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I servizi USA hanno ucciso Bin Laden

Osama bin Laden, l'uomo più ricercato al mondo, è stato ucciso in un blitz USA in Pakistan Reuters

Osama Bin Laden è morto: è stato ucciso ieri in un'operazione dei Servizi speciali statunitensi a una cinquantina di chilometri da Islamabad, la capitale del Pakistan. L'annuncio è stato dato a Washington dal presidente americano Barack Obama.

L’uomo più ricercato al mondo si trovava in un complesso residenziale protetto da mura alte e filo spinato. Nel blitz sono morte altre quattro persone, fra cui un figlio di bin Laden. Quest’ultimo è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco alla testa, hanno riferito fonti del Pentagono.

Gli altri tre morti sono due uomini che si presume fossero “messaggeri” del leader della rete del terrore, e una donna. Altre due donne sono rimaste ferite.

Le forze speciali che hanno effettuato l’operazione avevano provato più volte il piano di attacco, anche per evitare vittime tra civili innocenti. Fonti del Pentagono hanno detto che Osama bin Laden ha opposto resistenza armata quando le forze speciali americane sono entrate nel suo rifugio e nella sparatoria è stato ucciso. Secondo le stesse fonti, il corpo di bin Laden è stato prelevato dai militari americani giunti in elicottero sul luogo dell’operazione.

Osama bin Laden era considerato il capo storico di Al Qaida. Per l’Fbi era il mandante degli attentati dell’11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle di New York e contro il Pentagono a Washington ed era responsabile di alcuni degli attentati più sanguinosi compiuti contro cittadini americani.

Dopo averla inizialmente negata, bin Laden aveva rivendicato la responsabilità degli attentati dell’11 settembre. Il Dipartimento di Stato americano aveva messo una taglia di 50 milioni di dollari per la sua cattura “vivo o morto”.

Lunghi preparativi

In un inconsueto intervento in diretta televisiva a mezzanotte, Barack Obama ha detto che “giustizia è stata fatta”. L’eliminazione di bin Laden era una delle priorità della sua presidenza.

Il presidente degli Stati Uniti ha precisato che il raid è stato autorizzato venerdì mattina. L’ordine è stato preceduto da almeno cinque riunioni in marzo e in aprile, in cui Obama aveva discusso con i suoi collaboratori i dati di intelligence su Osama bin Laden. Barack Obama ha spiegato di avere incaricato dell’operazione il numero 1 della CIA, Leon Panetta, sin dall’inizio della presidenza.

Obama ha quindi riferito di un’operazione studiata minuziosamente dopo che, lo scorso agosto, i servizi gli avevano annunciato informazioni secondo cui bin Laden sarebbe stato localizzato in Pakistan.

La lotta continua

“Oggi, sotto la mia direzione, gli Stati Uniti hanno lanciato un’operazione mirata contro quel rifugio ad Abbottabad, in Pakistan. Una piccola squadra di americani ha portato a termine l’operazione con coraggio e capacità straordinarie. nessun americano è rimasto ferito. Hanno fatto attenzione a evitare vittime civili. E dopo un conflitto a fuoco hanno ucciso bin Laden e hanno preso in custodia il suo corpo”.

Il presidente USA ha comunque sottolineato che se la morte di Osama bin Laden è un risultato significativo, ciò “non segna la fine del nostro impegno. Non ci sono dubbi sul fatto che Al Qaida continuerà a proseguire attacchi contro di noi. Noi dobbiamo rimanere vigili in patria e fuori, e lo saremo”.

Obama ha quindi puntualizzato che,”nel fare questo, dobbiamo anche riaffermare anche che gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Islam e non lo saranno mai”. “Bin Laden non era un leader musulmano: era un assassino di massa di musulmani. Al Qaida ha davvero ucciso musulmani in molti paesi incluso il nostro. Per questo la sua sconfitta dovrebbe essere accolta con favore da tutti coloro che credono nella pace e nella dignità umana”.

