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Il cinema svizzero degli ultimi 40 anni in 1’800 pagine

"Die Schweizermacher" (1978), una commedia satirica di un'epoca nella quale il cinema svizzero era meno compiacente con il proprio paese

In concomitanza con il Festival del film di Locarno, la Cinemateca svizzera pubblica una voluminosa opera che presenta la produzione cinematografica elvetica dal 1966 al 2000.

Il libro inventaria oltre 1’200 lungometraggi: dalle pellicole che hanno fatto la storia della settima arte in Svizzera ai film erotici, dalle opere mai portate a termine a quelle rimaste pressoché sconosciute.

Pesa cinque chili e dice tutto dei film svizzeri girati tra il 1966 e il 2000: presentata venerdì a Locarno, la «Storia del cinema svizzero 1966 – 2000» – opera fortemente voluta da Hervé Dumont, direttore della Cineteca svizzera di Losanna – recensisce le pellicole dei grandi autori, come Tanner e Goretta, ma non disdegna accenni a film senza valore e ad una sessantina di rappresentanti del genere erotico, quando non spiccatamente pornografico.

Questi ultimi, spiega Hervé Dumont, «non sono certo indicativi per il cinema che si faceva in Svizzera. Non va però dimenticato che la produzione erotica è stata abbastanza importante negli anni settanta e nei primi anni ottanta». Si tratta di film «tutto sommato alla buona che andavano molto bene in sala, in Svizzera come all’estero».

Inventariarli, aggiunge Dumont, non è stata cosa da poco. Si tratta di uno dei capitoli nascosti della produzione elvetica. Questo tipo di pellicola non è catalogato né dall’Ufficio federale della cultura né da Swiss Films, l’organo di promozione del cinema svizzero.

«Anche se rappresentano solo una minima parte dell’opera, abbiamo recensito questi film perché nel limite del possibile volevamo essere esaustivi», afferma Dumont. Ecco allora che tra le pagine della Storia del cinema svizzero emerge anche un film come «Histoire d’Q», lanciato nel 1976 come «il più importante film erotico mai girato a Ginevra».

Hayek cineasta

In modo dettagliato – con schede e sinossi per ogni film – i volumi ripercorrono l’opera degli autori che vanno sotto l’etichetta di «nouveau cinéma suisse»: Alain Tanner, Claude Goretta, Daniel Schmid e Michel Soutter, per non citare che i più conosciuti.

Tra le pagine, gli appassionati troveranno tante notizie curiose. Scopriranno per esempio che l’attuale patron di Swatch, Georges Nicolas Hayek, ha realizzato due lungometraggi: «Il paese di Guglielmo Tell» (1985) e «Family Express» (1991).

O, ancora, che un giovane Patrice Leconte – più tardi alla ribalta come regista della saga dei «Bronzés» o con «Monsieur Hire» – è stato montatore di «Chronique d’une ville moyenne suisse: Bienne», film del 1972.

Palma d’oro

Tra i 1220 lungometraggi recensiti si trova anche «Ferme à vendre» (Fattoria in vendita, 1982) di Frédéric Maire, oggi direttore del Festival internazionale del film di Locarno.

A chi l’avesse dimenticato, la Storia del cinema svizzero 1966-2000 ricorda poi che nel 1982, la Palma d’oro di Cannes è andata a «Yol», una produzione svizzera realizzata dai turchi Yilmaz Güney e Serif Gören.

Tutto sommato, constata Hervé Dumont, il cinema svizzero della fine del XX secolo si distingue per le sue sfaccettature, la sua qualità irregolare e i suoi temi ricorrenti, per non dire triti e ritriti. Il primo pensiero dei giovani cineasti svizzeri è stato quello di correggere l’immagine da cartolina postale che i media e la pubblicità davano della Confederazione.

«Volevano denunciare le manipolazioni, le ingiustizie. L’hanno fatto con foga e spesso imparando a filmare sui due piedi. Molti si sono dedicati agli esclusi della società o hanno lasciato la Svizzera per girare dei documentari d’inchiesta in Sudamerica, in Africa o in Asia, per ampliare i loro orizzonti, per respirare», racconta Dumont. Altri hanno preso la via dei «road movies» che illustrano una ricerca interiore.

Uno degli obiettivi del libro, conclude Hervé Dumont, consiste nel contribuire alla riscoperta di questi film che spesso «a torto o a ragione, sono finiti nel dimenticatoio».

swissinfo e agenzie

I due volumi “Storia del cinema svizzero 1966-2000” sono stampati in 3’000 copie e saranno disponibili in libreria dall’8 di agosto.

Per portare a termine l’opera, 25 persone vi hanno lavorato per 11 anni, sotto la direzione di Hervé Dumont, direttore della Cinemateca svizzera, e di Maria Tortajada, professoressa all’Università di Losanna.

Il libro, costato 1,3 milioni di franchi, è stato finanziato principalmente dalla Confederazione e da fondazioni private.

Per ora i due volumi sono disponibili solo in francese. La traduzione in tedesco dovrebbe iniziare nei prossimi mesi.

Il libro costituisce il seguito di un primo volume che copre il periodo 1895-1965, pubblicato vent’anni fa da Hervé Dumont.

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