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I vescovi svizzeri chiedono l’esonero del parroco Sabo

Durante le sue prediche Franz Sabo non ha risparmiato la gerarchia cattolica Keystone

La Conferenza dei vescovi svizzeri sostiene il vescovo di Basilea nel conflitto che lo oppone al parroco Franz Sabo.

Mercoledì, il sinodo della Chiesa cattolica di Basilea Campagna aveva ordinato alla parrocchia di Röschenz di licenziare il curato ribelle. I parrocchiani però si oppongono.

“Una parrocchia non può proclamarsi cattolica se non rispetta la legislazione in vigore”: con queste parole il presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri, Monsignor Amedeo Grab, ha implicitamente chiesto giovedì ai parrocchiani di Röschenz, nel canton Basilea Campagna, di licenziare il loro curato ribelle Franz Sabo, salito agli onori della cronaca per i suoi attacchi alla gerarchia cattolica.

Monsignor Grab ha sottolineato in particolare l’importanza del funzionamento delle istituzioni ecclesiastiche ed ha espresso il sostegno al vescovo di Basilea Kurt Koch.

La chiesa cantonale esige pure il licenziamento

Monsignor Grab si è pure rammaricato per il fatto che da tre anni, ogni novità nel contenzioso che divide Franz Sabo e il suo vescovo sia portato sulla piazza pubblica.

Mercoledì, la chiesa cantonale di Basilea Campagna aveva già preso una decisione simile a quella della Conferenza dei vescovi.

Il sinodo della chiesa cattolica romana ha ordinato alla parrocchia di Röschenz di licenziare il curato, ha indicato il presidente Peter Zwick.

Dopo aver studiato diversi documenti e prese di posizione, il sinodo è giunto alla conclusione che continuare ad impiegare Sabo sarebbe contrario al diritto in vigore, ha affermato Zwick.

La parrochia solidale con Sabo

La vicenda accende gli animi ormai da anni. Nel marzo del 2005, Monsignor Koch aveva ritirato al prete la “missio canonica”, ritenendo compromesso il rapporto di fiducia, in particolare dopo gli attacchi mossi da Sabo alla gerarchia cattolica.

Da allora però in pratica nulla è cambiato. Sabo continua a tenere messa e a battezzare bambini come faceva prima, tra la soddisfazione dei suoi fedeli.

I parrochiani apprezzano infatti l’operato del sacerdote, lo hanno finora difeso a spada tratta e intendono continuare a farlo anche in futuro. La parrocchia ha già fatto sapere che contesta la decisione del sinodo e che intende fare ricorso al Tribunale cantonale.

swissinfo e agenzie

Il caso del parroco di Röschenz è una prima per la Chiesa cattolica svizzera.

Il vescovo Koch ha revocato a Franz Sabo la “missio canonica”, ma non può licenziarlo, poiché il datore di lavoro del prete è la parrocchia.

Questa direzione bicefala è una particolarità della chiesa svizzera. Nel resto del mondo, salvo alcune eccezioni, è il vescovo che paga il clero. In Svizzera, i preti sono pagati dai Consigli parrocchiali e cantonali, composti da laici, che si finanziano attraverso le imposte ecclesiastiche.

Questo modello è però in pericolo. Alcune parrocchie stimano che è di loro esclusiva competenza scegliere i curati, ciò che crea non pochi contrasti con la gerarchia cattolica.

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