Governo pachistano discreto

Il presidente USA ha assicurato che a portare a bin Laden e al suo rifugio è stata “la cooperazione del nostro antiterrorismo con il Pakistan”. Da parte del governo pachistano, tuttavia, finora è solo stato confermato il colloquio telefonico del presidente Asif Ali Zardari con Barack Obama poco prima del suo discorso televisivo, ma non c’è ancora stata alcuna reazione.

Nel paese asiatico c’è comunque stupore. “In molti si domandano cosa potesse farci là bin Laden”, ha commentato GEO Tv. La stessa emittente ha perfino riferito la smentita della notizia da parte del movimento talebano pachistano Tehrik-e- Taleban Pakistan (Ttp), il principale gruppo talebano considerato responsabile per le principali stragi terroristiche degli ultimi anni e legato ad al Qaida.

Le sue basi si trovano nelle regioni tribali del nord ovest, vicino al confine con l’Afghanistan, e in particolare nel distretto del Waziristan, teatro delle operazioni segrete compiute dalla Cia con aerei droni.

L’America in festa

Negli Stati Uniti, intanto, l’annuncio ha scatenato grandi festeggiamenti. In migliaia sono accorsi nei giardini di Lafayette Park, davanti alla Casa Bianca, urlando con foga tutta la loro gioia. Affollatissime anche le strade della capitale prese d’assalto soprattutto da giovani, tantissimi avvolti nella bandiera stelle e strisce, che hanno dato vita a una sorta di rito collettivo, molto più simile a festeggiamenti da stadio che a una vera e propria manifestazione politica.

Grande è l’emozione a New York, dove migliaia di persone si sono riversate a Ground Zero e nelle strade della Grande Mela. A quasi dieci anni dall’attacco alle Torri gemelle, i newyorkesi celebrano la morte del mandante del sanguinoso attentato, cantando l’inno nazionale e al grido di ‘Yes we can’.

A poco più di un anno dalle elezioni presidenziali del novembre 2012, Obama ha messo a segno un colpo magistrale, che secondo gli osservatori gli assicurerà nuovamente il posto alla Casa Bianca.

Convivere con i rischi anche in Svizzera

Commentando l’uccisione di Osama Bin Laden, la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey ha definito “una buona notizia” il fatto che al Qaida sia stata “decapitata”. “Osama Bin Laden e la sua organizzazione sono gli attori di un terrorismo cieco e brutale che ha fatto migliaia di morti”, afferma la ministra elvetica degli affari esteri, in una presa di posizione pubblicata oggi a Berna.

“La Svizzera condanna con forza il terrorismo e si rallegra delle azioni concrete miranti a porre fine alle strutture e alle azioni del terrorismo internazionale, dall’Asia al Maghreb passando per il Medio Oriente”, prosegue la consigliera federale, che si trova attualmente a Tunisi per un incontro di tre giorni con gli ambasciatori svizzeri nel Nordafrica e in Medio Oriente. “Il mio pensiero – conclude – va in questo momento alle vittime e alle loro famiglie”.

Dato l’accresciuto pericolo nei confronti dei bersagli americani, è stato dichiarato il livello d’allerta massimo anche su suolo elvetico. Il ministro svizzero della difesa Ueli Maurer ha puntualizzato che la morte di bin Laden, pur essendo un successo, non modifica di molto la situazione in Svizzera. A causa delle rivolte in Medio Oriente e Nord Africa, sostiene il consigliere federale, nei prossimi mesi e anni ci sarà un graduale aumento del pericolo di attentati.

Da parte sua, il capo del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) Markus Seiler ha avvertito che, nonostante la morte di bin Laden, la Svizzera deve convivere con il pericolo di potenziali singoli attentati. Le conseguenze a lungo termine sono difficili da prevedere, ha osservato Seiler, che per pura coincidenza proprio oggi presentava il rapporto annuale 2010 del SIC.

Secondo il documento, la Svizzera è stata menzionata dai terroristi in modo indiretto a causa della votazione popolare sul divieto di costruzione dei minareti. L’argomento è stato dibattuto dagli estremisti assieme ai divieti di indossare il burqa e alle caricature di Maometto.

