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Collezione Gurlitt: un fulmine a ciel sereno per Berna

"Donna seduta" di Henri Matisse, una delle 1400 opere appartenenti alla collezione di Cornelius Gurlitt Keystone

Il lascito dell’immensa collezione Gurlitt al Kunsmuseum di Berna suscita grande sorpresa, ma anche un notevole imbarazzo nella capitale svizzera. Per la stampa, il museo deve affrontare ora un compito titanico di gestione e, soprattutto, di verifica: molte opere d’arte sarebbero state rubate dai nazisti.

“La collezione Gurlitt giunge a Berna come un fulmine a ciel sereno”, ammette, in un’intervista alla Berner Zeitung, lo stesso direttore del Museo d’arte, Matthias Frehner. “Mercoledì siamo stati informati dagli avvocati di Gurlitt che il Kunstmuseum eredita tutte le opere del collezionista tedesco. Non avevamo mai avuto contatti con lui”.

“Ora dobbiamo andare dapprima in Germania per farci un’idea di quale onere ci attende. E dovremo anche riflettere su dove e come trovare posto per ospitare la collezione”, aggiunge Frehner, senza nascondere un certo imbarazzo. “Si tratta evidentemente di un regalo eccezionale e generoso, ma anche di una grande sfida per noi”.

Cornelius Gurlitt (1932 – 2014) aveva ereditato un immenso patrimonio artistico collezionato dal padre Hildebrand (1895 – 1956), un mercante d’arte vicino al regime nazista in Germania.

Questa inestimabile collezione, che comprende oltre 1500 opere, tra cui numerosi capolavori dell’arte moderna europea, era stata tenuta a lungo nascosta. Si presume che una parte delle tele sia stata sottratta alle vittime del regime tedesco prima o durante la Seconda guerra mondiale.

Quasi 1300 opere, tra cui alcuni capolavori di Pablo Picasso, Henri Matisse e Marc Chagalli, erano state sequestrate il 28 febbraio 2012 in un vecchio appartamento di Monaco su ordine della Procura di Augusta. La notizia era stata però svelata al pubblico soltanto il 3 novembre 2013. Altre 60 tele, tre cui dipinti di Manet, Monet, Renoir e Picasso, sono stati reperiti lo scorso febbraio nella casa di Gurlitt a Salisburgo.

In aprile la Procura di Augusta ha deciso di sbloccare le tele sequestrate in Germania, dopo il raggiungimento di un accordo tra l’anziano collezionista e le autorità tedesche per una verifica da parte di esperti. Secondo prime indicazioni, circa 450 opere sarebbero sospette. 

Il giorno dopo la morte del collezionista tedesco, avvenuta il 6 maggio scorso, si è appreso che Gurlitt aveva deciso di lasciare  il suo patrimonio al Museo d’arte di Berna.

Ma come mai il collezionista tedesco, deceduto il 6 maggio scorso, ha deciso di lasciare in eredità i suoi ingenti tesori proprio a Berna? Una domanda alla quale neppure Frehner riesce a dare una spiegazione. “Sui motivi si può solo speculare. Quattro anni fa abbiamo presentato le nostre opere in un museo d’arte di Monaco di Baviera. Forse ciò ha suscitato un certo interesse nei nostri confronti”.

Manto di polvere imbarazzante

Il Bund, l’altro quotidiano della capitale elvetica, abbozza tuttavia un tentativo di trovarne le ragioni. “Da un lato, il Kunstmuseum dispone di collezioni di alto livello, conosciute in tutto il mondo. Dall’altro, presso le vecchie generazioni che hanno vissuto la Seconda guerra mondiale, la Svizzera non ha ancora perso la sua immagine di garante della sicurezza e del diritto. E così probabilmente anche presso l’82enne Gurlitt. E, inoltre, le esperienze degli ultimi mesi, in cui si diceva di tutto in Germania su di lui e sulla sua collezione, hanno spinto il collezionista ad estraniarsi ancora di più dal suo paese”:

“Il Museo d’arte di Berna si trova ora di fronte ad un compito titanico. Dovrà riuscire ad integrare questo patrimonio artistico nelle sue collezione e risolvere la cronica mancanza di spazio. E, innanzitutto, ancora prima che i tesori di Gurlitt saranno presentati al pubblico, dovrà liberare questa eredità da un manto di polvere che fa pensare ad opere d’arte depredate”, prosegue il giornale bernese.

“Se Mag Cornelius Gurlitt, il collezionista defunto, può essere visto come un personaggio singolare e tragico, suo padre Hildebrand, dal quale ha ereditato la collezione, era un mercante d’arte ambiguo, che ha sfruttato la situazione di bisogno in cui si trovavano molte vittime del nazismo”, ricorda il Bund, per il quale “finora la Svizzera non si è fatta un buon nome nei suoi rapporti con l’arte depredata. Il Museo d’arte di Berna dispone ora della chance di correggere questa immagine, assumendo in modo esemplare questa collezione”.

