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Il «re delle Alpi» agli onori dopo 100 anni

Il "re delle Alpi" evoca la saggezza, il coraggio e la tenacia Keystone

La più grande organizzazione ambientalista svizzera, Pro Natura, ha designato lo stambecco – che appare sul suo stemma – animale dell'anno per il 2006.

Esattamente 100 anni fa, lo stambecco fu reintrodotto in modo fraudolento in Svizzera da bracconieri italiani, con il beneplacito delle autorità elvetiche.

Dopo la lepre grigia nel 2004 e la lucertola agile nel 2005, ora tocca allo stambecco essere eletto animale dell’anno da Pro Natura.

L’organizzazione ambientalista, che da sempre utilizza questo animale come emblema, intende così commemorare quest’anno il centenario della reintroduzione della specie in Svizzera.

«Per me, lo stambecco evoca la saggezza, il coraggio e la tenacia», dice a swissinfo Paul Demierre, responsabile della sezione caccia e fauna del canton Friborgo, rendendo così omaggio al «re delle Alpi».

Prevenire invece che reintrodurre

Oggi, 14’000 stambecchi vivono di nuovo in libertà in Svizzera. Fin dalla fondazione, Pro Natura si è impegnata per proteggere questi animali selvatici: ha finanziato i guardacaccia incaricati di proteggere gli stambecchi e ha assicurato la prima reintroduzione nel Parco nazionale nei Grigioni, ricorda il comunicato emanato venerdì.

L’organizzazione ambientalista si è pure occupata della diffusione dell’animale su gran parte delle montagne svizzere, trasferendo in altre regioni capi provenienti da colonie sufficientemente sviluppate.

La reintroduzione dello stambecco, avvenuta «con un procedimento certamente discutibile», si è certamente rivelata un successo, ma – precisa Pro Natura – è sempre meglio prevenire la scomparsa di una specie, piuttosto che reintrodurla dopo.

Il sistema attuale di protezione delle specie si prefigge di salvaguardare a lungo termine gli habitat degli animali selvatici per impedire la loro scomparsa, come era stato purtroppo il caso dello stambecco.

Rubati in Italia

Gli stambecchi, molto diffusi nelle Alpi svizzere fino al Medio Evo, erano stati completamente sterminati all’inizio dell’800, ricorda Pro Natura nel comunicato.

A causa delle superstizioni popolari, erano diventati una preda molto ambita: la punta delle loro corna ridotta in polvere era utilizzata per combattere l’impotenza sessuale, il sangue era impiegato come rimedio contro i calcoli alla vescica e alcune parti dello stomaco erano reputate per curare la malinconia.

Dopo alcuni vani tentativi della Confederazione di acquistare stambecchi italiani, nel 1906 un bracconiere fu incaricato di prelevare illegalmente due giovani femmine e un maschio dal Gran Paradiso (Valle d’Aosta), il territorio di caccia personale del re d’Italia.

I giovani animali furono consegnati a giardini zoologici, dove servirono alla costituzione di una colonia. Dopo alcuni anni, nel 1911, i primi stambecchi vennero liberati nella regione dei Graue Hörner, nel canton San Gallo.

Il successo della reintroduzione

La caccia selettiva allo stambecco è stata nuovamente autorizzata – sotto stretta sorveglianza – a partire dal 1977. Gli effettivi erano infatti talmente cresciuti, da minacciare la flora montana protetta.

Ora però, la dinamica della popolazione di stambecchi sulle Alpi elvetiche ha praticamente invertito la sua tendenza: l’effettivo di alcune colonie è stagnante, a volte in regressione.

«Fattori come la consanguineità, le modificazioni climatiche e le malattie potrebbero svolgere un ruolo in questa evoluzione», osserva Demierre.

Per il rappresentante del canton Friborgo, l’essenziale è comunque il successo significativo della reintroduzione di un grande mammifero praticamente estinto. «La storia dello stambecco evidenzia che nulla è mai perso; un animale che è stato massacrato dall’uomo può essere reintrodotto con misure di protezione».

Lo stesso si può dire anche di altri mammiferi (camoscio, capriolo e cervo), praticamente scomparsi in Svizzera nel corso del 19esimo secolo, ma oggi nuovamente ben presenti.

swissinfo e agenzie

1809: l’ultimo stambecco è abbattuto in Svizzera, dove era presente da 18’000 anni.
Dal 1875: la Confederazione ha invano tentato di acquistare legalmente animali dall’Italia.
1906: alcuni bracconieri italiani introducono in Svizzera due femmine e un maschio provenienti dal Gran Paradiso, il territorio di caccia del re d’Italia.
1911: sono rilasciati i primi stambecchi.
Dal 1977: la caccia allo stambecco è di nuovo autorizzata, sebbene fortemente controllata.
Oggi sono gli animali selvaggi con le corna più numerosi di tutto l’arco alpino (14’000 esemplari).

Il 22 giugno 2006 sarà commemorato il centenario della decisione degli zoologi svizzeri di reintrodurre fraudolentemente lo stambecco dall’Italia, dopo il rifiuto di re Vittorio Emanuele di venderlo alla Svizzera.

La data sarà marcata da varie manifestazioni e eventi; tra questi, l’emissione di un francobollo speciale, la pubblicazione di un libro e lo svolgimento di un congresso internazionale organizzato dall’Ufficio federale dell’ambiente, Caccia Svizzera, Pro Natura, Club alpino svizzero e da ZooSchweiz.

La Confederazione offrirà simbolicamente 40 stambecchi all’Italia.

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