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Il finanziamento del cinema svizzero da parte dei giganti dello streaming si decide alle urne

Rappresentanti delle sezioni giovanili di PLR, UDC e Verdi liberali consegnano 65'000 firme per il referendum contro la nuova legge sul cinema, il 20 gennaio 2021 a Berna. © Keystone / Peter Schneider

Netflix, Disney e Amazon devono investire nella produzione di serie e film svizzeri? Il popolo si esprimerà il 15 maggio sull'imposizione di nuovi obblighi per i giganti dell'intrattenimento audiovisivo online.

Di cosa si tratta?

Il menu delle votazioni federali del 15 maggio propone una modifica della Legge federale sulla produzione e la cultura cinematograficheCollegamento esterno. Soprannominato “Lex Netflix”, il progetto intende obbligare le piattaforme di streaming a finanziare la creazione di serie e film svizzeri per un importo pari al 4% della cifra d’affari realizzata nel Paese.

Perché tassare le piattaforme di streaming?

In Svizzera, le emittenti di programmi televisivi nazionali o destinati alle regioni linguistiche devono già sottostare all’obbligo di investire il 4% della loro cifra d’affari nella cinematografia elvetica. Sono inoltre tenute a proporre il 50% di serie e film prodotti in Svizzera o in Europa.

Con lo sviluppo delle piattaforme online, il Governo intende estendere questi obblighi. Il progetto si concentra soprattutto sui giganti dello streaming come Netflix, Amazon, HBO e Disney. Lo scopo è dare maggior sostegno alla produzione cinematografica svizzera ed eliminare la disparità di trattamento tra i canali televisivi e i servizi online.

Cosa prevede la revisione di legge?

Le piattaforme di streaming dovranno investire il 4% della cifra d’affari realizzata in Svizzera nella produzione di serie e film elvetici. Se non lo faranno, dovranno pagare una tassa equivalente a favore della promozione del cinema svizzero. Questa regola si applicherà anche ai canali televisivi stranieri che diffondono pubblicità indirizzate al pubblico della Confederazione.

Queste nuove misure dovrebbero permettere di versare 18 milioni di franchi supplementari all’anno alla produzione cinematografica locale, secondo le stime delle autorità federali. Questo denaro è destinato a film, documentari o serie realizzate da imprese svizzere indipendenti e alle coproduzioni internazionali con partecipazione elvetica.

L’aiuto finanziario attualmente destinato alla creazione audiovisiva indipendente ammonta a circa 105 milioni di franchi all’anno, 39 dei quali provengono dalle autorità pubbliche, 39 dalla Società svizzera di Radiotelevisione (SSR), 6 da canali televisivi privati e il resto da finanziamenti privati.

La nuova legge prevede anche che i contenuti diffusi dai servizi di streaming debbano essere prodotti in Svizzera o in Europa.

Cosa fanno gli altri Paesi europei?

Circa la metà degli Stati europei hanno introdotto l’obbligo per le piattaforme online di investire nella produzione cinematografica locale o europea. La percentuale della cifra d’affari varia da un Paese all’altro: 1% in Portogallo, 2% in Danimarca, 5% in Spagna, 20% in Italia, 26% in Francia.

Alcuni Stati come Germania, Belgio o Croazia prelevano una tassa a favore delle istituzioni che sostengono il cinema. Questa generalmente si aggiunge all’obbligo di investire.

L’Unione europea (UE) costringe i servizi online a proporre il 30% di produzioni europee. Certi Paesi hanno introdotto una quota più alta o una sotto-quota per la diffusione di produzioni nazionali. In più, le piattaforme di streaming attive nell’UE sono tenute a mettere in risalto le serie e i film europei.

Chi ha lanciato il referendum?

Le sezioni giovanili di tre partiti si sono schierate contro la modifica di legge. Il comitato referendario riunisce i Giovani PLR (Partito liberale radicale, destra liberale), i Giovani UDC (Unione democratica di centro, destra conservatrice) e i Giovani Verdi liberali (centro).  Il referendum è sostenuto dall’organizzazione svizzero-tedesca per la tutela di consumatrici e consumatori Konsumentenforum e dall’associazione delle televisioni private Telesuisse.

Chi si oppone al progetto ritiene che la produzione audiovisiva elvetica sia già sufficientemente sovvenzionata e che non abbia bisogno di aiuti supplementari da parte di aziende private.

Il campo dell’opposizione al progetto ha il sostegno dei due grandi partiti di destra: l’UDC si è opposta compatta alla modifica durante il dibattito in Parlamento e il PLR invita i suoi sostenitori e le sue sostenitrici a respingere il progetto il 15 maggio.

Chi è a favore della nuova legge?

Il Parlamento si è schierato in larga maggioranza a favore del progetto elaborato dal Governo. Una certa divergenza di opinioni ha caratterizzato il PLR mentre il Partito socialista (PS, sinistra), i Verdi (ecologismo, sinistra), l’Alleanza del Centro e i Verdi liberali hanno approvato la modifica ritenendo che un’uguaglianza di trattamento tra televisioni nazionali e servizi online sia necessaria.

La maggioranza parlamentare ha sottolineato che le tasse e il dovere di investire esistenti in altri Paesi europei non hanno provocato un incremento del costo degli abbonamenti. Inoltre, obbligare le piattaforme di streaming a iniettare il 4% della cifra d’affari nella produzione elvetica dovrebbe permettere al settore di svilupparsi.

Diversi esponenti politici sono dell’opinione che l’obbligo di diffondere il 30% di produzioni europee garantisca una certa diversità nell’offerta dei servizi online. La quota è anche un requisito dell’UE affinché la Svizzera possa essere integrata nel programma europeo di promozione culturale “Creative Europe”.

Persone e associazioni attive nel mondo cinematografico svizzero si sono schierate a favore della modifica di legge. Ritengono che le nuove disposizioni vadano a beneficio dell’economia svizzera nel suo insieme: si potranno intraprendere progetti più ambiziosi creando impieghi, moltiplicando le riprese e offrendo in questo modo una vetrina alle imprese locali.

Il settore audiovisivo indica inoltre che le piattaforme di streaming sono libere di investire come meglio credono nella realizzazione cinematografica, nelle sceneggiature, o negli aspetti tecnici. Ricorda infine che il modello commerciale di questi servizi consiste appunto nell’acquistare e nel coprodurre serie in tutto il mondo.

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