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Il contributo svizzero alla “American Way of Life”

Le chitarre Rickenbacher presentate dalla mostra di Ellis Island swissinfo.ch

Dalla fine di luglio, il Museo dell'immigrazione di New York, situato a Ellis Island, presenta ritratti di storia dell'emigrazione svizzera negli Stati uniti.

La mostra, intitolata “Piccolo numero – Grande impatto” permette in particolare di seguire il cammino di 25 personalità con origini svizzere che hanno lasciato una grande impronta negli Stati uniti.

Dagli inizi del 1700, diverse centinaia di migliaia di cittadini elvetici sono emigrati verso gli Stati uniti. La maggior parte di loro hanno lasciato la Svizzera per ragioni economiche. E moltissimi non hanno trovato una vita migliore nel Nuovo mondo.

Alcuni, invece, hanno avuto fortuna. Loro o i loro discendenti sono diventati personalità famose, che hanno segnato la scena politica, economica o culturale degli Stati uniti.

Seguendo le tracce di 25 personalità, l’esposizione dimostra che anche la Svizzera ha offerto un contributo importante allo sviluppo americano.

La mostra propone inoltre di scoprire la storia dell’emigrazione svizzera negli Stati uniti attraverso degli estratti di interviste di emigrati, che raccontano il loro viaggio e le loro condizioni di vita, non sempre facili, negli Stati uniti.

Influsso non trascurabile

L’esposizione è nata su iniziativa di Markus Hodel dell’Associazione del Museo svizzero della migrazione, in seguito ad una visita a Ellis Island, l’isola che un tempo costituiva una porta d’accesso obbligatoria per tutti i nuovi immigranti.

Il titolo “Piccolo numero – Grande impatto” fa pensare ad una certa mancanza di modestia, poco abituale per un piccolo paese come la Svizzera.

“Da parte nostra, effettivamente, non avremmo avuto il coraggio di scegliere questo titolo. Abbiamo però deciso di accettare la proposta dei nostri partner americani”, spiega Hodel, curatore della mostra.

A suo avviso, il contributo apportato dagli emigrati svizzeri è stato più grande di quanto si pensa generalmente. Con la sua esposizione vuole quindi far conoscere questa realtà.

“Vogliamo fornire all’americano medio nuove immagini della Svizzera. E speriamo di riuscire a trasmettere questo messaggio ad almeno una parte dei nostri visitatori”, aggiunge Hodel.

Visitatori sorpresi

La mostra si trova al terzo piano del Museo, dove un tempo dovevano trascorrere la notte le persone che non riuscivano ad ottenere rapidamente la loro registrazione presso gli uffici dell’immigrazione. In questa giornata di agosto, l’esposizione ha attirato un folto pubblico.

“Di solito, non si sente parlare molto della Svizzera”, dice un visitatore, che non ha legami famigliari con la Svizzera. “Non sapevo che Steve Ballmer (Microsoft) avesse radici svizzere. E neppure Othmar H. Amman, il costruttore del ponte George Washington”.

Al centro dell’esposizione anche gli svizzeri che hanno influenzato la scena musicale americana. Tra questi, in particolare, l’inventore della chitarra elettrica Adolph Rickenbacher (diventato negli USA Rickenbacker). Nel 1931 ha fondato, assieme a George Beauchamp, la prima azienda produttrice di chitarre elettriche. Alcuni decenni dopo, anche i Beatles si sono serviti degli strumenti musicali Rickenbacker.

Un altro musicista, che ha lasciato un segno negli Stati uniti, è Walter Liniger, uno dei primi ad aver suonato il blues assieme a musicisti neri nella regione del Mississippi.

Automobili e cultura

Desta altrettanto interesse la vetrina dedicata a Louis Chevrolet, il famoso costruttore di automobili. Ancora oggi moltissimi americani conoscono l’autovettura “Chevi”, ma pochi sanno che è opera di un immigrato proveniente dalla Svizzera.

Solo pochi visitatori sono attratti invece dalla sala dedicata a Albert Gallatin, il ministro delle finanze che aveva concordato con Napoleone l’acquisto della Louisiana da parte degli Stati uniti.

Decisamente più frequentato lo spazio che mostra gli influssi svizzeri sulla cultura e sul mondo dello spettacolo americani. Vi si trovano tra l’altro fotografie e informazioni sul regista Marc Foster e l’attrice Renée Zellweger.

Anche la famiglia Guggenheim, grande mecenate d’arte, ha radici elvetiche. Salomo Guggenheim e Rachel Weil Meyer, due vedovi ebrei, non ottennero l’autorizzazione di risposarsi in Svizzera verso la metà del 19esimo secolo. Decisero così di lasciare Lengnau alla volta degli Stati uniti, dove il loro nome e la loro passione per l’arte sono diventati famosi.

swissinfo, Rita Emch, New York
(traduzione Armando Mombelli)

Ellis Island è un’isola che si trova presso la punta sud di Manhattan, a New York.

Dal 1892 fino a metà del 1900, Ellis Island ha rappresentato la porta d’ingresso negli Stati uniti per milioni di persone che sbarcavano a New York.

Durante questo periodo sono stati sottoposti a controllo medico e registrati circa 12 milioni di immigranti.

Tra di loro vi erano anche circa 100’000 cittadini elvetici, che avevano lasciato la Svizzera per sfuggire alla miseria.

Dal 1990, Ellis Island ospita il Museo dell’immigrazione negli Stati uniti.

La mostra «Small Number – Big Impact», che rientra nella campagna “swiss roots” lanciata da Presenza Svizzera, è stata concepita dall’associazione Museo svizzero della migrazione.
L’associazione è stata fondata nel 1989. La sua intenzione è di creare in Svizzera un’istituzione sul tema «La Svizzera, paese di migrazione».
L’esposizione può essere visitata a New York fino al 31 ottobre. Dalla fine di marzo al mese di settembre 2007, la mostra sarà presentata al Museo nazionale di Zurigo.

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