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Il calcio tra giochi di luce, ombre e zone grigie

Una mostra sui molteplici aspetti del calcio al Museo etnografico di Ginevra swissinfo.ch

Il Museo etnografico di Ginevra (MEG) propone, nella sede di Conches, la mostra intitolata "Hors jeu" (Fuori gioco). Dal 21 maggio i riflettori sono puntati sui diversi volti del calcio, in cui alla bellezza del gioco si affiancano lati meno esaltanti.

Ad accogliere il visitatore, avvolto nell’oscurità quasi totale, una collezione di personaggi che evocano contemporaneamente il calcio e la società. Dal “papa” Joseph Blatter – presidente della FIFA – al tifoso violento, passando dal giocatore-gladiatore.

Una sequenza di figurine fabbricate a Kinshasa mostra quell’Africa che alimenta di talenti il calcio internazionale, mentre molti dei suoi figli si confrontano con il sogno inarrivabile di una carriera sportiva in una squadra europea.

“Hors jeu” illustra anche le prodezze atletiche dei calciatori, come pure il scintillante stile di vita delle stelle del pallone con le loro compagne modello “Barbie”. E con i fiumi di soldi che scorrono tra giocatori, sponsor e finanzieri. Non poteva mancare il pubblico: quello dei VIP stile “champagne”, comodamente seduti nelle logge, e quello dei comuni mortali, assiepati nelle tribune popolari tracannando birre.

In un gioco di continui contrasti, l’esposizione illustra tanto l’estremismo dei tifosi, quanto gli slanci lirici di coloro (come Joseph Blatter o Adolf Ogi) che vedono – o pretendono di vedere – nello sport, e in particolare nel calcio, un singolare strumento per salvare il pianeta.

Dopo altre incursioni – tifosi, nazionalismo, superstizioni, temi su cui torneremo – l’ultima sala è dedicata alla convivialità che dovrebbe avvolgere… un gioco. Con la possibilità di bere un caffè guardando degli schermi che rinviano l’attualità grazie al dossier di swissinfo su Euro 08.

L’ambizione del MEG è quella di osservare il fenomeno calcio in tutta la sua complessità. Christian Delécraz, responsabile del MEG di Conches, ha allestito la mostra in collaborazione con il ricercatore Raffaele Poli.

swissinfo: Come è nata l’idea di questa esposizione?

Christian Delécraz: Sono partito dall’idea che anche un museo come il nostro deve prestare attenzione all’attualità. Nella maggior parte dei musei consacrati al calcio, vengono esposte vecchie maglie, fotografie che celebrano la gloria del calcio e opere di artisti che si sono ispirati a questo sport.

Pensando a questa mostra, ci siamo detti che volevamo porre al centro il tema dell’integrazione, dell’identità, dell’io, degli altri, dei fenomeni legati alle tifoserie e agli ultras. Ovvero temi di società piuttosto profondi e assai pesanti. In fondo il calcio ci è servito come pretesto per parlare della complessità del mondo in cui viviamo.

swissinfo: Come si spiega, in base al lavoro che ha preceduto l’allestimento della mostra, la supremazia del calcio che ha acquisito lo statuto di sport quasi planetario e che siede, da solo, sul trono?

C.D.: Abbiamo esitato ad inserire una sezione “E dopo?”. Uno spazio che permettesse di chiedersi che cosa succederebbe se il calcio dovesse scomparire, come l’immagine di Bilal in uno dei suoi libri. Non dobbiamo dimenticare che questo sport risale al 1863. È nato nelle scuole private inglesi e il numero dei giocatori per squadra – undici – corrisponde al numero di persone ospitate in una camera (dieci) più il responsabile.

Il calcio si è però rapidamente diffuso nelle classi popolari, diventando lo sport popolare per eccellenza. Si può giocare dappertutto ed è sufficiente prendere a calci una scatola di latta. Le regole, inoltre, sono abbastanza semplici…

Eccezion fatta, forse, per il fuori gioco. Intitolare la nostra mostra in questi termini ha un senso, non sarebbe così se avessimo scelto di chiamarla “rigore”. Il fuori gioco, infatti, non è un fallo in sé, ma una posizione che può trasformarsi in fallo.

Il calcio ha con il tempo fatto il suo ingresso nel mondo del marketing, della pubblicità, degli affari e in alcuni casi è persino quotato in borsa. I salari dei giocatori, l’eco permanente sui media, sono tutti fattori che alimentano vocazioni e scatenano invidie. In tutto il pianeta.

swissinfo: Una tendenza non priva di problemi…

C.D.: I più sfavoriti, gli esclusi, sognano di venire in Europa e di avere successo. Come è successo al calciatore della Costa d’Avorio Didier Droga, la stella della squadra inglese del Chelsea. Ma è uno, rispetto a tanti che vedono le loro speranze infrante. Raffaele Poli ha dedicato il suo dottorato ai giovani africani, ai quali le società sportive occidentali rivolgono le loro attenzioni.

Mi racconta regolarmente di giovani africani che sognano di venire in Europa convinti di trovare la salvezza. Sono sogni, aspirazioni. Tra coloro che giungono in Europa, quanti non riescono a fare carriera e finiscono per sprofondare nella clandestinità perché non possono più tornare nel loro paese?

Per questa esposizione avevo anche pensato al titolo “Tra luce e ombra”. La luce che illumina gli stadi, e le ombre che avvolgono realtà molto meno belle. Ma per finire ho scelto un altro titolo, più adeguato e in sintonia con quanto ci interessa, ossia quello che si muove tra luce e ombre: le zone grigie. E ne ce sono!

swissinfo: Veramente poco prima lei ha fatto allusione alla scomparsa del calcio…

C.D.: Il calcio ha raggiunto dimensioni smisurate. Ci si chiede se non rischia di diventare come la favola del bue e della rana, ci si chiede se la rana, a forza di gonfiarsi, non finirà per esplodere! Al di là del calcio ufficiale nato in Inghilterra, prendere a calci un pallone è un’attività che non conosce tempo, in Cina come in altri parti del mondo. Da quando esiste l’essere umano, o quasi, si creano delle squadre e si colpisce qualcosa che rotola….

swissinfo, Bernard Léchot
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

L’esposizione “Hors jeu”, allestita nella sede di Conche del Museo etnografico di Ginevra (MEG), è aperta al pubblico dal 21 maggio 2008 al 26 aprile 2009.

Per realizzare la mostra, il MEG si è avvalso della collaborazione di numerosi esperti del Centro internazionale dello studio dello sport di Neuchâtel.

swissinfo figura tra i partner della mostra. L’attualità del calcio è presente nell’esposizione attraverso schermi giganti che illustrano il dossier Euro 08.

In margine all’esposizione, anche un ricco catalogo di 136 pagine, curato dal ricercatore Raffaele Poli e dal titolo “Hors jeu – Football et société”.

La prefazione del libro – che contiene anche un’intervista all’ex calciatore svizzero Lucio Bizzini, dottore in psicologia – è firmata dall’etnologo Christian Bromberger.

Le 120 illustrazioni a colori sono di Eric Lafargue e Jonathan Watts mentre i disegni sono di Pierre-Alain Bertola.

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