nazionale: dallo scrittore Max Eduard Liehburg (1899-1962) a Denis de Rougement (1906-1985), da Carl Gustav Jung a Gonzague de Reynold (1880-1970).

La coscienza critica

A Locarno in occasione del convegno internazionale organizzato in ottobre per commemorare i 125 anni della linea ferroviaria del San Gottardo, Hans Ulrich Jost è un po’ una mosca bianca nel suo ruolo di coscienza critica. Mentre i relatori si alternano sottolineando l’importanza capitale di grandi personaggi come Alfred Escher (il politico zurighese promotore del traforo del San Gottardo), Jost azzera la storia. O meglio, ribalta le prospettive.

“I veri, gli indiscussi protagonisti della linea ferroviaria del San Gottardo – afferma senza fare una piega dal tavolo molto ufficiale del relatori – sono gli operai, i lavoratori, i minatori, che con le loro mani hanno scavato la roccia. Di loro non si parla mai in termine di valore storico. Eppure senza di loro oggi non saremmo qui”.

Indossa un abito chiaro, calza scarpe da tennis. Occhiali scuri, sguardo determinato, discorso preciso, Jost riconduce il ruolo del Gottardo – che invita, quasi per sua stessa natura, ad associazioni più o meno patriottiche – alla sua oggettiva funzione storica: un luogo scelto dalla destra politica per coltivare il simbolo di una Svizzera conforme alla propria ideologia.

Smontare i meccanismi dei miti

Su pretesto che quattro grandi fiumi nascono nel cuore di questo paesaggio alpino – il Reno inizia la sua discesa verso il mare del Nord, il Rodano verso il Mediterraneo occidentale, il Ticino (affluente del Po) verso l’Adriatico e l’Inn (affluente del Danubio) verso il Mar Nero – il San Gottardo “assume la figura di una croce. E, per analogia, con la croce svizzera e cristiana, diventa una fortezza spirituale”.

“Negli anni della Seconda guerra mondiale – ricorda Hans Ulrich Jost – l’esercito svizzero prende i propri quartieri nel Ridotto nazionale, ossia nelle Alpi, aggiungendo così ai miti già esistenti una dimensione eroica”.

Specialista nello smontare i meccanismi della mitologia, lo storico mostra come il nostro Paese si nutra ancora oggi di certezze che non sono tali: la Svizzera è un paese neutro, è un piccolo Stato, si fonda sulla cultura del compromesso, la pace sociale è il pilastro della prosperità; tanti miraggi o mezze verità che, secondo Jost, non resistono ad una seria analisi della storia e delle dinamiche contemporanee. Basta prestare attenzione a tutto quanto ci sta intorno, per averne una conferma.

Irrimediabilmente un simbolo di destra?

Il massiccio del Gottardo è destinato allora ad essere irrimediabilmente un simbolo della destra nazionalista? “Il Gottardo – ripete a swissinfo Hans Ulrich Jost – è diventato un mito di destra in modo particolare nel XX secolo e nella prima parte del Novecento, periodo in cui in Svizzera la destra nazionalista era maggioritaria. Si è dunque accaparrata del Gottardo, con tutti i miti che si conoscevano in precedenza, amalgamandoli a fine politici”.

Per la sinistra trasformare il Gottardo in simbolo di apertura è dunque impresa disperata? “Non è impossibile – replica Jost – ma sfortunatamente l’idea del Gottardo come massiccio difensivo, è una sorta di monumento delle radici elvetiche che schiaccia l’idea di passaggio e di apertura verso l’Europa”.

“Per fare passare questo messaggio alternativo, occorre prima di tutto scardinare il discorso della destra, le cui forze politiche – precisa lo storico – continuano a forgiare i valori patriottici sul Gottardo come protezione della nazione. Se si riuscirà a contrastare il potere della destra e a ridurne il peso, forse fra cinquant’anni sarà possibile fare del Gottardo il simbolo di apertura dell’Europa unificata con la Svizzera integrata”.

Hans Ulrich Jost, per concludere, invita la sinistra a riappropriasi del patriottismo. “Ricordo che in origine patriottismo significava impegnarsi per l’interesse pubblico, e sottolineo pubblico, ossia di tutti. Oggi è la sinistra a difendere questi valori, non di certo la destra. Destra che, difendendo gli interessi privati, si definisce a torto patriottica”.

swissinfo, Françoise Gehring, Locarno

Nato nel 1940, Dottore in storia e in filosofia all’Università di Berna, Hans-Ulrich Jost ha condotto l’essenziale delle sue ricerche a Losanna, dove ha insegnato dal 1981.

Ufficiale dell’esercito svizzero e pilota di aerei da combattimento, ha da sempre manifestato il suo chiaro orientamento a sinistra.

Jost fa parte di quegli storici che hanno tentato di portare la Svizzera ad un’analisi realista del suo passato, in particolare per il periodo della Seconda guerra mondiale.

Ritiratosi da un anno dalla sua cattedra di storia contemporanea all’Università di Losanna, continua a lavorare a progetti di ricerca a livello europeo.

“Per gli Svizzeri il San Gottardo ha avuto (e in parte mantiene ancora oggi) un significato profondo, legato alle origini e allo sviluppo del Paese, ancorato nella memoria storica collettiva della nazione.

Punto di incontro delle regioni linguistiche e culturali della Svizzera, rappresenta un insieme di simboli che nel corso dei secolo, e in particolare nel XIX-XX secolo, ne hanno costruito il suo mito: crocevia del destino, punto di riferimento della coesione della nazione, via delle genti, simbolo dell’indipendenza ma anche dell’unità e identità nazionale, tetto dell’Europa”. (Fonte Dizionario storico della Svizzera).

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