Ciò che resta del cuore di Al Qaida è attivo soprattutto in Pakistan e collabora con organizzazioni locali. Questa cooperazione ha creato una sorta di rete che sopperisce parzialmente alla perdita di singoli individui. Non è ancora chiaro se la nomina di un successore di bin Laden sarebbe in grado di mantenere unito il nucleo di Al Qaida.

Gruppi indipendenti diventano sempre più forti, ha detto Seiler. Queste organizzazioni sono attive soprattutto in Nord Africa e Medio Oriente, come ha dimostrato il tragico attentato della settimana scorsa Marrakech (Marocco) in cui sono morti due giovani residenti in Ticino.

Stando al rapporto, il nucleo di Al Qaida ha ancora un ruolo dominante nell’ambito della propaganda, diffondendo a livello mondiale l’ideologia della Jihad. Anche in questo campo aumenta comunque l’attività di altri gruppi, come “Al Qaida nella Penisola araba”.

Nato a Riad il 10 marzo 1957, Osama bin Laden era figlio di un yemenita, Muhammad bin Awad bin Laden, e di una siriana, Hamida al Attas, sua decima moglie. È stato il 17° di 52 tra fratelli e fratellastri. Suo padre, un ricco costruttore, era in stretti rapporti con la famiglia reale saudita. Osama bin Laden, però, non è stato cresciuto dal padre (che ha divorziato dalla moglie subito dopo la sua nascita), ma dalla madre, risposatasi con il saudita Muhammad al-Attas, con il quale ha avuto altri tre figli e una figlia.

Era laureato in economia presso l’università di Gedda, dove conseguì anche un diploma in ingegneria civile. Stando alla CNN, Bin laden ha avuto quattro mogli e ha messo al mondo 25 o 26 figli.

Nel 1979, si avvicinò ai Mujahidin afghani, allora in guerra contro il loro governo appoggiato dall’Unione sovietica. In seguito a quella esperienza, Osama Bin laden ebbe modo di organizzare il Mak (Maktab al-Khidamat), un movimento che aveva l’obiettivo di convogliare risorse, armi e combattenti a sostegno dei ribelli afghani.

Quando Osama lasciò il Mak, si avvicinò quattro anni dopo alla appena nata organizzazione terroristica di Al Qaida. E in patria, in Arabia Saudita, venne osannato come un eroe. Ma lui lasciò presto il Paese per trasferirsi in Sudan. Lì cominciò una più organizzata ed efficace attività terroristica, ampliando via via il suo raggio d’azione, fino a dare ad Al Qaida i contorni di un’organizzazione internazionale, con attività e radicamenti nel mondo intero, dall’Africa, all’Europa, agli Stati Uniti. Senza parlare dell’Asia, naturalmente.

Il 23 febbraio del 1988, insieme ad altri quattro firmatari, tra cui l’emiro Ayman al-Zawahiri, Bin Laden firmò la prima ‘fatwa, un proclama religioso in cui si sosteneva che “uccidere gli americani e i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in ogni Paese ove sia possibile”. In nome dell’Islam.

Il primo presidente americano ad agire direttamente contro di lui fu Bill Clinton, che ordinò il congelamento dei suoi beni. Sulla testa di Bin Laden venne posta dal governo USA una taglia di 25 milioni di dollari.

Tre anni dopo, ecco l’11 settembre 2001. Attentati nei quali Bin Laden fece sapere in un primo tempo di non essere coinvolto. Ammise un suo diretto coinvolgimento solo il 29 ottobre 2004, con un video trasmesso dall’emittente del Qatar, Al Jazira, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali americane che avrebbero confermato George W. Bush, nel suo secondo mandato alla Casa Bianca.

L’ultima localizzazione di Bin Laden su cui l’intelligence abbia potuto produrre prove risale addirittura a dieci anni fa, dopo l’11 settembre. Bin Laden in quel periodo era certamente a Kandahar, in Afghanistan. Poi, seppur tra segnalazioni contraddittorie, di Bin Laden si erano perse le tracce. La CIA ha sempre ritenuto che il capo di Al Qaida si nascondesse tra l’Afghanistan e il Pakistan, in particolare nella zona montuosa di Tora Bora.

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