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I verdi in Italia

Il sole che ride guida numerose città italiane (www.brown.edu) www.brown.edu/

Lontani dalla forza elettorale dei partiti ecologisti nei paesi del Nordeuropa, i verdi italiani sono tuttavia una presenza ormai radicata nella politica italiana.

La storia dei verdi italiani ha inizio il 16 novembre 1986 a Finale Ligure. Qui muove i primi passi la federazione che raggruppa, in un unico soggetto politico, tutte le Liste Verdi esistenti sul territorio nazionale.

I verdi si danno uno statuto comune, un regolamento e organi nazionali esecutivi. Il simbolo che viene adottato è il Sole che Ride, già presentato alle elezioni amministrative del 1985 in 8 regioni e mutuato direttamente dal Movimento antinucleare danese.

Non a caso, quelli sono gli anni del disastro di Cernobyl. Scatta la sirena d’allarme che riguarda la salute del nostro pianeta. Come reazione, crescono i movimenti verdi ed ecologisti in Europa. In Italia si impone il referendum contro il nucleare.

Primi deputati e nuove divisioni

Nel 1987, i verdi si presentano per la prima volta a una competizione politica nazionale, ottenendo il 2,6% dei voti ed eleggendo così 13 deputati e 1 senatore. Il primo capogruppo dei verdi alla Camera è Gianni Mattioli, leader delle battaglie antinucleari.

Dopo tre anni dalla fondazione, la Federazione dei verdi concorre alle elezioni europee, ottenendo il 3,8% ed eleggendo 3 eurodeputati. Questi ultimi adottano come simbolo l’Arcobaleno per l’Europa creando un movimento autonomo.

Nel 1990, arriva la svolta. All’assemblea generale, tenutasi a Castrocaro, avviene l’unificazione tra la Federazione delle Liste Verdi e i Verdi Arcobaleno. Il partito assume la forma ed i contenuti odierni. Nasce il periodico Notizie Verdi.

Coalizione con la sinistra

Nel ’94, con le elezioni viene introdotto per la prima volta in Italia, il sistema misto maggioritario – proporzionale. I verdi sono troppo deboli per correre da soli. Decidono di presentarsi nella coalizione di sinistra con i Progressisti, eleggendo 11 deputati e 7 senatori.

Dal 1996, i verdi, per quanto riguarda la quota maggioritaria, sono presenti nella coalizione di centro-sinistra dell’Ulivo. Posizione quest’ultima che continuano a mantenere. Nello stesso periodo, partecipano ad un governo nazionale con un ministro e quattro sottosegretari.

Rinnovati nel nuovo millennio

Luigi Manconi viene eletto nuovo portavoce. Quest’ultimo si dimette nel ’99, dopo il flop conseguito alle europee. Il partito capisce che è arrivato il tempo di rinnovarsi. All’assemblea viene istituito un Comitato promotore e Grazia Francescato (già portavoce del Wwf International e per lunghi anni presidente del Wwf Italia) ne assume la guida.

La Francescato non perde tempo e viene indicata come presidente della Federazione. Qui inizia a muovere passi importanti l’attuale presidente Alfonso Pecoraro Scanio che viene nominato nell’esecutivo insieme a Paolo Cento, Nicola Adamo, Fiorello Cortiana, Stefano Boco, Luciano Berarducci, Marco Lion.

Il percorso costituente, che si conclude alla fine del 2000, dà i suoi frutti. Nelle elezioni regionali del 16 aprile, i verdi, malgrado l’indebolimento del centro-sinistra, aumentano i loro consensi.

Attualmente, la Federazione nazionale conta circa 17’000 iscritti, distribuiti in oltre 800 sedi in tutta Italia. Quasi 600 sono gli eletti in comuni, province e regioni. Oltre ad un presidente di provincia a Napoli, il Sole che ride è alla guida di molte città italiane con 25 sindaci e vicesindaci.

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

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