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Capolavori di un tesoro nascosto

Questo contenuto è stato pubblicato al Buona parte delle tele erano rimaste nascoste dalla Seconda guerra mondiale nelle case di Cornelius Gurlitt. Il collezionista tedesco aveva infatti ereditato un immenso patrimonio artistico dal padre Hildebrand, mercante d’arte molto vicino ai vertici nazisti negli anni ’30 e ’40. Si presume che alcune centinaia di opere siano state depredate alle vittime del regime…

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Prudenza comprensibile

Il direttore del Kunstmuseum ha fatto sapere diplomaticamente che a Berna non si sa ancora come reagire a questo lascito e neppure se sarà accettato, rileva la Neue Zürcher Zeitung. “Questa prudenza è più che comprensibile, tenendo conto delle questioni giuridiche ed etiche che avvolgono densamente questa collezione”.

“Un museo può vantarsi di avere delle opere provenienti dalla collezione Gurlitt? Berna può permettersi di sostenere il peso di questa eredità? E soprattutto: le opere d’arte lasciate al Kunstmuseum ne valgono veramente la pena? Fino a quando non si saprà esattamente cosa si trova sotto l’imballaggio del regalo, bisogna rimanere prudenti – anche il museo d’arte bernese ha già depositi stracolmi di opere d’arte”, osserva il giornale zurighese.

A detta della Neue Zürcher Zeitung, solo raramente si è vista una così grande eccitazione per così poca arte. “Quando nell’autunno scorso il ‘caso Gurlitt’ è venuto alla luce, si è effettivamente pensato che sarebbero apparse opere d’importanza capitale. Gli spiriti si sono intanto calmati. La collezione contiene forse alcune opere di riguardo, ma non chiude delle lacune nella storia dell’arte”.

Dal 1933 al 1945, i nazisti condussero una politica di espropriazione sistematica delle opere d’arte, dapprima nei confronti degli ebrei residenti in Germania e Austria, poi, una volta scoppiata la guerra, nei paesi occupati. In teoria, le opere trafugate avrebbero dovuto finire nel museo del Führer a Linz, in Austria, infrastruttura che non fu mai realizzata.

Uno dei principali artefici di questa ‘deportazione’ artistica fu il feldmaresciallo Hermann Goering, che si considerava un grande intenditore. Per compiere questa gigantesca razzia erano stati addirittura formati dei reparti speciali. Secondo fonti ebraiche, furono trafugate complessivamente oltre 600’000 opere d’arte.

Alcune opere, considerate da Hitler e dai nazisti ‘arte degenerata’, furono distrutte. Dopo la capitolazione della Germania, gli alleati ritrovarono molti oggetti nascosti nei luoghi più diversi, ad esempio in miniere di sale, e li riconsegnarono nella misura del possibile ai proprietari. Molti beni furono invece trasferiti in gran segretezza in Unione Sovietica e molti altri scomparvero.

Problemi in eredità

“I musei che ricevono delle collezioni in regalo si trovano di regola di fronte a dei problemi. Le opere donate richiedono spazio e cure. Ma di rado i problemi sono così grandi come quelli che il Kunstmuseum di Berna dovrebbe ora ereditare”, sostiene la Basler Zeitung, indicando che, in base a quanto si sospetta, 450 opere della collezione Gurlitt sono state depredate dai nazisti.

“Poco prima della sua morte, Gurlitt si era impegnato contrattualmente a far luce su tutte le sue opere, conformemente allo spirito dei Principi di Washington sulla restituzione delle opere d’arte rubate”, rileva il foglio basilese. “Il Kunstmuseum si trova quindi di fronte ad un grande lavoro, se intende verificare le pretese e i diritti degli eredi di ex proprietari di queste opere. I bernesi hanno quindi ogni motivo di valutare esattamente i vantaggi e gli svantaggi di questo regalo”.

Beneplacito tedesco

Ogni tela dovrebbe essere sottoposta a un esame per stabilire se sia stata rubata dai nazisti o no, ha rilevato anche l’Ufficio federale della cultura (UFC), per il quale la Confederazione si impegnerà affinché il lascito venga effettuato conformemente alle norme nazionali e internazionali. “Le direttive della Dichiarazione di Washington preconizzano di trovare soluzioni giuste ed eque per le opere d’arte confiscate dai nazisti”, ha precisato all’ats l’UFC.

Non è neppure ancora chiaro se la Germania darà il suo beneplacito al trasferimento della collezione Gurlitt a Berna. Il ministero della cultura bavarese ha fatto sapere che, come prevede la legge, intende valutare il valore delle opere in possesso di Gurlitt per il patrimonio culturale tedesco. Nella fattispecie potrebbe intervenire la legge sulla protezione dei beni culturali, che prevede un’autorizzazione ufficiale nel caso di un trasferimento all’estero.

Nel 1998 sotto la direzione degli Stati Uniti 44 paesi hanno siglato la Dichiarazione di Washington, in cui si impegnano a promuovere l’identificazione delle opere d’arte confiscate dal regime nazista e la ricerca di «una soluzione giusta ed equa» con gli eredi dei proprietari.

Queste regole, non vincolanti, sono state poco efficaci. Quindici anni dopo, malgrado la volontà politica manifestata in Germania, Austria, Olanda, Francia e in minor misura in Gran Bretagna, le ricerche sull’origine sono in generale avviate solo dopo la domanda di restituzione. Raramente le autorità e le istituzioni agiscono in maniera proattiva.

Spagna, Italia, Ungheria, Polonia e Russia continuano invece a mostrarsi particolarmente reticenti ad ogni forma di restituzione, nonostante abbiano firmato l’accordo.

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