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Il giorno del lutto dopo gli scontri a Gaza

Campo sterrato con alcuni dimostranti sparsi e scie di fumo verticali lasciate da candelotti fumogeni
Pochi dimostranti, là dove lunedì si erano radunate decine di migliaia di persone. Keystone

È stata una giornata di relativa calma a Gaza, dove martedì ricordavano i 70 anni dalla 'Nakba', la catastrofe, come i palestinesi chiamano l'esodo di 700'000 profughi durante la guerra seguita alla proclamazione dello Stato di Israele.

È stato anche il giorno del lutto per le 60 persone rimaste uccise negli scontri tra palestinesi ed esercito israeliano lunedì, quando in concomitanza con l’inaugurazione dell’ambasciata USA a Gerusalemme era divampata la rivolta nella Striscia.

Si contano oltre 2’700 feriti, ma non si registrano nuove proteste o violenze di rilievo, lungo il confine dove lunedì erano radunati 40’000 militanti. Nei Territori, per tutto il giorno, è regnata una calma irreale.

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Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, che martedì ha iniziato la seduta con un minuto di silenzio, chiede un’inchiesta indipendente. Bloccata però dagli Stati Uniti.

“I terroristi di Hamas, supportati dall’Iran, hanno fomentato i palestinesi ad attaccare i soldati israeliani”, ha detto l’ambasciatrice americana Nikki Haley. “Hanno lanciato bombe molotov al di là del confine per creare distruzione”.

L’analisi

Come leggere la calma di martedì nella Striscia di Gaza? E quali sono il ruolo e le strategie dell’organizzazione politica e paramilitare Hamas? Risponde Arturo Varvelli, ricercatore all’Istituto per gli studi di politica internazionaleCollegamento esterno ISPI.

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Quanto agli Stati Uniti, sono ancora credibili come mediatori del processo di pace? E cosa rende Israele impermeabile alle critiche e agli appelli alla moderazione della comunità internazionale, che pure riconosce il suo diritto alla difesa?

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