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Il capo dell’esercito getta la spugna

Keystone

Il comandante di corpo dell'esercito svizzero Roland Nef ha proposto al ministro della difesa Samuel Schmid di porre fine al rapporto di lavoro di comune accordo.

Nella bufera da un paio di settimane in seguito a rivelazioni sulla sua vita privata che hanno gettato ombre sulla sua credibilità, il capo dell’esercito era stato sospeso provvisoriamente dalla sue funzioni dal consigliere federale Samuel Schmid il 21 luglio scorso.

In un comunicato diffuso venerdì dai suoi avvocati, il 49enne Roland Nef, a capo dell’esercito dal 1. gennaio 2008, ha annunciato di aver proposto a Schmid di mettere fine al suo contratto di lavoro di comune accordo. Il ministro della difesa è stato invitato a sottoporre la richiesta al Consiglio federale.

Il governo elvetico tratterà la domanda nel corso di una delle prossime sedute, rende noto il Dipartimento federale della difesa (DDPS).

L’errore di Nef

Nef riconosce di aver commesso un errore con la sua ex compagna, hanno indicato i suoi avvocati. Il capo dell’esercito si dice poi rammaricato dei rimproveri mossi al ministro delle difesa Samuel Schmid, che a detta di Nef avrebbe voluto rispettare la sua sfera privata non informando il governo sull’inchiesta penale in corso al momento della sua nomina nel giugno 2007.

Al momento dello scoppio della vicenda, così come negli sviluppi precedenti la sospensione, il ministro aveva sempre affermato di porre la massima fiducia in Nef.

«Il Consigliere federale Samuel Schmid ha preso atto con rammarico che, alla luce dei recenti sviluppi, sia risultato pressoché inevitabile presentare una proposta di risoluzione del rapporto di lavoro con il comandante di corpo Roland Nef», si legge nella nota diffusa dal DDPS. Sino alla deliberazione del Consiglio federale in corpore, prosegue il comunicato, la direzione del settore Difesa è assunta dal sostituto capo dell’esercito, divisionario André Blattmann.

Per il presidente della Confederazione Pascal Couchepin, il caso Nef è ad ogni modo un semplice «incidente» di percorso occorso al suo collega di governo Schmid. Episodi di questo tipo, ha detto alla radio romanda, sono frequenti nell’industria privata ed è quindi idilliaco pensare che qualcosa del genere non possa accadere anche allo Stato.

Ancora aperta la questione finanziaria

Le dimissioni del capo dell’esercito dovranno essere approvate dal governo che dovrà pure pronunciarsi sulla delicata questione dell’ indennità da versare a Roland Nef.

Il contratto di lavoro fra la Confederazione e il capo dell’esercito, in veste di ufficiale generale, è disciplinato dalla legge e dall’ordinanza sul personale federale. Se le due parti si mettono d’accordo per porre fine alla collaborazione – come chiedono gli avvocati di Nef – il governo può fissare un’eventuale indennità di partenza.

Una clausola autorizza inoltre il governo a prevedere indennizzi, se rompe il contratto con un ufficiale generale. In questo caso la somma versatagli varia da un minimo di un salario mensile a un massimo di un anno.

Il posto di capo dell’esercito rientra nella classe salariale 38, pari a circa 300 mila franchi all’anno. Ma possono essereversate anche indennità maggiori, previa approvazione non solo del Consiglio federale ma anche della Delegazione parlamentare delle finanze.

Una conseguenza logica

Il presidente del Partito popolare democratico (PPD) Christophe Darbellay ha reagito alla richiesta di Nef parlando di una «conseguenza logica di un comportamento inammissibile da parte del capo dell’esercito».

«Il Consiglio federale – ha aggiunto – deve assicurare il più rapidamente possibile l’interim e riportare la calma ai vertici dell’esercito». A differenza di altri partiti politici (tra cui l’Unione democratica di centro UDC e i Verdi), il PPD non auspica però le dimissioni di Samuel Schmid.

Anche secondo il Partito socialista Nef paga le conseguenze del suo comportamento sbagliato. Schmid è dal canto suo chiamato ad illustrare con la massima trasparenza il processo di selezione del capo dell’esercito e lo svolgimento dei fatti delle ultime settimane. Per i socialisti, bisogna trarne un insegnamento in vista della nomina nel nuovo comandante di corpo.

Se ciò che i media gli rimproverano è vero – ha indicato il Partito liberale radicale – Roland Nef non aveva alternative alla partenza. I radicali, ha dichiarato il portavoce Christian Weber, vogliono un capo «che assicuri la credibilità dell’esercito».

Via anche Schmid

Non è tardata neppure la reazione dell’UDC, l’ex partito del ministro della difesa che da mesi chiede le sue dimissioni.

«Non c’è alcuna vicenda Nef senza una vicenda Schmid», ha detto il portavoce del partito di destra nazional-conservatrice Alain Hauert, per il quale Schmid è corresponsabile della crisi.

Samuel Schmid, ritiene il presidente dei Verdi Ueli Leuenberger, non è più la persona adeguata per dirigere in modo offensivo i dibattiti sulla riforma dell’esercito.

swissinfo e agenzie

giugno 2007: il Consiglio federale nomina il brigadiere Roland Nef, 48 anni, a capo dell’esercito svizzero.
1. gennaio 2008: Roland Nef entra in funzione e comunica di voler consolidare l’esercito nel corso del suo primo anno da comandante.
12 giugno: Nel corso di un incidente in barca, cinque soldati perdono la vita annegando nel Kander, a Wimmis (Berna). Viene aperta un’inchiesta.
20 giugno: Walter Knutti, comandante delle Forze aeree, rassegna le dimissioni su richiesta del capo dell’esercito. Emergono lacune nella selezione dei quadri.
13 luglio: La “Sonntagszeitung” rivela che una denuncia è stata depositata contro Nef al momento della sua nomina per coazione ai danni della sua ex compagna. Schmid era al corrente del fatto, ma non avrebbe informato il resto del Consiglio federale. Si parla di una denuncia per violenza domestica.
14 luglio: il Dipartimento federale della difesa ammette che il ministro non ha trasmesso l’informazione ai colleghi di governo.
15 luglio: Roland Nef e la sua ex compagna dichiarano che la denuncia non riguarda la violenza domestica. La coppia ha raggiunto un accordo che ha posto fine al procedimento penale.
17 luglio: Nef ammette di aver versato una somma all’ex compagna come inedennizzo. Annuncia di aver inoltrato una denuncia contro il giornale “Blick” per violazione della vita privata.
18 luglio: Samuel Schmid rompe il silenzio e conferma il suo pieno appoggio al capo dell’esercito.
20 luglio: La “SonntagsZeitung” pubblica estratti di processi verbali della polizia con dettagli sul contenuto della denuncia. Il giorno dopo l’avvocato di Nef sporge denuncia.
21 luglio: Samuel Schmid sospende Roland Nef fino al 20 agosto, data della prossima riunione del governo.
25 luglio: Nef chiede a Schmid di porre fine al rapporto di lavoro di comune accordo.

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