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Il Consiglio dei diritti dell’uomo confrontato al Darfur

Una famiglia costretta ad abbandonare la propria casa a causa delle violenze etniche in Darfur Keystone

La regione sudanese del Darfur è da martedì al centro di una sessione speciale a Ginevra del Consiglio dei diritti dell'uomo.

Le organizzazioni non governative temono che a causa delle profonde divisioni tra i 47 paesi membri dell’organo delle Nazioni Unite, il governo sudanese possa ancora una volta sfuggire a una riprovazione ufficiale.

Le Nazioni Unite stimano che il conflitto nel Darfur abbia causato la morte di almeno 200’000 persone e non meno di 2 milioni di rifugiati.

Finora il Consiglio dei diritti dell’uomo, nato sei mesi fa grazie a un’iniziativa svizzera, non aveva però consacrato nessuna sessione speciale a questa crisi umanitaria.

Ci è voluto l’intervento molto critico del segretario generale dell’ONU Kofi Annan – che ha accusato il Consiglio di focalizzarsi solo sul conflitto arabo-israeliano – per spingere l’organo a dedicare una sessione speciale al Darfur.

Su spinta dei paesi arabi e musulmani, le tre precedenti sessioni speciali erano infatti state dedicate al Medio Oriente.

Due risoluzioni

Martedì, gli Stati membri dovranno dibattere su due bozze di risoluzione. La prima, presentata dalla Finlandia per conto dell’Unione Europea, chiede di porre fine immediatamente alle “gravi e sistematiche” violazioni e prevede l’invio di una missione di esperti indipendenti nella regione.

La seconda, elaborata dall’Algeria per conto del gruppo africano, sopprime l’appello alla fine immediata delle violenze e raccomanda che la missione sia composta da membri del Consiglio. Una decisione dovrebbe essere presa mercoledì.

In margine alla sessione speciale, l’ambasciatore svizzero presso l’ONU a Ginevra, Blaise Godet, osserva che in entrambi i casi sarà necessario il sostegno del governo sudanese.

“Inviare un africano che gode di un ampio sostegno potrebbe essere un’idea – sostiene Godet. Un rappresentante dell’Alto commissariato dei diritti dell’uomo o il relatore speciale per il SudanDei possibili candidati potrebbero essere pure potrebbero pure essere dei possibili candidati”.

ONG scettiche

Le organizzazioni non governative (ONG), che da tempo chiedono dei conti al governo sudanese, sono però scettiche sul raggiungimento di un compromesso accettabile.

“Ci sembra che ci si stia dirigendo verso una risoluzione debole che non include elementi importanti, ad esempio quello di rendere il governo sudanese responsabile delle violazioni dei diritti dell’uomo”, dichiara a swissinfo Peter Splinter, rappresentante di Amnesty International presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Secondo Human Rights Watch, un’ONG con sede nella città sulle rive del Lemano, la sessione speciale “sarà una farsa” se si concluderà con l’adozione di una risoluzione minimalista.

“Per poter essere credibile, la missione deve essere composta da esperti. Una missione formata da rappresentanti governativi assumerebbe inevitabilmente una dimensione politica “, spiega la portavoce Mariette Grange.

Il mese scorso, in occasione della sua seconda sessione regolare, il Consiglio dei diritti dell’uomo aveva respinto una risoluzione che rendeva il Governo sudanese responsabile delle atrocità commesse in Darfour, preferendo la proposta del gruppo africano che evitava di menzionare il ruolo delle autorità di Khartoum.

Il presidente sudanese Omar el-Bechir – che recentemente ha invitato in Darfur gli ambasciatori dei paesi africani – rifiuta con ostinazione il dispiegamento di una forza dell’ONU e accusa la comunità internazionale di sostenere i ribelli e di gonfiare le cifre delle vittime.

swissinfo e agenzie

Il Consiglio dei diritti dell’uomo ha la sua sede a Ginevra ed ha rimpiazzato la discreditata Commissione dei diritti umani. Finora l’organo delle Nazioni Unite si è focalizzato soprattutto sul conflitto arabo-israeliano.

La sessione che si apre martedì consacrata al Darfur è la quarta sessione speciale organizzata dalla creazione, sei mesi fa, del nuovo Consiglio. Due sessioni speciali sono state dedicate ai Territori palestinesi e la terza al Libano.

Il Consiglio dei diritti dell’uomo si riunisce almeno tre volte l’anno per un minimo di dieci settimane e può indire delle sessioni speciali in caso di crisi maggiori.
Per indire una sessione speciale, uno Stato ha bisogno del sostegno di altri 16 membri.
La Svizzera è stata eletta il nove maggio scorso per un mandato della durata di tre anni.

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